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  • Martedì 30 luglio 2024

L’ambiziosa e impossibile riforma della Corte Suprema proposta da Biden

Il presidente americano vuole limitare a 18 anni il mandato dei giudici e abolire la parziale immunità appena accordata a Trump: ma non ha la maggioranza al Congresso

Joe Biden parla alla Lyndon B. Johnson Presidential Library and Museum il 29 luglio 2024
Joe Biden parla alla Lyndon B. Johnson Presidential Library and Museum il 29 luglio 2024 (AP Photo/Eric Gay)
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Lunedì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato un’ampia riforma della Corte Suprema americana che prevede di limitare il mandato dei giudici a 18 anni (attualmente è a vita), di stabilire un codice etico per il loro comportamento pubblico e di annullare una recente decisione della Corte che fornisce al presidente immunità giudiziaria per gli atti compiuti nello svolgimento delle sue funzioni.

Questa riforma (che più che altro è una serie di misure separate presentate in un’unica soluzione) non ha davvero possibilità di essere approvata: al Congresso la Camera è controllata dai Repubblicani, che si sono già detti contrari alle misure proposte da Biden, e il Senato è diviso tra i due partiti. Nonostante questo, il sostegno del presidente a una riforma della Corte Suprema si inserisce in un ampio dibattito cominciato dopo che nel 2022 l’attuale Corte, in cui sei giudici su nove sono stati nominati da presidenti Repubblicani, eliminò il diritto federale all’aborto: da quel momento l’aborto è diventato un tema di campagna elettorale, e buona parte del movimento progressista americano ha cominciato a chiedere di riformare la Corte, fino a ottenere il sostegno di Biden.

Biden ha annunciato il suo sostegno alla riforma della Corte Suprema durante un discorso alla Lyndon B. Johnson Presidential Library and Museum, la biblioteca presidenziale che conserva i documenti del presidente Lyndon Johnson. Il discorso avrebbe dovuto essere sull’anniversario dei 60 anni del Civil Rights Act, la legge che garantì fondamentali diritti civili per gli afroamericani, ma Biden ha approfittato dell’occasione per annunciare il suo sostegno alla riforma. Ha anche scritto un articolo d’opinione sul Washington Post per rafforzare le sue posizioni.

Attiviste e attivisti per l'aborto protestano davanti alla Corte Suprema nel giugno 2024

Attiviste e attivisti per l’aborto protestano davanti alla Corte Suprema nel giugno 2024 (AP Photo/Alex Brandon)

La misura più notevole riguarda la riduzione a 18 anni del mandato dei giudici della Corte, che attualmente sono nominati a vita. La nomina a vita ha fatto sì che negli ultimi anni i presidenti abbiano cercato di nominare giudici sempre più giovani, per rafforzare nel tempo la maggioranza conservatrice o progressista della Corte. Donald Trump per esempio nominò nel 2018 Brett Kavanaugh, che ha 59 anni, e nel 2020 Amy Coney Barrett, che ne ha 52: entrambi potrebbero avere ancora davanti decine di anni di servizio.

Biden ha dato il suo sostegno a una proposta di riforma che prevede un massimo di 18 anni di mandato perché, come ha scritto il presidente stesso sul Washington Post, «gli Stati Uniti sono l’unica grande democrazia costituzionale che dà mandati a vita ai propri giudici supremi». In Italia, per esempio, i giudici della Corte Costituzionale hanno un mandato di nove anni, anche se i due organi, quello italiano e quello statunitense, hanno funzioni parzialmente differenti.

La proposta prevede che i giudici abbandonino l’incarico dopo 18 anni e, a regime, che ciascun presidente nomini un nuovo giudice della Corte Suprema ogni due anni. Il sistema funzionerebbe che ogni due anni un nuovo giudice viene nominato mentre uno si ritira per scadenza del mandato. Questo garantirebbe ricambio e pluralismo, secondo i sostenitori della riforma.

Biden tuttavia non ha chiarito due elementi importanti: anzitutto come avverrebbe la transizione tra l’attuale regime di mandati a vita e il nuovo, e in secondo luogo cosa succederebbe ai giudici attualmente nella Corte. Se il limite di mandato fosse applicato retroattivamente, tre giudici conservatori (Clarence Thomas, nominato nel 1991, Samuel Alito e John Roberts, nominati nel 2005) avrebbero superato i 18 anni di servizio. Biden non ha chiarito questo punto, e non ha specificato a chi toccherebbe nominare i tre eventuali rimpiazzi. Secondo alcuni esperti la questione potrebbe anche generare seri dubbi di costituzionalità.

Biden ha poi chiesto al Congresso di approvare una nuova legge costituzionale che «renda chiaro che nessun presidente è al di sopra della legge o immune dalle azioni giudiziarie per i crimini commessi nell’esercizio delle sue funzioni». Questa è una risposta diretta a una recente sentenza della Corte che, su istanza di Donald Trump, aveva dato all’ex presidente parziale immunità per gli atti commessi durante il suo mandato.

La Corte Suprema americana fotografata da dietro a una transenna

La Corte Suprema americana fotografata da dietro a una transenna (AP Photo/Jacquelyn Martin)

Infine Biden ha chiesto al Congresso di approvare un nuovo codice di condotta vincolante per i giudici della Corte, dopo alcuni scandali che hanno riguardato i suoi membri conservatori: il giudice Clarence Thomas è stato accusato di aver ricevuto regali estremamente costosi da ricchi imprenditori americani interessati alle sentenze della Corte, e ci sono state polemiche perché sua moglie, Ginni, è un’energica attivista trumpiana. Il giudice Samuel Alito, invece, avrebbe esposto nel cortile di una casa di sua proprietà simboli usati dai sostenitori di Donald Trump.

Il codice di condotta obbligherebbe i giudici a rendere pubblici i regali che ricevono, ad astenersi dall’attivismo politico e ad astenersi dai giudizi quando siano in corso conflitti d’interessi.

Tutte e tre le norme (il limite di 18 anni, la norma sull’immunità e il codice di condotta) richiederebbero l’approvazione del Congresso, cosa che al momento sembra impossibile. Lo speaker della Camera, il Repubblicano Mike Johnson, ha scritto sui social media che le proposte di Biden sono «morte in partenza». La vicepresidente Kamala Harris, candidata in pectore del Partito Democratico alla presidenza, ha detto di sostenere le proposte del presidente.