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  • Martedì 30 luglio 2024

C’è un motivo se a queste Olimpiadi il surf si fa a oltre 15mila chilometri da Parigi

Le onde di Teahupo'o, a Tahiti, sono fra le più spettacolari e difficili al mondo: stanno favorendo una grande competizione, e bellissime foto

Come è Teahupo'o 
(Ben Thouard/Pool via REUTERS)
Come è Teahupo'o (Ben Thouard/Pool via REUTERS)
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Il surf è probabilmente lo sport delle Olimpiadi di Parigi 2024 che produce le foto e le immagini più spettacolari. È anche quello che si disputa più lontano dalla capitale francese, a oltre 15mila chilometri, nonché la sede olimpica più distante di sempre dalla città ospitante. Le gare di surf si tengono infatti di fronte a Teahupo’o, piccola cittadina sulla costa sud-occidentale di Tahiti, l’isola in cui vive la maggior parte dei circa 280mila abitanti della Polinesia francese.

Non era l’unica soluzione possibile: la Francia continentale ha parecchi luoghi sulla costa atlantica piuttosto famosi per il surf, a partire da Biarritz, sulla costa basca. La scelta di Tahiti è stata in parte politica, con la volontà di coinvolgere nei Giochi una cosiddetta collettività francese d’oltremare, ma in parte anche molto sportiva: le onde di Teahupo’o sono fra le più note al mondo e in questa stagione la possibilità di avere condizioni per surf di alto livello è decisamente superiore rispetto alla costa francese. La particolare conformazione dei fondali, che raggiungono grandi profondità a una distanza relativamente bassa dalla costa, e la presenza della barriera corallina favoriscono – semplificando molto – la regolarità e la prevedibilità delle onde, che assumono grandi dimensioni e spesso costituiscono il cosiddetto “tubo”.

Nonostante qualche problema di condizioni meteorologiche che ha interrotto il programma di lunedì e rinviato quello di martedì, la scelta si sta rivelando decisamente azzeccata: i 24 surfisti e le 24 surfiste provenienti da 20 paesi si sono confrontati fin qui con onde spettacolari che difficilmente ci sarebbero state altrove, e la competizione è di un livello molto più alto rispetto a Tokyo 2021, quando il surf fu inserito tra gli sport olimpici per la prima volta.

La Polinesia francese ha una rilevante autonomia dalla Francia, maggiore rispetto a territori come La Réunion o Guadalupa, che sono di fatto assimilati ai dipartimenti francesi, ma soprattutto a livello culturale ed economico continua a dipendere molto dalla Francia. È composta da circa 130 isole, di cui una settantina sono abitate. Teahupo’o ospita abitualmente la “Pro Tahiti world championship” di surf e sarà una tappa del circuito mondiale dopo i Giochi. Le onde sono considerate fra le più difficili e potenzialmente pericolose al mondo: possono arrivare fino a 6 metri di altezza, soprattutto durante l’inverno tahitiano, che va da aprile a ottobre.

Le competizioni si svolgono a circa 800 metri dalla spiaggia, su una barriera corallina poco profonda: gli atleti devono arrivare nel luogo delle competizioni con barche e moto d’acqua, giudici e allenatori sono collocati in una piccola torretta costruita appositamente, che era stata oggetto di polemiche e proteste. Il pubblico guarda le gare in televisione, non sono previsti spalti o tribune per osservarle dal vivo (anche per la distanza dalla costa). Per ospitare atleti e addetti ai lavori sono state costruite delle piccole casette in stile polinesiano che verranno smantellate dopo i Giochi e ricostruite altrove per diventare abitazioni di edilizia sociale.

L’ambientazione è probabilmente la ragione principale del successo del torneo olimpico di surf, ma anche la formula si sta rivelando di facile comprensione anche per chi non ha mai seguito lo sport, e in grado di generare sfide aperte e combattute. Sono infatti previsti “uno contro uno” fra i surfisti e le surfiste, e dopo una fase preliminare “a girone” sono in programma scontri diretti a eliminazione con quarti di finale, semifinali e finale. Gli atleti usano una shortboard, ossia una tavola piccola, leggera e maneggevole, e i cinque giudici valutano le loro prestazioni in base alla varietà, al tipo e alla difficoltà dei trick (le acrobazie) ma anche alla velocità, alla potenza e alla fluidità dell’azione.

Al momento il principale problema nel seguire le gare di surf dall’Europa è dato dall’orario notturno e da un calendario in continua evoluzione, come prevedibile per uno sport che dipende molto dalle condizioni meteorologiche e delle onde. È possibile che per le fasi finali verranno scelti orari più compatibili per essere visti dall’Europa: sarebbe dovuto essere così già per le gare di martedì rinviate.