Il Superman a cui si ispirano tutti gli altri Superman

Anche più che ai fumetti della DC Comics, quello che sappiamo del supereroe più famoso di tutti lo dobbiamo ai corti animati dei fratelli Max e Dave Fleischer

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Molto di quello che tutti sanno riguardo Superman non è stato inventato dai fumetti, ma da una serie di cortometraggi animati realizzati tra il 1941 e il 1942 dai fratelli Max e Dave Fleischer (uno produttore, l’altro animatore), intitolata semplicemente Superman. In un’epoca in cui la televisione non era diffusa, questi cortometraggi autoconclusivi di dieci minuti l’uno venivano distribuiti nei cinema come intrattenimento tra uno spettacolo e l’altro, al pari dei cinegiornali o di altri corti animati. Nove furono realizzati dai Fleischer e altri otto da una nuova proprietà, poiché proprio nel 1942, sommersi dai debiti, i fratelli dovettero vendere la loro società alla Paramount. Il Superman e le storie create dai Fleischer sono state per decenni, e per certi versi sono ancora, ciò a cui la maggior parte delle persone pensa quando pensa a Superman.

Il primo fumetto in cui compariva Superman era stato pubblicato solo tre anni prima, nel 1938; benché diventato famoso in fretta, era ancora una novità e non tutto di lui era stato messo a punto. Ai Fleischer, al cui studio fu dato l’incarico di creare questi corti, venne quindi concessa una certa libertà nell’interpretare le storie, nel creare personaggi secondari e nel modificare Superman. Alcune di queste modifiche furono poi integrate nei fumetti. La più famosa è il fatto che Superman possa volare. In precedenza poteva fare dei salti molto lunghi, e questo si vede ancora in alcuni dei primi nove corti. I Fleischer ritennero però che animare qualcuno che vola fosse non solo più semplice e veloce, ma anche molto più in tono con il personaggio. Altre modifiche furono l’introduzione del personaggio di Jimmy Olsen e la frase caratteristica che apriva ogni episodio, poi diventata nota: «È un uccello? È un aeroplano? È Superman!» e ancora «Più veloce di una pallottola, più potente di una locomotiva!».

Più in generale, l’approccio al personaggio, le storie e il look art déco che venne dato ai corti, assieme a uno standard di animazione elevato, hanno reso nel tempo questi cortometraggi un punto di riferimento per qualsiasi adattamento di personaggi della DC Comics (la casa di fumetti cui appartiene Superman) ma anche per altri animatori. Hayao Miyazaki, il più venerato, amato e imitato animatore e regista di cartoni giapponesi (La città incantata, La principessa Mononoke), ha spesso raccontato come anche lui li consideri un riferimento e si sia ispirato ai mostri meccanici del secondo cortometraggio per i robot del suo film Laputa – Il castello nel cielo. Qualsiasi altro adattamento delle avventure di Superman, sia animato che dal vivo, in qualche maniera ha preso qualcosa da questi corti, per i movimenti, per le pose, per i toni o anche solo per il senso dell’avventura.

I Fleischer erano stati pionieri dell’animazione. Già all’epoca del muto avevano iniziato a produrre cartoni e avevano inventato una tecnica poi molto utilizzata da tutti (incluso il loro rivale Walt Disney), chiamata rotoscopio. A differenza di come si faceva e si fa solitamente, questa tecnica prevede di riprendere una persona mentre compie le azioni o i gesti che saranno poi dei personaggi animati, proiettare fotogramma per fotogramma quel filmato e disegnare ricalcando i movimenti degli attori. Questo fa sì che l’animazione abbia esattamente gli stessi movimenti delle vere persone e sia quindi estremamente fluida e realistica. Era una delle molte invenzioni dei due (un’altra era un sistema per usare modellini e scenari reali come sfondi in cui far muovere i personaggi disegnati), che avevano poi avuto un grande successo anche con cartoni disegnati tradizionalmente come Betty Boop, Braccio di Ferro e Koko il clown. Prima della seconda guerra mondiale, la loro popolarità era pari a quella delle creazioni di Disney.

Quando Walt Disney decise di cominciare a fare lungometraggi animati, con Biancaneve e i sette nani, i Fleischer dovettero seguirlo per non essere tagliati fuori dal mercato, accumulando debiti con due film, Hoppity va in città e I viaggi di Gulliver, di buon successo ma realizzati sotto un contratto con la Paramount che li penalizzava. La produzione animata è estremamente costosa anche oggi, all’epoca lo era ancora di più e i livelli qualitativi dei Fleischer erano altissimi, molto superiori a quelli della Disney. Mettere in produzione sia i lungometraggi che poi questi corti di Superman dal costo molto elevato indebitò lo studio. Parallelamente anche la Disney, anch’essa in difficoltà dopo un paio di flop, resistette fino al 1950, quando puntò tutto quel che aveva su Cenerentola (un successo come raramente capita) e usò i proventi di quel film per aprire il parco di divertimenti Disneyland, che con i suoi incassi avrebbe mantenuto la costosa produzione animata dello studio.

I primi nove corti della serie di Superman sono ancora oggi considerati inarrivabili per perfezione. Hanno quasi tutti delle trame avventurose con toni di fantascienza (i cattivi sono scienziati pazzi, mostri rimasti nel ghiaccio, meteoriti dallo spazio…) e un profondo senso dell’azione. L’idea dei Fleischer, infatti, era stata di ricorrere al rotoscopio per questi corti per mantenere un legame con le leggi della fisica, per rendere ancora più impressionante i momenti in cui Superman le viola. Il realismo delle colluttazioni, degli stacchi in volo, dei colpi che riceve e anche delle pose plastiche che assume sono la parte più innovativa e destinata a influenzare il resto della produzione animata.

Anche dal punto di vista del racconto, però, le storie erano originali. Ogni corto ha una scansione narrativa rigida e scorrevole che prevede sempre lo stesso schema: Lois Lane scrive un articolo sulla minaccia di turno, poi per farne un altro va sul campo mettendosi nei guai, Clark Kent la segue e, constatato il pericolo e dopo aver detto ogni volta la frase: «Questo è un lavoro per Superman», la salva in modi rocamboleschi. Nella scena finale Clark Kent commenta gli eventi con Lois e ammicca al fatto che lui non c’era nel momento del pericolo. Si capisce quindi che Lois Lane è molto importante e, nonostante sia una donna che esiste per mettersi nei guai, essere catturata e poi salvata da Superman, è un personaggio estremamente autonomo: è determinata, vuole fare carriera, fa di tutto per un articolo, se serve spara e smaschera da sola i cattivi (che poi la catturano).

Essendo prodotti del loro tempo, queste storie rispecchiano anche la mentalità degli anni in cui sono stati concepiti, e in una puntata il cattivo è uno scienziato nativo americano che, con un’arma di distruzione di massa, mira a radere al suolo Manhattan per riconquistarla, in quanto terra indiana sottratta dall’uomo bianco. Nel finale, dopo che è stato battuto, Lois e Clark guardano i grattacieli della città e si beano di quanto sia bella così.

Bruce Timm, autore della nota serie tv animata dedicata a Batman degli anni ’90 (e poi di una meno nota dedicata a Superman), ha spesso spiegato come consideri quei corti un apice irraggiungibile e come abbia copiato gli sfondi e il design art déco. Frank Miller, uno dei più grandi innovatori del fumetto americano, ha raccontato che per Il ritorno del cavaliere oscuro guardò molto quei corti.

Successivamente ai primi nove corti, altri otto furono prodotti sotto la proprietà della Paramount, che cambiò nome allo studio in Famous Studios (anche perché nessuno dei due fratelli ci lavorava più). Il livello qualitativo dell’animazione rimase lo stesso, ma le storie erano molto meno interessanti e soprattutto molto più di propaganda. Gli Stati Uniti a quel punto erano in guerra e tutta l’industria dell’intrattenimento (Disney inclusa) era stata reclutata per spingere l’acquisto di titoli di Stato per finanziare lo sforzo bellico. In quelle seconde otto avventure Superman combatte contro i giapponesi, ferma le spie, va in Africa a scontrarsi con le popolazioni locali e abbatte navi naziste. Nella coda di un episodio si vede Hitler ascoltare alla radio dei trionfi di Superman sulle sue flotte e spegnere in preda alla rabbia.

Una fortuna di questi corti è che, per un errore della DC Comics che non rinnovò il copyright, a un certo punto sono finiti nel dominio pubblico e questo ha facilitato la loro circolazione. Ma ha anche impedito che ci fosse un controllo sulla qualità. Solo recentemente la famiglia Fleischer insieme alla Warner, che ha la proprietà dei negativi, ha lavorato a un restauro dei nove corti realizzati da Max e Dave Fleischer. Ora si possono trovare in DVD e in Blu-ray in qualità 4K, nel giusto formato (1.37:1) e con i colori che avevano quando furono proiettati la prima volta.