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  • Lunedì 29 luglio 2024

Cosa dobbiamo aspettarci dalla crisi tra Israele e Hezbollah

Qualcuno parla di una nuova guerra aperta, ma sembra assai prematuro: certamente l'attacco di sabato a Majdal Shams ha cambiato un po' di cose

Migliaia di persone hanno partecipato domenica al funerale dei bambini e ragazzini uccisi a Majdal Shams
Migliaia di persone hanno partecipato domenica al funerale dei bambini e ragazzini uccisi a Majdal Shams (AP Photo/Leo Correa)
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Il governo di Israele sta valutando da domenica la risposta militare da dare a Hezbollah, il gruppo paramilitare e politico libanese, dopo che un razzo ha ucciso 12 bambini e ragazzini in un campo da calcio a Majdal Shams, una cittadina sulle alture del Golan, territorio conteso ma controllato da decenni da Israele, nel nord-est del paese.

Vista la portata dell’attacco di Majdal Shams (il peggiore subìto da Israele dal 7 ottobre, quando circa 1.200 persone furono uccise da Hamas), è possibile che Israele stia pianificando una risposta militare intensa, che potrebbe provocare ritorsioni ulteriori: è da nove mesi, dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, che l’esercito israeliano ed Hezbollah si scambiano attacchi con missili, razzi e droni al confine tra Libano e Israele, in una condizione di tensione sempre più forte. Domenica il governo israeliano ha dato al primo ministro Benjamin Netanyahu l’autorizzazione per decidere «le modalità e i tempi della risposta» a Hezbollah. Sabato Netanyahu aveva detto che Hezbollah avrebbe «pagato a caro prezzo quest’attacco, come non ha fatto finora».

Il rischio principale è che queste ritorsioni possano provocare l’inizio di una guerra aperta tra Israele e Hezbollah, possibilità per ora comunque abbastanza remota. Tutti i principali governi e gruppi coinvolti (quello israeliano, la leadership di Hezbollah, il governo iraniano, che sostiene e finanzia il gruppo libanese) fanno sapere da mesi che non hanno intenzione di iniziare una guerra aperta, anche se dicono di essere pronti a farlo se saranno costretti.

L’attacco di Majdal Shams, una cittadina di circa 11 mila abitanti abitata prevalentemente da membri della comunità drusa, è stato compiuto sabato ai margini di un campo da calcio, mentre decine di bambini e ragazzini giocavano e guardavano le partite. Sono morti in dodici, tra i 10 e i 16 anni. Hezbollah, che lancia contro il sud di Israele decine di razzi al giorno, a cui Israele risponde con altri attacchi, dopo che si è saputa la portata della strage ha negato di aver lanciato il razzo contro Majdal Shams: è la prima volta dall’inizio della guerra a Gaza che Hezbollah smentisce il lancio di un razzo nel nord di Israele.

È probabile tuttavia che il razzo che ha colpito il campo da calcio sia stato lanciato proprio da Hezbollah, che sabato aveva lanciato altri 30 razzi e aveva rivendicato un attacco in quell’area contro una caserma dell’esercito israeliano. L’ipotesi che sembra più probabile è che un missile lanciato contro la caserma sia finito per errore su Majdal Shams.

Una bibicletta carbonizzata non lontano dal luogo in cui è caduto il razzo a Majdal Shams

Una bicicletta carbonizzata non lontano dal luogo in cui è caduto il razzo a Majdal Shams (AP Photo/Leo Correa)

Non è ancora chiaro quale potrebbe essere la risposta di Israele, che da domenica ha iniziato a bombardare il sud del Libano con un’intensità superiore al solito. Tra le opzioni principali, potrebbe esserci un attacco contro un importante obiettivo militare di Hezbollah, oppure contro una infrastruttura civile libanese.

Da due giorni i diplomatici di Stati Uniti, Europa e dei paesi della regione stanno cercando di ridurre il rischio di possibili ritorsioni e di moderare le risposte militari delle due parti. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto: «Non vogliamo che questo conflitto si espanda», ed è intervenuto anche il presidente francese Emmanuel Macron.

Hezbollah aveva iniziato ad attaccare il nord di Israele come risposta agli intensi bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza, con l’intento di mostrarsi vicino alla causa palestinese. Allo stesso tempo il gruppo libanese ha sempre cercato di non andare troppo oltre, cioè non compiere attacchi tanto violenti da far iniziare una guerra aperta con Israele.

Dall’inizio della guerra a Gaza, Hezbollah ha lanciato più di 6.000 razzi e 300 droni contro Israele, che prima di sabato avevano ucciso circa 20 israeliani (in maggioranza soldati). Israele ha risposto con duri attacchi in territorio libanese, che hanno ucciso circa 350 miliziani di Hezbollah e più di 100 civili. Gli attacchi hanno inoltre costretto circa 80 mila persone che vivono nel nord di Israele a lasciare le proprie case, e lo stesso ha fatto un numero simile di persone che vivevano nel sud del Libano.

Benché sia al momento poco probabile, una eventuale guerra aperta tra Israele ed Hezbollah sarebbe diversa da ciò che abbiamo visto finora nella Striscia di Gaza. Mentre dal punto di vista militare Hamas è di fatto una milizia che opera soprattutto tramite la guerriglia, le forze militari di Hezbollah sono molto più simili a quelle di un esercito.

Dal 2006 Hezbollah ha accumulato un gran numero di razzi e missili, stimati fra i 120 e i 200 mila, e ha aggiunto al suo arsenale piccoli carri armati, droni kamikaze che la contraerea israeliana fatica a intercettare, sistemi antimissile e anche alcune centinaia di missili balistici, guidabili a distanza e capaci di colpire con precisione strutture militari e civili in zone anche molto lontane dal confine. Si stima inoltre che Hezbollah disponga di 30-40 mila soldati addestrati, parte dei quali veterani delle guerre civili in Siria, quindi con molta esperienza di guerra.

Il rischio è poi che una guerra aperta arrivi a coinvolgere anche l’Iran, sostenitore di Hezbollah, sia altri paesi alleati, come la Siria o lo Yemen governato dagli Houthi.

Il funerale dei bambini e ragazzini uccisi a Majdal Shams

Il funerale dei bambini e ragazzini uccisi a Majdal Shams (AP Photo/Leo Correa)

Majdal Shams, il luogo dove è avvenuto l’attacco di sabato, è una delle quattro cittadine druse sulle alture del Golan, un territorio che Israele conquistò militarmente dalla Siria nel 1967 e che annesse unilateralmente nel 1981, anche se il grosso della comunità internazionale continua a ritenerlo territorio siriano occupato.

I drusi sono una popolazione araba che professa una corrente dell’islam sciita, la quale accoglie anche elementi dell’ebraismo, dell’induismo e del cristianesimo. Vivono tra Libano, Israele e Siria, e sono piuttosto integrati nelle rispettive società: i drusi israeliani, per esempio, sono cittadini a pieno titolo, hanno rappresentanza politica e partecipano alla leva militare. Discorso leggermente diverso è quello dei drusi che vivono nelle alture del Golan, come quelli di Majdal Shams. I drusi della regione, soprattutto i più anziani, mantengono una connessione con la Siria, mentre i più giovani si sentono israeliani e molti di loro hanno preso la cittadinanza.