Amazon non ha ancora trovato il modo di fare soldi con Alexa

Nonostante i dispositivi con assistente vocale siano ormai in milioni di case, l'azienda non riesce a monetizzare e continua a perdere miliardi di dollari all'anno

(AP Photo/Jeff Chiu, File)
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Sono passati dieci anni da quando è stata introdotta sul mercato Alexa, l’assistente vocale di Amazon su cui si basa il funzionamento di vari dispositivi venduti dall’azienda: i più conosciuti sono quelli della linea Echo, gli altoparlanti in grado di ascoltare e rispondere alle richieste degli utenti. Alexa ha avuto un enorme successo commerciale, è ormai in milioni di case ed è stata forse una delle innovazioni più all’avanguardia dell’azienda. Ciononostante, dal punto di vista economico è un progetto ancora in forte perdita per Amazon, a dispetto delle molte risorse e attenzioni che Amazon stessa ci ha investito negli anni scorsi.

È un problema in realtà noto da tempo, ma di recente il Wall Street Journal ha intervistato diversi lavoratori ed ex lavoratori dell’azienda con forti dubbi sulla sostenibilità a lungo termine di Alexa. Il modello di business su cui si basano gli assistenti vocali punta tutto sull’attivazione di vendite al momento dell’uso dei dispositivi: Amazon non punta cioè a guadagnare dalla vendita dei prodotti Echo, che anzi hanno prezzi piuttosto bassi, ma da tutti gli acquisti che i clienti faranno attraverso il servizio Alexa. L’idea era che gli utenti avrebbero usato Alexa per fare sempre più ordini su Amazon, dai prodotti di consumo alla spesa: i profitti sarebbero arrivati da lì, alla fine. È lo stesso modello alla base di praticamente tutti i dispositivi di Amazon, dall’e-reader Kindle al Fire TV Stick, la pennetta da collegare alla televisione per accedere ai contenuti in streaming.

Per quanto riguarda Echo nella maggior parte dei casi gli utenti chiedono ancora cose molto semplici, come riprodurre musica, impostare timer o informazioni sul meteo. Questo tipo di interazioni elementari non può essere monetizzato da Amazon, oppure può esserlo solo in minima parte. Altri servizi che sarebbero più profittevoli, come ordinare il cibo d’asporto online o fare la spesa sul sito di Amazon, non sono entrati nelle abitudini dei clienti per via di una certa diffidenza nei confronti degli assistenti vocali, specie per quanto riguarda i compiti più complessi.

Secondo i documenti visionati dal Wall Street Journal tra il 2017 e il 2021 la divisione dei dispositivi di Amazon avrebbe perso complessivamente 25 miliardi di dollari. Nel solo 2022, secondo alcuni documenti citati da Business Insider, la perdita sarebbe ammontata a 10 miliardi di dollari.

Un ex dirigente dell’azienda ha detto al Wall Street Journal che al momento del lancio dei prodotti legati ad Alexa non sono state date tempistiche per iniziare a ottenere profitti: «Dovevamo portare il sistema nelle case delle persone e avremmo vinto. Dovevamo innovare, e solo dopo capire come guadagnare soldi», anche perché il fondatore ed ex amministratore delegato di Amazon, Jeff Bezos, aveva particolare attaccamento per il progetto. L’idea originale di Alexa fu proprio di Bezos, che si ispirò al computer di bordo della Enterprise, l’astronave della serie televisiva Star Trek, per proporre ai suoi ingegneri un oggetto in grado di sfruttare il grande potere computazionale del cloud aziendale, Amazon Web Services (un servizio che offre la gestione di grandi quantità di dati attraverso server connessi tra loro).

Brad Stone, autore di due libri su Amazon e sul suo fondatore, ha raccontato l’iniziale proposta di Bezos nel suo Amazon Unbound: Jeff Bezos and the Invention of a Global Empire (2021): «Dovremmo costruire un apparecchio da 20 dollari con il cervello completamente nel cloud e completamente comandabile via voce». Il dispositivo doveva essere semplice e costare poco: serviva solo a interagire con i server di Amazon.

Proprio in quest’ottica i prodotti della linea Echo sono venduti praticamente a prezzo di costo, sono tra quelli che hanno la posizione più rilevante nella homepage di Amazon e tra quelli che sono sempre i più scontati durante le promozioni: capita anche che le versioni più economiche degli altoparlanti siano regalate nell’ambito di varie offerte, proprio per arrivare a una base di utenti più ampia. Secondo il Wall Street Journal nel mondo ci sarebbero 500 milioni di dispositivi collegati ad Alexa.

L’entità della perdita dei prodotti legati ad Alexa sarebbe anche fortemente sottostimata dal sistema di reportistica interno all’azienda: alcuni dipendenti intervistati hanno detto che se per esempio un cliente ha sia un dispositivo Echo che un Fire TV Stick e poi fa la sottoscrizione ad Amazon Prime – l’abbonamento ad Amazon per accedere ad alcuni servizi esclusivi, dalle consegne veloci alla piattaforma streaming – questo abbonamento risulterà due volte, sia nella divisione di Echo che nell’altra.

Fino al 2021 la divisione dei dispositivi legata ad Alexa aveva goduto dell’appoggio incondizionato di Bezos. Le cose sono cambiate da quando è diventato amministratore delegato dell’azienda Andy Jassy, che cerca da tempo di ridimensionare le grosse perdite di questi prodotti e di cambiare il loro modello di business. Innanzitutto riducendo il personale che ci lavora: anche a causa di una più ampia crisi del settore, tra il 2022 e il 2023 sono stati licenziati circa 27mila dipendenti dell’azienda, una buona parte nelle divisioni che si occupano dei dispositivi e di Alexa. Secondo il Wall Street Journal nei piani di Jassy ci sarebbe anche l’introduzione di un piano a pagamento per l’uso di Alexa, a cui starebbe lavorando un grosso team sotto la supervisione della vicepresidente di Amazon Heather Zorn.