Chi è il principale rivale di Maduro alle presidenziali del Venezuela
Edmundo González è un ex ambasciatore e si presenta come un politico umile e prudente: i sondaggi indipendenti lo danno molto avanti
Nicolás Maduro governa il Venezuela dal 2013 in maniera autoritaria e sta facendo di tutto per essere riconfermato come presidente alle elezioni che si terranno domenica 28 luglio. I principali partiti di opposizione, uniti nella Piattaforma Unitaria Democratica (PUD), sostengono Edmundo González Urrutia, un ex ambasciatore di 74 anni che non era molto conosciuto fino a questo momento e che, secondo i sondaggi indipendenti, ha un vantaggio di più di 20 punti percentuali sulla coalizione di Maduro.
«È stata una decisione che non mi aspettavo», ha detto González il 24 aprile, dopo che le opposizioni avevano annunciato il loro sostegno alla sua candidatura. Alla scelta di González, in effetti, si è arrivati per esclusione e in modo inaspettato.
Le opposizioni avrebbero voluto candidare la loro leader più rappresentativa, María Corina Machado, che nell’ottobre del 2023 aveva vinto le primarie tra dieci candidati con il 93,13 dei consensi. A marzo una sentenza molto contestata emessa da un tribunale controllato da Maduro le aveva però vietato di ricoprire incarichi pubblici per 15 anni, e dunque di partecipare alle elezioni sulla base di una serie di accuse, soprattutto di corruzione.
Poi era stata bloccata anche la candidatura della persona che Machado aveva indicato come sua sostituta, Corina Yoris, e senza che il Consiglio nazionale elettorale (Cne) fornisse alcuna spiegazione. Solo a quel punto era spuntato il nome di Edmundo González Urrutia.
Edmundo González Urrutia e Maria Corina Machado, Caracas, Venezuela, 4 luglio 2024 (AP Photo/Ariana Cubillos)
González è nato a La Victoria, nello stato di Aragua, nel 1949 da un’insegnante e un negoziante. Ha iniziato gli studi nella sua città e poi si è laureato in relazioni internazionali all’Università Centrale del Venezuela e ha ottenuto un master all’American University di Washington nel 1981.
«Sono figlio dell’istruzione pubblica», ha detto: «Alle elementari ho studiato alla Rubén Darío, un’istituzione pubblica. Ho frequentato il liceo José Félix Ribas, un istituto pubblico, poi l’Università Centrale del Venezuela e ho svolto i miei studi post-laurea grazie a un finanziamento del ministero degli Affari esteri. In altre parole, tutta la mia formazione è avvenuta nell’ambito dell’istruzione pubblica ed è per questo che aspiro ad avere un’educazione pubblica di prima classe, in modo che tutti i giovani e i bambini venezuelani possano avere un’istruzione dello stesso livello».
Negli anni Settanta, quando era all’inizio della sua carriera diplomatica, González ha lavorato all’ambasciata venezuelana del Belgio, di El Salvador e nel 1978 è diventato primo segretario dell’ambasciatore venezuelano negli Stati Uniti.
Negli anni Novanta ha ricoperto importanti incarichi per il ministero degli Affari esteri, poi è stato ambasciatore in Algeria, tra il 1991 e il 1993, e ambasciatore in Argentina dal 1998 al 2002. Nominato dal presidente Rafael Caldera, ha mantenuto l’incarico anche durante i primi anni del mandato di Hugo Chávez, il leader della rivoluzione socialista del paese, pronunciandosi contro il colpo di stato per destituirlo del 2002.
Abbandonata la carriera diplomatica, González si è dedicato all’attività accademica e alla scrittura di libri. È stato membro del comitato editoriale internazionale del quotidiano El Nacional e ha fatto parte, tra il 2009 e il 2014, del direttivo della Mesa de la Unidad Democrática, l’alleanza che riuniva i più importanti partiti di opposizione del paese prima della formazione del PUD, senza però mai cercare al suo interno una carica elettiva.
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Oggi González ha 74 anni e viene descritto come un ottimo negoziatore, un uomo pacato, affabile, che nei suoi comizi parla di prosperità, democrazia e pace. Lui è certo di vincere le presidenziali del 28 luglio e dice di essere pronto a incontrare Nicolás Maduro per consentire una transizione di potere «pacifica e sicura», nonostante ci siano molti dubbi che le elezioni saranno realmente democratiche e che Maduro sia disposto a lasciare il suo posto. González lo chiama comunque «presidente», a differenza di altri esponenti e attivisti che non lo considerano un presidente legittimo. Dice anche che il suo impegno sarà quello di «ricostruire il Venezuela e la sua democrazia: di porre fine alle diatribe affinché gli avversari politici vengano visti come concorrenti e non come nemici».
I suoi discorsi rassicuranti sono molto diversi da quelli fatti da Machado, che lo sta comunque sostenendo andando in giro per il paese a fare campagna elettorale per lui. González ha anche offerto a Machado di scegliere il posto che desidera nel suo futuro governo.
Se vincerà le presidenziali González entrerà in carica solo il 10 gennaio del 2025 e, secondo quanto detto in diverse interviste, una delle sue prime azioni sarà quella di rilasciare i prigionieri politici incarcerati da Maduro durante i suoi anni di governo e di riunire le famiglie che sono state divise dagli esilii forzati. «Costruiremo le condizioni affinché i giovani possano sviluppare qui i loro talenti e non debbano andarsene», ha detto durante un comizio.
González dà di sé un’immagine umile, ma lontana dalle retoriche populiste. Ha raccontato di vivere della propria pensione da ex funzionario pubblico. A causa della grave crisi economica che ha colpito il paese negli ultimi anni, ha detto, quella pensione non gli è però sufficiente: «Ho un piccolo appartamento che affitto e che mi dà anche un reddito minimo. È ciò che mi permette di sopravvivere. La mia casa è modesta, è piena di ricordi di ciascuno dei luoghi in cui ho prestato servizio. Qui non c’è alcun lusso, niente di straordinario perché neanche i redditi che avevo all’estero lo permettevano».
Alle domande dei giornalisti sul suo futuro da presidente, González ha risposto in modo molto diplomatico e prudente, e assai vago.
Parlando di politica estera ha detto ad esempio che intende avere «rapporti con tutti i paesi del mondo, rapporti di pace, rispetto e basati su interessi reali, non su interessi ideologici». Quando gli è stato chiesto se condividesse la posizione di María Corina Machado sulla privatizzazione degli enti statali in Venezuela, inclusa quella della compagnia petrolifera PDVSA, lui ha risposto: «I piani del governo vengono analizzati quotidianamente, rivisti e aggiornati ogni giorno, e tra questi piani ci sono la questione energetica e la situazione della compagnia petrolifera del paese».
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In campo economico González propone di ridurre l’inflazione e di aumentare i salari, è a favore della libera impresa e del libero mercato. E ha detto che fermerà e punirà la corruzione «attraverso rigorosi meccanismi di responsabilità e di controllo in tutte le istituzioni statali». Non è chiaro comunque quanti di questi interventi riuscirà a fare, e quante di queste promesse riuscirà a mantenere, vista la gravità della situazione economica del Venezuela.