Una canzone dei Phantom Planet

Quella famosa sullo stato famoso

(Frazer Harrison/Getty Images)
(Frazer Harrison/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
C’è un trailer del film su Bob Dylan con Timothée Chalamet, che canta A hard rain is gonna fall.
Ed è uscito su Netflix un documentario sul produttore, e truffatore, Lou Pearlman: che il Post raccontò qui.
È morto John Mayall, ammirato musicista inglese che fu protagonista degli anni Sessanta e Settanta del rock internazionale, e in particolare dell’importazione del blues nella musica dei bianchi.
Lo noto ogni estate quando viaggio e rimbalzo, come chi va in vacanza, tra un bar e un ristorante e un caffè e una paninoteca: nei locali di questo genere non si sente più la musica contemporanea, ma quasi sempre playlist di classici, soprattutto anni Ottanta. Le “canzoni dell’estate” non si sentono nei bar, non si sentono in giro, lo diventano soprattutto attraverso Spotify e le condivisioni online. “La si sentiva ovunque” secondo me è un’espressione che non ha più senso. Io che frequento Spotify solo per necessità finisco per attraversare l’estate indenne e ignorante.
E il Guardian ha un articolo su una cosa contigua, la perdita di rilevanza delle classifiche persino nel Regno Unito, dove sono sempre state un’istituzione.

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