Trump sta cercando un nomignolo anche per Harris
È la sua tecnica più celebre di attacco politico: in pochi giorni ne ha già sperimentati due differenti, per trovare quello più efficace e denigratorio
Nel giro di pochi giorni, da quando Kamala Harris è diventata la candidata di fatto del Partito Democratico per le elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti, il candidato Repubblicano Donald Trump l’ha già chiamata con due nomignoli differenti. Prima Laughing Kamala, cioè “Kamala che sghignazza”, per via della sua risata “da pazza”, a dire di Trump; poi, mercoledì, Lying Kamala, cioè “Kamala la bugiarda”.
Trump sta cominciando anche con Harris a mettere in atto la tecnica di attacco politico per cui è diventato più noto: affibbiare nomignoli insultanti e a volte volgari ai suoi avversari, interni ed esterni, per fare in modo che prendano piede – soprattutto grazie alla diffusione garantita dai giornali di destra e dai simpatizzanti di Trump – e danneggino l’immagine della persona a cui rimangono attaccati. Con Harris, Trump è ancora in una fase di sperimentazione: sta saggiando il suo pubblico e presentando nel corso dei comizi vari nomignoli per capire quale può essere il più appiccicoso.
Il punto è che per Trump lo scopo dei nomignoli non è soltanto quello di trovare un modo originale e orecchiabile per insultare gli avversari: ma anche fare insinuazioni che riescano a minare l’integrità pubblica dei suoi avversari, e che rimangano impressi nella memoria degli elettori. In alcuni casi i nomignoli più efficaci hanno danneggiato la carriera politica degli avversari di Trump e sono stati funzionali alle sue vittorie.
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I nomignoli di Donald Trump hanno cominciato a diventare famosi con l’avvio della sua carriera politica, alle primarie del Partito Repubblicano per le presidenziali del 2016, che poi Trump vinse a sorpresa. Trump affibbiò nomignoli a tutti i suoi avversari alle primarie Repubblicane, e alcuni di questi sarebbero rimasti attaccati alle persone prese di mira. I senatori Ted Cruz e Marco Rubio divennero Lyin’ Ted, e Little Marco, cioè “Ted il bugiardo” e “Marco il piccoletto”. Jeb Bush, che all’inizio delle primarie era considerato il favorito, divenne Low Energy Jeb, cioè “Jeb il fiacco”.
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I nomignoli di Trump sono spesso insultanti e infantili, e in alcuni casi possono essere considerati una forma di umiliazione e bullismo (benché sia Cruz sia Rubio siano poi diventati alleati e strenui difensori di Trump). Alcuni si concentrano su una caratteristica fisica, come “Little Marco”, dato che Rubio è alto circa 1 metro e 75, quindi circa 15 centimetri in meno di Trump. Altri su una caratteristica della personalità, come Low Energy Jeb: quest’ultimo nomignolo, in particolare, sarebbe rimasto attaccato a Bush per tutto il corso delle primarie, e avrebbe avuto un ruolo notevole nella percezione che l’elettorato Repubblicano aveva di lui.
Alcuni nomignoli contengono al loro interno delle accuse più o meno politiche: come Crooked Hillary attribuito a Hillary Clinton, la sua avversaria Democratica alle presidenziali del 2016 (crooked vuol dire corrotta, disonesta). Altri invece sono razzisti o sessisti: Trump chiamò Pocahontas Elizabeth Warren, una candidata alle primarie Democratiche del 2020, per prendersi gioco delle sue lontane origini native americane. Amy Klobuchar, un’altra candidata alle primarie Democratiche del 2020, fu definita Snowman-woman: in questo modo Trump voleva sia indicarne la freddezza (snowman significa pupazzo di neve) sia metterne in discussione la femminilità.
Durante la campagna per le primarie del Partito Repubblicano dell’anno scorso Trump si era concentrato soprattutto sul governatore della Florida Ron DeSantis, che a un certo punto era sembrato uno dei suoi avversari più temibili: lo aveva chiamato Ron DeSanctimonious (sanctimonious significa ipocrita), Ron DeEstablishment, Ron DisHonest e Meatball Ron, che significa “Ron la Polpetta” ed è un riferimento sia alle sue origini italoamericane sia al fatto che DeSantis appare spesso gonfio e arrossato.
Nikki Haley, l’altra avversaria di Trump alle primarie, non è stata chiamata con un nomignolo ma direttamente con un insulto: birdbrain, che potremmo tradurre con “cervello di gallina”. Oggi sia DeSantis sia Haley sostengono la candidatura di Trump e hanno tenuto dei discorsi alla convention dei Repubblicani che si è appena conclusa a Milwaukee, in Wisconsin.
Nel corso della sua breve carriera politica Trump ha attribuito decine di nomignoli: così tanti che c’è perfino una pagina di Wikipedia dedicata a tenerne traccia.
Come detto, prima di trovare il suo nomignolo preferito Trump ne sperimenta l’efficacia, usandone in vari comizi per cercare di capire quale sia in grado di fare più danni. Una delle persone su cui Trump ha testato più nomignoli è probabilmente Joe Biden, che è stato chiamato Slow Joe, SleepyCreepy Joe, Corrupt Joe, Beijing Biden (“Biden il pechinese”, per la sua presunta debolezza nelle relazioni con la Cina) e Crazy Joe Biden, prima di arrivare al nomignolo definitivo: Sleepy Joe, cioè “Joe il sonnolento”. Sleepy Joe è diventato così famoso che è usato anche all’estero, per esempio dai giornalisti italiani critici nei confronti di Biden.
Probabilmente nelle prossime settimane Trump farà lo stesso anche con Harris: testerà vari nomignoli, fino a trovare quello più insultante ed efficace.
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