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  • Giovedì 25 luglio 2024

Chi sarà il candidato vicepresidente di Kamala Harris?

Ci sono molti nomi che circolano e due sole caratteristiche che sembrano probabili: a meno di sorprese sarà un maschio bianco

Kamala Harris davanti a un tavolo pieno di fogli, nel 2020
Kamala Harris davanti a un tavolo pieno di fogli, nel 2020 (AP Photo/Lynne Sladky)
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Negli Stati Uniti il dibattito su chi sceglierà Kamala Harris, cioè la candidata di fatto alla presidenza dei Democratici, come candidato alla vicepresidenza è cominciato subito dopo che il presidente in carica Joe Biden si è ritirato dalle elezioni e ha dato il suo sostegno a Harris. Sui giornali hanno cominciato a circolare speculazioni su chi sarà il candidato alla vicepresidenza, al punto che, come ha notato il New York Times, attorno ai nomi dei possibili candidati si è creato un notevole interesse.

La scelta del vicepresidente potrebbe essere la più importante che Kamala Harris dovrà compiere nei circa 100 giorni di campagna elettorale che rimangono fino alle elezioni presidenziali, previste per il 5 novembre, e potrebbe avere un ruolo di rilievo nelle elezioni contro Donald Trump soprattutto ora che il candidato vicepresidente di Trump, J.D. Vance, sta avendo alcuni primi problemi di impopolarità.

Di solito nella scelta di un possibile vicepresidente si considerano due elementi principali. Anzitutto dev’esserci una certa compatibilità personale, di fiducia e rispetto, con il candidato presidente. Ma soprattutto il candidato vicepresidente deve essere in grado di «bilanciare il ticket», come si dice nel gergo politico americano: con “ticket” si intende la coppia formata da presidente e vicepresidente, che per essere “bilanciata” deve riuscire a essere sufficientemente rappresentativa delle varie caratteristiche etniche, di genere e geografiche dell’elettorato americano.

Queste valutazioni hanno anche una natura politica: se il candidato o la candidata presidente ha un profilo moderato spesso per la vicepresidenza si sceglie una persona con un profilo più radicale. Ogni elezione fa storia a sé, ovviamente, e ci sono scelte simili che in certi casi possono funzionare e in altri molto meno.

Nel 2008 l’allora candidato dei Democratici percepito come di rottura, cioè Barack Obama, scelse un candidato vicepresidente conosciutissimo a Washington e noto per essere uno dei Democratici più moderati fra i leader nazionali, cioè Joe Biden. Funzionò molto bene: sia in campagna elettorale sia subito dopo. Quando nello stesso anno al candidato Repubblicano moderato John McCain venne affiancata l’allora governatrice dell’Alaska Sarah Palin, molto più giovane di lui ma soprattutto molto più a destra, fu un discreto disastro.

– Ascolta anche: Kamala Harris può vincere?

Kamala Harris

Kamala Harris (AP Photo/Michael Perez)

A questo giro poiché Harris è una donna nera tutti si aspettano che per avere un “ticket bilanciato” scelga come candidato vicepresidente un uomo bianco, probabilmente più moderato di lei. E poiché Harris proviene dalla California, uno stato saldamente Democratico, tutti si aspettano che scelga come vicepresidente un politico che proviene da uno stato in bilico, magari dagli stati ex industriali del Midwest, che da tempo sono importanti per la vittoria elettorale negli Stati Uniti.

Effettivamente quasi tutti i politici ritenuti possibili candidati alla vicepresidenza sono maschi bianchi più o meno moderati che provengono da stati del Midwest o comunque da stati in bilico. I giornali considerano come scelte possibili anche alcune donne, ma sono comunque meno probabili. Tra le altre cose la politica Democratica che avrebbe avuto maggiori probabilità di essere presa in considerazione, la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, pur sostenendo con forza Harris ha detto di non voler lasciare il suo stato, e quindi di non essere interessata alla vicepresidenza. Abbiamo dunque messo assieme tutti i candidati più probabili: maschi e bianchi.

Andy Beshear, governatore del Kentucky
Ha 46 anni ed è al suo secondo mandato da governatore del Kentucky, uno stato il cui elettorato è profondamente Repubblicano. Vinse la prima volta le elezioni come governatore nel 2019, e inizialmente la sua vittoria fu vista come un’eccezione: nel 2020 in Kentucky Donald Trump vinse con 30 punti di vantaggio su Joe Biden. Beshear tuttavia è stato riconfermato governatore nel 2023 battendo un candidato Repubblicano piuttosto forte, e tra le altre cose vincendo non soltanto nelle grandi città ma anche nelle zone rurali, che sono più conservatrici. A quel punto si è capito che il suo talento politico e la sua capacità di convincere elettori conservatori potevano avere un valore anche nella politica nazionale.

Andy Beshear

Andy Beshear (AP Photo/Timothy D. Easley, File)

Beshear è un moderato che esalta il valore del «bene comune» e parla molto spesso della sua religione cristiana, cosa che potrebbe essere molto utile a Kamala Harris in un momento in cui il Partito Repubblicano cerca di presentarla come un’estremista di sinistra. Ha anche fama di essere un buon amministratore. Il Kentucky non è uno stato particolarmente determinante per le elezioni presidenziali (ha 8 grandi elettori, perché è uno stato di medie dimensioni) e difficilmente Beshear potrebbe convincere i suoi concittadini a votare per Harris in una elezione presidenziale. L’ultima vittoria in Kentucky di un presidente Democratico risale al 1996, quando Bill Clinton – che veniva da uno stato vicino al Kentucky, l’Arkansas – ottenne 13mila voti in più del candidato Repubblicano, Bob Dole.

Più in generale comunque la figura politica di Beshear potrebbe risultare efficace con l’elettorato moderato nazionale.

Josh Shapiro, governatore della Pennsylvania
Josh Shapiro, 51 anni, è uno dei politici la cui ascesa nel Partito Democratico è stata più rapida negli ultimi anni. È un moderato e governa in un grande stato importantissimo per i Democratici: se Harris non vince in Pennsylvania (che ha 19 grandi elettori) difficilmente riuscirà a ottenere la presidenza. Shapiro è considerato un governatore estremamente competente e capace di ottenere il consenso anche di elettori conservatori: secondo un sondaggio recente in Pennsylvania circa 3 elettori trumpiani su 10 sostengono anche Shapiro.

Josh Shapiro

Josh Shapiro (AP Photo/Marc Levy)

Al tempo stesso Shapiro ha alcuni punti deboli: è relativamente nuovo nella politica nazionale e ha vinto le elezioni in Pennsylvania battendo un candidato Repubblicano estremista, ritenuto piuttosto debole. Inoltre dopo lo scoppio della guerra nella Striscia di Gaza Shapiro ha espresso con molta decisione il suo sostegno a Israele nella guerra contro Hamas. Questo potrebbe renderlo meno popolare con la componente più di sinistra del Partito Democratico, che negli scorsi mesi ha criticato duramente l’amministrazione di Biden e Harris per la sua gestione della guerra e del rapporto con Israele.

Mark Kelly, senatore dell’Arizona
Mark Kelly, 60 anni, è l’unico non governatore tra i candidati vicepresidenti ritenuti più probabili. Kelly è un veterano della Marina, un ex astronauta che ha trascorso 54 giorni nello Spazio (partecipò tra le altre cose a un importante esperimento scientifico con suo fratello gemello Scott) ed è inoltre il marito dell’ex deputata Gabby Giffords. Giffords fu colpita alla testa in un attentato nel 2011, ma si salvò miracolosamente e si riprese dopo una lunga e complicata riabilitazione.

Tra tutti i possibili candidati alla vicepresidenza, Kelly è quello che ha la storia più lineare e notevole, quella che sarebbe più facile da spiegare e rendere nota agli elettori americani nel poco tempo che rimane prima del voto. La sua immagine di ex marine ed ex astronauta, inoltre, potrebbe risultare efficace con gli elettori che associano un certo tipo di virilità stereotipata a valori come la sicurezza e la protezione dei confini.

Questo benché, in realtà, Kelly sia abbastanza lontano da questo stereotipo: dopo il tentato omicidio della moglie, anzi, è diventato un attivista per la restrizione dell’utilizzo delle armi da fuoco negli Stati Uniti, anche se non ne vuole abolire del tutto la diffusione. Anche lui è considerato un moderato, e in Arizona è riuscito a vincere anche grazie al voto delle elettrici dei sobborghi e della comunità latina, due elettorati importanti per Harris.

Mark Kelly

Mark Kelly (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)

J.B. Pritzker, governatore dell’Illinois
JB Pritzker ha 59 anni ed è il governatore dell’Illinois dal 2018. Non è un politico eccezionalmente noto negli Stati Uniti, e non è nemmeno il governatore di uno stato in bilico: l’Illinois dovrebbe andare facilmente ai Democratici. Ma Pritzker ha una caratteristica che lo rende un candidato papabile: è miliardario. La sua famiglia gestisce la catena di hotel Hyatt, e di fatto potrebbe finanziare in maniera generosa la campagna elettorale di Harris.

È inoltre un oratore molto energico che in questi giorni si è fatto notare per il modo aggressivo e puntuale con cui ha attaccato Trump e il suo vice J.D. Vance. Come governatore ha adottato politiche piuttosto progressiste, come la legalizzazione dell’uso della marijuana, l’innalzamento del salario minimo e misure per proteggere il diritto all’aborto.

J.B. Pritzker

J.B. Pritzker (AP Photo/Evan Vucci, File)

Roy Cooper, governatore del North Carolina
Roy Cooper è il politico con maggiore esperienza nella lista dei possibili candidati, e anche il più anziano: ha 67 anni, che sono tanti per un ticket che potrebbe voler puntare sulla freschezza e l’energia dei suoi candidati. Nonostante questo Cooper ha una carriera politica notevole, tutta svolta in North Carolina: a partire dagli anni Ottanta è stato parlamentare statale, poi procuratore generale dello stato e infine governatore per due mandati (al momento sta finendo il secondo). Tutto questo mentre il North Carolina diventava uno stato sempre più conservatore, in cui alle presidenziali del 2012, 2016 e 2020 il candidato Repubblicano ha preso più voti di quello Democratico.

Un’eventuale candidatura di Cooper alla vicepresidenza potrebbe tuttavia presentare un problema all’interno dello stato. Tutte le volte che nel caso Cooper dovrà assentarsi per viaggiare fuori dal North Carolina per la campagna elettorale, assumerebbe il suo ruolo il vicegovernatore, che in North Carolina viene eletto con un voto separato ed è un Repubblicano. In situazioni del genere è già successo che questo creasse grossa confusione nello stato: durante la pandemia da coronavirus, per esempio, la vicegovernatrice Repubblicana dell’Idaho approfittava dei viaggi del governatore per annullare tutte le norme sul Covid.

Roy Cooper

Roy Cooper (AP Photo/Karl B DeBlaker)

Tim Walz, governatore del Minnesota
Tim Walz ha 60 anni ed è al suo secondo mandato da governatore di uno stato del Midwest come il Minnesota. In precedenza è stato deputato al Congresso, insegnante di scuola superiore e allenatore di football. Il suo atteggiamento gioviale e alla mano e la sua retorica estremamente efficace lo hanno reso negli scorsi mesi sempre più importante come rappresentante del Partito Democratico negli stati del Midwest, e di recente è apparso con sempre maggiore frequenza anche in interviste televisive a livello nazionale. È un sostenitore del diritto all’aborto e della legalizzazione della marijuana a scopo ricreativo.

Tim Walz nel 2023

Tim Walz nel 2023 (AP Photo/Abbie Parr)

Gli altri
Tra i possibili candidati alla vicepresidenza circolano anche i nomi di molti altri politici, che al momento sono ritenuti meno probabili soprattutto perché, per varie ragioni, non “bilancerebbero” il ticket con Harris. Tra questi ci sono il segretario ai Trasporti Pete Buttigieg, un politico di eccezionale talento e molto noto a livello nazionale, ma che è popolare soprattutto tra l’elettorato urbano, su cui Harris è già forte. Il governatore della California Gavin Newsom, un altro politico abilissimo che però viene dallo stesso stato di Harris, e il governatore del Maryland Wes Moore. Infine la segretaria al Commercio Gina Raimondo, ritenuta tuttavia poco probabile soprattutto perché è una donna.

Pete Buttigieg

Pete Buttigieg (AP Photo/Mark Humphrey)