Il giorno peggiore della borsa statunitense dal 2022

Dopo un lungo periodo di rialzi è sceso il valore dei titoli delle principali aziende tecnologiche, a causa di dati deludenti e scetticismo sulla profittabilità dell'intelligenza artificiale

La borsa di New York lunedì 22 luglio (AP Photo/Richard Drew)
La borsa di New York lunedì 22 luglio (AP Photo/Richard Drew)

Mercoledì 24 luglio è stato il giorno peggiore per i mercati finanziari statunitensi dalla fine del 2022, soprattutto a causa di notevoli cali nelle valutazioni delle azioni di tutte le sette più importanti compagnie tecnologiche al mondo. I cali sono dovuti a una serie di risultati economici deludenti pubblicati dalle stesse aziende in giornata, che hanno alimentato un generale clima di scetticismo sulla redditività dei titoli tecnologici.

Di conseguenza sono andati male tutti i principali listini statunitensi: sono indici che raggruppano e sintetizzano l’andamento delle azioni delle grosse compagnie degli Stati Uniti, in cui il peso delle aziende tecnologiche è assai rilevante. Il Nasdaq, il listino che ospita tutti i principali titoli tecnologici, ha perso il 3,6 per cento, il risultato peggiore da ottobre del 2022; l’indice S&P 500, che rappresenta l’andamento delle 500 aziende quotate più grandi degli Stati Uniti, ha perso il 2,3 per cento, il calo più rilevante dal dicembre del 2022. Il Dow Jones, il più importante e conosciuto indice della borsa statunitense, ha perso l’1,25 per cento.

Tesla è stata l’azienda più penalizzata, e il valore delle sue azioni è sceso del 12 per cento, il calo più ampio dal 2020; i titoli di Meta (proprietaria tra le altre cose di Facebook, Instagram e WhatsApp) e Alphabet (la compagnia madre di Google) hanno perso più del 5 per cento; quelli di NVIDIA, una nota società che sviluppa processori grafici e strumenti per l’intelligenza artificiale, il 6 per cento; le azioni di Microsoft, Amazon e Apple sono scese rispettivamente del 3,5, del 3 e del 2,9 per cento. Oltre alle compagnie principali, mercoledì è calato anche il valore delle azioni di alcune compagnie minori attive nel settore dell’intelligenza artificiale, tra cui Broadcom e Qualcomm.

Il calo di Tesla e Alphabet è legato principalmente ai risultati economici negativi riportati nei loro report trimestrali, diffusi martedì, e che non hanno soddisfatto le attese degli investitori. Tra aprile e giugno del 2024, i ricavi di Tesla legati al settore automobilistico sono scesi del 7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, fermandosi a 19,9 miliardi di dollari rispetto ai 21,3 miliardi del 2023: da tempo l’azienda sta risentendo della concorrenza con le aziende di auto elettriche cinesi, e sta cercando nuove strategie per differenziarsi. Nella riunione con cui ha annunciato i risultati trimestrali l’amministratore delegato Elon Musk ha detto che il lancio dei cosiddetti “robotaxi”, dei veicoli a guida autonoma, sarà posticipato dall’8 agosto al 10 ottobre. Musk presenta il lancio di questi “robotaxi” come imminente almeno dal 2019, ma il fatto che non sia ancora avvenuto ha contribuito ad alimentare una serie di dubbi del mercato sulla capacità di Tesla di portare a termine i progetti più ambiziosi.

I ricavi annunciati da Alphabet sono stati in linea con le aspettative, ma hanno deluso i ricavi pubblicitari provenienti da YouTube (che Google possiede dal 2006), inferiori alle previsioni seppure in aumento rispetto allo scorso anno. Gli investitori sono rimasti sorpresi soprattutto dal fatto che la compagnia abbia investito più di quanto previsto nel settore dell’intelligenza artificiale, principalmente per restare al passo con i suoi concorrenti. Da tempo c’è un generale clima di scetticismo sul fatto che gli ingenti investimenti sull’intelligenza artificiale saranno infine in grado di generare profitti per le aziende e gli investitori. Per questo motivo è risultata penalizzata anche Nvidia, che deve gran parte del suo successo all’aver puntato sull’intelligenza artificiale.

Altre compagnie tecnologiche, tra cui Meta, Amazon e Apple, diffonderanno i loro dati trimestrali la prossima settimana, ma hanno già iniziato a risentire dei risultati deludenti dei concorrenti, come se i mercati finanziari li considerassero già rappresentativi del settore.

Quanto accaduto è legato anche alla prospettiva di un taglio imminente dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti. I tassi di interesse sono quelli a cui le banche centrali prestano denaro alle altre banche, e rappresentano in pratica il costo del denaro: tra il 2022 e il 2023 la Federal Reserve li ha aumentati varie volte per tenere sotto controllo l’inflazione. Il problema dell’inflazione è considerato più o meno risolto, e presto la FED deciderà di ridurli (seguendo la decisione della altre principali banche centrali, come la Banca Centrale Europea): gli investitori stanno dunque aggiustando di conseguenza i loro portafogli.

I cali di mercoledì si sono fatti notare non solo per la loro entità, non comunque drammatica, ma anche perché hanno interrotto un lungo periodo assai positivo per i mercati finanziari statunitensi. Erano cresciuti moltissimo nel 2020 e nel 2021, nonostante la pandemia da coronavirus, e avevano poi avuto alcuni momenti di difficoltà verso la metà del 2022, quando erano calati soprattutto i titoli delle aziende tecnologiche, e all’inizio del 2023, a causa di alcuni problemi con i titoli bancari. Da quel momento però si sono riprese e hanno continuato a crescere in modo molto soddisfacente, anche grazie all’entusiasmo per le compagnie attive nell’ambito dell’intelligenza artificiale. L’azienda che per ora ne ha beneficiato di più è NVIDIA, che lo scorso febbraio è diventata la terza azienda di maggior valore negli Stati Uniti, dopo Apple e Microsoft, con una capitalizzazione da 1.830 miliardi di dollari.

Il calo di mercoledì non è indicativo di un cambiamento generale nell’andamento dei mercati finanziari statunitensi, anche se è fisiologico che dopo periodi di grande successo ci siano momenti di rallentamento o addirittura di calo: è la cosiddetta alternanza tra “bull market”, cioè al rialzo, e “bear market”, al ribasso. Bull e bear, toro e orso, sono le immagini che si usa nel gergo dei mercati finanziari per parlare di periodi prolungati di rialzo e di ribasso: il toro spinge con le corna verso l’alto, e l’orso con una zampata verso il basso.

Da tempo gli analisti si chiedono quando finirà il bull market e quando inizierà il bear. Nei prossimi mesi i mercati finanziari saranno comunque influenzati anche dai risultati delle elezioni presidenziali del 5 novembre.