Ai Berlusconi interessano gli affari di famiglia, più che la politica

Alcune loro prese di posizione vengono interpretate come un tentativo di screditare Tajani o mettere in difficoltà il governo, ma sembra che le preoccupazioni siano altre

I figli di Berlusconi in piazza Duomo a Milano durante il funerale dell'ex presidente del Consiglio, il 14 giugno 2023 (DAVIDE CANELLA/ANSA)
I figli di Berlusconi in piazza Duomo a Milano durante il funerale dell'ex presidente del Consiglio, il 14 giugno 2023 (DAVIDE CANELLA/ANSA)
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Il 16 luglio, al termine della presentazione dei palinsesti di Mediaset per la prossima stagione, Pier Silvio Berlusconi ha detto alcune cose sconfinando ampiamente nell’attualità politica. Innanzitutto ha rivolto un paio di dure critiche a Matteo Salvini, da un lato per il modo in cui è stato intitolato l’aeroporto milanese di Malpensa a suo padre Silvio Berlusconi, dall’altro per aver proposto di aumentare gli spazi pubblicitari sulla Rai, cosa che danneggerebbe di riflesso Mediaset, di cui lui è amministratore delegato. Al tempo stesso, Berlusconi ha pungolato anche Forza Italia: «È perfetta e sta lì, ma un conto è una Forza Italia di resistenza, un conto è una Forza Italia di sfida». Le sue osservazioni hanno generato polemiche sui giornali e discussioni nella coalizione di destra, e sono state interpretate come un segnale dell’interesse degli eredi di Berlusconi nella politica. Ma in realtà a rendere così loquace la famiglia sono più che altro gli interessi economici, non quelli politici.

Il commento su Forza Italia, in particolare, è suonato un po’ come una bocciatura della linea troppo cauta imposta dal segretario Antonio Tajani, che non riesce a intercettare come dovrebbe i voti moderati. Tajani si è subito difeso, rivendicando il buon risultato elettorale alle europee. Due giorni dopo, nella casa milanese di Marina Berlusconi, primogenita di Silvio e presidente del gruppo Fininvest che possiede Mediaset, si è tenuta una riunione alla quale hanno partecipato Pier Silvio, Tajani e Gianni Letta, lo storico consigliere politico di Silvio Berlusconi. L’incontro è servito un po’ come chiarimento, ma dei contenuti del colloquio è trapelato ben poco.

Pier Silvio Berlusconi durante la presentazione dei nuovi palinsesti Mediaset a Cologno Monzese, il 16 luglio 2024 (Mediaset/ANSA)

Nel frattempo, Salvini ha fatto sapere tramite il suo staff di volersi confrontare con Pier Silvio Berlusconi sulla questione di Malpensa. E Fratelli d’Italia ha assicurato che la proposta di aumentare la pubblicità sulla Rai non ha nessuna immediata possibilità di essere approvata. È un po’ inevitabile che sia così: i Berlusconi sono una delle famiglie più facoltose e influenti in Italia, controllano finanziariamente uno dei partiti di maggioranza, hanno un peso enorme nella comunicazione e nell’editoria: e dunque difficilmente un governo, tanto più un governo di destra, può ignorare le loro sollecitazioni.

Più astratte e fumose sono state invece le letture che di questa presa di posizione di Pier Silvio sono state fatte sui giornali. Si è detto che probabilmente il suo intento era di screditare Tajani per potersi proporre come leader del partito; si sono messe in correlazione le dichiarazioni di Pier Silvio con quelle che Marina Berlusconi aveva fatto in un’intervista al Corriere della Sera il 26 giugno scorso, nella quale aveva ammesso di sentirsi «più in sintonia con la sinistra di buon senso» quando si parla «di aborto, fine vita o diritti LGBTQ», con un contrasto notevole rispetto all’orientamento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni su questi temi.

Non è in effetti la prima volta che i figli di Berlusconi mostrano una certa contrarietà alle politiche del governo. Ma sono proprio i precedenti che aiutano a inquadrare meglio anche la questione emersa in questi giorni, soprattutto uno.

Il 15 settembre del 2023 Marina Berlusconi disse con grande franchezza che la tassa sui cosiddetti extraprofitti bancari proprio non le piaceva. Era una misura introdotta in maniera repentina poche settimane prima dal governo, per tassare i guadagni che molte banche avevano ottenuto grazie all’aumento generalizzato dei tassi d’interesse su mutui e prestiti. Al di là delle considerazioni tecniche, «di metodo e di merito», che avevano indotto Marina Berlusconi a considerare poco apprezzabile e «demagogico» il provvedimento, emerse chiaramente come alla base di quelle critiche ci fosse una preoccupazione per gli affari economici di famiglia.

Marina Berlusconi al cinema The Space Moderno di Roma per la prima del film Ennio Doris – C’è anche domani, a Roma, l’8 aprile 2024 (Fabrizio Corradetti/LaPresse)

La tassa infatti avrebbe intaccato in misura significativa gli utili di Banca Mediolanum, di cui il gruppo Fininvest detiene oltre il 30 per cento del capitale e che viene considerata dalla famiglia Berlusconi come una sorta di “cassaforte” del gruppo. Sulla base dei prospetti fatti dai dirigenti della banca dopo l’annuncio da parte del governo della nuova tassa, emerse come il provvedimento avrebbe di fatto dimezzato gli utili dell’istituto nell’anno in corso. Da qui derivava l’irritazione di Marina Berlusconi, che si lamentava anche di non essere stata in alcun modo consultata preventivamente da Meloni. Nel corso delle settimane seguenti quella misura venne più volte ripensata, fino a che venne di fatto annullata dal governo stesso: anziché una tassa, divenne uno strumento attraverso il quale le banche potevano consolidare il proprio capitale. Da quel momento le tensioni tra la famiglia Berlusconi e il governo scemarono.

Ora non è un caso che i Berlusconi siano tornati a parlare.

A inizio luglio il deputato della Lega Stefano Candiani ha depositato alla Camera una proposta di legge che prevede di innalzare i limiti di introiti pubblicitari previsti per la Rai, e contestualmente di ridurre il canone che i contribuenti pagano per finanziare la tv pubblica. La proposta consentirebbe alla Rai di raccogliere l’1 per cento in più rispetto al limite finora previsto per la vendita degli spot pubblicitari: se nel 2022 dalla vendita degli spazi pubblicitari la Rai ha ricavato circa 500 milioni di euro, dal prossimo anno si arriverebbe quasi a 600 milioni, proprio per l’innalzamento del cosiddetto «tetto» e del generale incremento del mercato pubblicitario televisivo. In questo modo la Rai avrebbe maggiori incassi dalla pubblicità e potrebbe così fare a meno del canone pubblico, che verrebbe progressivamente ridotto del 20 per cento all’anno per cinque anni, fino a essere abolito.

Stefano Candiani insieme a Matteo Salvini, al Senato, il 10 settembre 2019 (Fabio Cimaglia/LaPresse)

È una proposta con cui la Lega cerca di mantenere un impegno che da anni Matteo Salvini rinnova, e cioè appunto l’abolizione del canone. Ma consentire alla Rai di raccogliere maggiore pubblicità danneggerebbe Mediaset, che avrebbe maggiore concorrenza e rischierebbe di vedere in parte ridotti i propri introiti. L’insofferenza di Pier Silvio Berlusconi, che ha definito il progetto leghista «un pasticcio assoluto», è dettata da questo.

«Se uno ci vede una provocazione o un attacco a Mediaset, sbaglia di grosso», dice Candiani. «La proposta punta semmai a regolamentare meglio il mercato pubblicitario italiano tenendo conto della situazione attuale, in cui sia la tv pubblica sia le altre emittenti in chiaro, compresa Mediaset, subiscono una sorta di assalto da parte delle piattaforme streaming e delle tv on demand, che continuano ad aumentare gli introiti pubblicitari e neppure pagano le tasse in Italia». La proposta di legge non è stata ritirata dalla Lega: ma al momento, dato che Forza Italia ha detto di essere contraria e che anche Fratelli d’Italia non è convinto, ha scarsissime possibilità di essere approvata in tempi brevi.

Insomma, gli interventi della famiglia Berlusconi non sembrano avere a che fare con presunte manovre politiche. Marina Berlusconi ha sempre escluso categoricamente l’ipotesi di un suo impegno diretto in politica; Pier Silvio, che pure ha più volte lasciato intendere come da questa ipotesi sia invece tentato, ha ribadito che non è questa la sua prospettiva, liquidando come infondata qualsiasi ricostruzione che lo vorrebbe pronto a rivendicare la guida di Forza Italia. E anche le critiche a Tajani non andrebbero considerate come un segnale della volontà di Marina e Pier Silvio di destituirlo dalla guida del partito, ma piuttosto di esortarlo a essere più determinato nel difendere i propri interessi di fronte agli alleati di governo, specie quando coincidono con quelli della famiglia Berlusconi.