Negli ultimi 70 anni in Nuova Zelanda circa 200mila persone affidate a istituti di cura pubblici o religiosi sarebbero state vittime di abusi, secondo una grossa indagine

Alcuni studenti durante una manifestazione nel 2019, a Christchurch, in Nuova Zelanda (AP Photo/Mark Baker)
Alcuni studenti durante una manifestazione nel 2019, a Christchurch, in Nuova Zelanda (AP Photo/Mark Baker)

Mercoledì è stato presentato al parlamento della Nuova Zelanda un rapporto che è stato il risultato di una grossa indagine indipendente iniziata nel 2018 sui presunti abusi su minori o persone vulnerabili affidate alle strutture di cura religiose o dello stato. L’indagine ha coperto il periodo dal 1950 al 1999, ma sono stati sentiti anche testimoni che sarebbero stati vittime di violenze anche negli anni successivi: secondo il rapporto in 70 anni circa 200mila persone avrebbero subìto abusi di diverso tipo (fisici, sessuali, verbali o psicologici) in questi istituti di cura, dove i responsabili non solo non sono riusciti a prevenirli o fermarli, ma in molti casi sono stati anche conniventi. Il rapporto dice anche che raramente i responsabili hanno dovuto affrontare qualche tipo di conseguenza.

Il governo della Nuova Zelanda ha promesso scuse e compensazioni a tutte le vittime. Il primo ministro Christopher Luxon ha detto anche che però è ancora troppo presto per stimare l’importo che il governo prevede di pagare a titolo di risarcimento, o per assicurare che i funzionari coinvolti nella copertura degli abusi perderanno il lavoro.