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  • Mercoledì 24 luglio 2024

Cosa sta facendo l’esercito israeliano a Khan Yunis, di nuovo

È tornato ad attaccare la seconda città della Striscia di Gaza mesi dopo che l'aveva praticamente distrutta, creando 150mila nuovi sfollati e condizioni disperate per la popolazione

Una colonna di fumo sugli edifici di Khan Yunis dopo un bombardamento israeliano il 22 luglio
Una colonna di fumo sugli edifici di Khan Yunis dopo un bombardamento israeliano il 22 luglio (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
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A partire da lunedì l’esercito israeliano ha avviato una nuova offensiva contro parte di Khan Yunis, la seconda città più grande della Striscia di Gaza, che si trova nel sud della regione: ha inviato truppe di terra e bombardato duramente la città, che era stata oggetto di una intensa offensiva in primavera e che è di fatto semidistrutta. Centinaia di migliaia di persone che vi si trovavano rifugiate sono state costrette a fuggire, e soltanto lunedì a Khan Yunis sono state uccise 70 persone, secondo il ministero della Salute della Striscia (cioè Hamas).

La nuova offensiva israeliana ha riguardato la parte orientale di Khan Yunis, che lunedì è stata dichiarata dall’esercito israeliano “zona di evacuazione”, da cui i civili dovevano scappare il prima possibile per evitare di essere coinvolti nei bombardamenti. Secondo l’esercito, i miliziani di Hamas avevano cominciato a usare la parte orientale della città per lanciare razzi contro Israele, e per questo si sarebbe resa necessaria una nuova azione militare. Di conseguenza, secondo due agenzie ONU, 150 mila persone sono state costrette a fuggire.

Abitanti di Khan Yunis camminano in mezzo alla polvere degli edifici distrutti, il 22 luglio

Abitanti di Khan Yunis camminano in mezzo alla polvere degli edifici distrutti, il 22 luglio (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

L’esercito israeliano aveva già invaso Khan Yunis questo inverno: era stata oggetto di attacchi e bombardamenti molto intensi, che avevano riguardato moltissime strutture civili, tra cui gli ospedali. Ad aprile l’esercito israeliano si era infine ritirato, nell’ambito di una più ampia operazione di riduzione delle zone occupate militarmente. I soldati non se n’erano andati però dalla Striscia di Gaza, e si erano riservati la possibilità di intervenire in seguito.

Centinaia di migliaia di persone che erano scappate e che avevano trascorso i mesi precedenti da sfollati in condizioni umanitarie terrificanti erano potute tornare a Khan Yunis: avevano trovato una città quasi completamente distrutta, in cui metà degli edifici era stata rasa al suolo, e molte altre case erano inagibili o danneggiate.

La situazione è rimasta tutto sommato stabile fino appunto a lunedì, quando Israele è tornato ad attaccare Khan Yunis, o almeno la parte orientale della città. A due giorni di distanza, non è ancora chiaro come sia andato l’attacco. L’esercito ha detto di aver avvertito con anticipo i civili dell’operazione, dicendo loro di andarsene: lo avrebbe fatto con messaggi sms, trasmissioni tv in arabo e telefonate. Molto spesso però, in circostanze come questa, i civili non riescono a ricevere gli avvertimenti, banalmente perché non hanno energia elettrica per ricaricare i loro dispositivi, oppure perché la rete telefonica non funziona.

Lunedì sono circolate foto di persone che fuggivano disperatamente, portando con sé poche cose, a volte con carretti trainati da asini. Secondo varie testimonianze i carri armati israeliani sono rientrati rapidamente in città, e sono tornati a ispezionare edificio per edificio, con particolare attenzione ai tetti più alti, dove avrebbero potuto appostarsi cecchini.

Abitanti di Khan Yunis scappano dai bombardamenti, il 22 luglio

Abitanti di Khan Yunis scappano dai bombardamenti, il 22 luglio (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

Molte persone non sono riuscite a scappare e sono rimaste sotto i bombardamenti e in mezzo ai combattimenti: 70 persone sono state uccise e più di 200 sono state ferite. Negli ospedali della città, secondo i medici che ci lavorano e che sono stati sentiti dai media, la situazione è disperata: il portavoce dell’ospedale Nasser ha detto ad Al Jazeera che ci sono decine di pazienti a terra, e che i medici stanno «nuotando in una piscina di sangue».

In teoria, le persone scappate da Khan Yunis dovrebbero rifugiarsi a ovest, nella “zona umanitaria” di al Mawasi, un’area con un minimo di infrastrutture per ospitare civili (come per esempio delle tendopoli).

Ci sono però due problemi: anzitutto, anche una piccola porzione di al Mawasi è stata dichiarata dall’esercito israeliano “zona di evacuazione”. In secondo luogo, l’esercito ha mostrato piuttosto chiaramente che anche la “zona umanitaria”, come tutto il resto della Striscia, non è davvero sicura. Il mese scorso Israele ha bombardato duramente al Mawasi, nel tentativo di uccidere il capo militare di Hamas che secondo l’intelligence si trovava lì: sono stati uccisi 90 civili, la metà dei quali donne e bambini.