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  • Mercoledì 24 luglio 2024

Dove andranno gli evacuati di Scampia

Dopo il crollo di un ballatoio nella Vela celeste circa 300 persone sono potute rientrare nei propri appartamenti, per le altre 500 si sta cercando una soluzione temporanea

Foto di alcuni degli abitanti delle Vele di Scampia, dopo il crollo
Alcuni degli abitanti delle Vele di Scampia dopo il crollo, il 23 luglio (ANSA/CESARE ABBATE)
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A seguito del crollo di un ballatoio di una delle Vele di Scampia a Napoli, avvenuto lunedì sera e che ha provocato la morte di due persone e il ferimento di altre tredici, si è posto il problema di dove far alloggiare temporaneamente i residenti: sono circa 800 le persone che abitano nel palazzo, di cui 300 minori.

Dopo i controlli sulla stabilità della struttura già martedì sono state fatte rientrare circa 300 persone in 66 alloggi. Il prefetto di Napoli Michele di Bari ha detto che per le altre 500 «sono state individuate almeno 4-5 strutture che possono accogliere dalle 300 alle 400 persone». Per gli altri 200 si sta verificando la disponibilità di altre strutture. Martedì alcune persone tra quelle evacuate hanno occupato la sede dell’Università Federico II che si trova vicino alle Vele di Scampia, in parte per trovare riparo dal caldo delle tende allestite all’esterno e sotto il sole dalla Protezione civile, e in parte anche per protesta.

Tra queste c’erano anche gli attivisti del Comitato Vele di Scampia, che intervistati da Fanpage hanno chiesto soluzioni per gli sfollati che non siano scuole o palestre. Il rettore dell’ateneo Matteo Lorito ha detto che «naturalmente le porte della nostra sede sono aperte per coloro che hanno necessità di un ricovero».

Non si sa cosa abbia causato il crollo, le ipotesi che circolano in queste ore non sono state verificate. Alcuni testimoni hanno raccontato di una folla accorsa sul ballatoio per assistere a una lite nell’edificio. Altri hanno menzionato i lavori iniziati recentemente per il grande progetto di riqualificazione dell’area, che coinvolge anche la struttura dove è avvenuto il crollo. «Non si fa con le persone dentro, avrebbero dovuto prima costruire e darci le case lì davanti che sono destinate a noi», ha detto una donna, ammettendo anche che nel suo appartamento «tremava tutto da settimane».

Ma nessuna di queste versioni è stata confermata dalle indagini, e secondo il sindaco Gaetano Manfredi i lavori non c’entrano con il crollo del ballatoio. Un tecnico di una delle imprese che si occupano dei lavori, intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, ha detto: «Abbiamo demolito alcuni box, alzato mura di contenimento, eliminato cancellate. Nulla che possa aver favorito il crollo. Sono precipitate tre passerelle in acciaio, a livelli diversi, in pessimo stato di manutenzione».

Il complesso delle Vele, che per decenni sono state il simbolo di molti dei problemi di Napoli, fu costruito tra il 1962 e il 1975 in seguito a una legge approvata nel 1962 per creare nuovi quartieri di edilizia popolare in diverse città italiane. Vennero usati fondi della Cassa del Mezzogiorno, un ente pubblico creato negli anni Cinquanta per finanziare interventi e opere di pubblico interesse nell’Italia meridionale.

Gli edifici si chiamano così per la loro forma: la base è larga e la struttura si restringe man mano salendo ai piani superiori. Le Vele erano inizialmente sette e ogni Vela era composta da due edifici paralleli lunghi 100 metri e alti 45, con 14 piani collegati da ballatoi e rampe di scale. Ogni Vela era denominata dagli abitanti con un colore: quella in cui è avvenuto il crollo è la Vela celeste. Tra le tre su sette rimaste dopo le demolizioni iniziate negli anni Novanta la Vela celeste è l’unica che non sarà abbattuta ma riqualificata attraverso il progetto Re-Start Scampia: è stato avviato dall’amministrazione di Luigi de Magistris e poi proseguito da quella attuale di Manfredi.

Dopo la vittoria alle elezioni del 2021, la giunta di centrosinistra guidata da Manfredi ha ampliato il progetto con i fondi europei messi a disposizione dal PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza con cui verranno spesi i finanziamenti europei del Recovery Fund. Sono stati previsti 156 milioni di euro per completare l’abbattimento delle Vele e costruire nuovi complessi di edilizia residenziale pubblica; un asilo nido da circa 50 posti e una scuola dell’infanzia da 120; un centro civico con funzioni sociali e culturali; nuove strutture commerciali; laboratori artigianali e piccole botteghe; un nuovo parco urbano. Inoltre è prevista la riqualificazione di una grande area di fronte alla stazione della linea 1 della metropolitana. Circa 1.400 appartamenti sono già stati costruiti.

Nella Vela celeste saranno ricavati uffici pubblici del comune e della città metropolitana, l’ex provincia. Prima però dovranno essere costruiti 433 nuovi appartamenti per spostare le ultime 450 famiglie che abitano ancora nelle Vele. I lavori sono iniziati a maggio.

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