L’applicazione senza precedenti di misure restrittive in Francia, in vista delle Olimpiadi
Furono introdotte dopo gli attentati di Parigi del 2015, ma il loro uso oggi sembra eccessivo
Nelle scorse settimane, per garantire la sicurezza dei Giochi Olimpici che cominceranno a Parigi il 26 luglio, sono state applicate 155 nuove misure individuali di controllo e sorveglianza amministrativa nei confronti di persone ritenute pericolose: i provvedimenti sono stati presi sulla base di una legge introdotta nel 2017, e già assai criticata in passato da diverse organizzazioni internazionali, oltre che da molti giuristi. Il problema, ha spiegato il quotidiano francese Le Monde, è che l’applicazione di queste misure, già di per sé restrittive, è stata spesso arbitraria, in qualche caso ingiustificata, e in generale senza precedenti, oltre ad avere riguardato anche molte persone mai condannate o processate.
Le misure individuali di controllo e sorveglianza amministrativa (Micas) prevedono il domicilio coatto, l’obbligo di restare all’interno di un certo perimetro o di non entrare in alcune zone e l’obbligo di presentarsi al commissariato con una frequenza stabilita di volta in volta in base ai casi.
Le Micas riguardano «persone nei confronti delle quali esistono serie ragioni di pensare che il loro comportamento costituisca una minaccia particolarmente grave per l’ordine pubblico» e la loro durata va da un minimo di tre a un massimo di sei mesi rinnovabili fino a dodici. Furono molto usate durante lo stato di emergenza iniziato dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre del 2015, compiuti dall’ISIS e in cui furono uccise 130 persone; poi, dopo la fine dello stato di emergenza, furono prorogate diverse volte fino all’approvazione della legge “SILT” (2017), che permise la loro applicazione anche in via ordinaria.
La legge SILT fu molto criticata fin da subito, perché stabiliva una sorta di stato di emergenza permanente che dava al governo poteri estesi per limitare i diritti e le libertà delle persone. Inoltre consentiva di applicare misure restrittive sulla base di semplici sospetti.
Fino a poco tempo fa le Micas prendevano di mira soprattutto persone uscite dal carcere e condannate per reati legati al terrorismo; le misure più recenti sono invece state dirette su una percentuale significativa di persone mai condannate o addirittura perseguite per tali reati. Alcuni avvocati hanno inviato una lettera al Défenseur des droits, il Difensore dei diritti, una figura indipendente che in Francia si occupa delle denunce di abusi delle forze dell’ordine e di fare delle raccomandazioni ai governi sulle politiche che riguardano la polizia. Nelle lettere si contesta la moltiplicazione delle «misure che attaccano le libertà»: «Più che mai» ha scritto ad esempio l’avvocato Vincent Brengarth, esperto di violenza della polizia, «il diritto di eccezione si intromette nella vita quotidiana (…) e senza che venga esercitato un reale controllo giudiziario» a priori.
Durante una conferenza stampa del 17 luglio, il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha detto che erano state decise 155 Micas in occasione dei Giochi, un numero senza precedenti: «È la strategia del bombardamento a tappeto», ha detto l’avvocato Romain Ruiz, sostenendo che il ministero dell’Interno stia cercando di tutelarsi «in caso di attentato».
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