Alla fine Google continuerà a usare i cookie

Dopo anni in cui aveva cercato un modo per non usare il sistema di tracciamento per gli utenti: ora semplicemente offrirà la scelta di disattivarli

la facciata di vetro di un palazzo con una grande insegna con su scritto google
Gli uffici di Google a New York (Michael M. Santiago/Getty Images)
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Dopo anni di ritardi e ripensamenti, Google ha annunciato che non intende più abbandonare l’utilizzo dei cookie sul suo browser Chrome, il programma più utilizzato al mondo per navigare online. I tentativi dell’azienda di trovare un sistema alternativo per il tracciamento delle attività online degli utenti vanno avanti da anni e hanno subito vari ritardi, oltre ad aver portato a uno scontro con le aziende che vendono pubblicità online. Ora Google ha detto che gli utenti avranno la possibilità di scegliere se disattivare i cookie o mantenerli attivi, e che la decisione potrà essere modificata in qualsiasi momento. Non ha ancora comunicato una data per l’introduzione di questa possibilità.

I cookie sono da tempo molto discussi: tecnicamente le informazioni sull’attività online di chi naviga su internet dovrebbero essere anonime, ma è stato ormai ampiamente documentato che la grande mole di dati raccolta sulle abitudini di navigazione porta a catalogare gusti e preferenze dei singoli in modo da mostrare pubblicità più pertinenti. E una pubblicità più pertinente è di solito più remunerativa per la piattaforma che la gestisce, per il sito che la mostra e per chi ha scelto di promuovere il proprio prodotto. In altri casi la profilazione, cioè la catalogazione dei gusti e delle abitudini di un singolo utente, è più sottile ed è basata sull’età, sulla condizione economica e sul genere, ricostruiti sempre basandosi su ciò che quel dato utente ha fatto online.

Anche su pressione di alcune organizzazioni per la tutela della privacy, negli ultimi anni alcune società che sviluppano i browser hanno iniziato a limitare i cookie di terze parti direttamente all’interno dei loro programmi per navigare online. Firefox di Mozilla e Safari di Apple, per citarne solo un paio, applicano filtri molto più rigidi di un tempo per ridurre il tracciamento degli utenti. Il recente annuncio di Google sembra andare in parte in una direzione simile, dopo vari anni in cui l’azienda aveva cercato di elaborare soluzioni alternative tramite l’iniziativa chiamata Privacy Sandbox.

I sistemi sviluppati da Privacy Sandbox continueranno comunque a essere disponibili, e permetteranno ai siti che lo desiderano di usare sistemi alternativi per raccogliere informazioni sulle attività di chi li visita.

Il sistema funziona, ma riduce sensibilmente la resa economica degli annunci pubblicitari che non possono essere più personalizzati come un tempo, con conseguenti riduzioni dei ricavi per chi fa pubblicità (gli inserzionisti), per le piattaforme che gestiscono gli annunci (come Google stesso e Meta, che controlla fra le altre cose Facebook e Instagram) e per i siti che li ospitano (spesso già in difficoltà a causa della bassa resa degli annunci). In vari paesi sono state adottate politiche più rigide sulla gestione dei cookie, specialmente nell’Unione Europea con le varie evoluzioni delle normative per il mercato digitale.

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