Come la Puglia è diventata la regione dei festival musicali

Un programma lungimirante di contributi pubblici ha permesso la proliferazione di eventi di ispirazione internazionale e meno preoccupati dei bilanci

Una serata del Medimex, organizzato dal 2018 a Taranto
Una serata del Medimex, organizzato dal 2018 a Taranto (Ufficio stampa/Medimex)
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Scrollando la pagina del sito della Regione Puglia intitolata “i festival dalla A alla Z” si contano 48 nomi divisi tra rock/pop, jazz, world music e musica classica. In realtà lì compare solo una parte di tutti i festival musicali organizzati nella regione che negli ultimi anni – più di ogni altra in Italia – ha dimostrato un’eccezionale intraprendenza in questo settore. I festival pugliesi sono tanti, ben organizzati, piuttosto accessibili e con proposte musicali ambiziose e non scontate. Tra i nomi più noti ci sono il Medimex, la festa della Taranta, il Viva! Festival, il Locus.

A differenza di altre regioni dove molti eventi nascono e chiudono in poco tempo per via dei costi insostenibili, in Puglia sembra tutto più facile: lo si deve in particolare al sostegno economico assicurato ogni anno dall’amministrazione regionale, ma non solo.

Il Medimex è un buon esempio di come le cose funzionino diversamente in questa regione. È sia un festival che una conferenza a cui partecipano addetti ai lavori provenienti da tutta Italia per scambiarsi consigli e confrontarsi su come stia andando il mercato dei concerti. Dal 2018 viene organizzato a Taranto e quest’anno – dal 19 al 23 giugno – ha portato sul palco molte band contese tra i principali festival europei: i Pulp nella loro unica data italiana, gli Smile e i Jesus and Mary Chain.

Il Medimex è un caso unico in Italia perché non è organizzato con la Regione, ma dalla Regione. La direzione è affidata a Puglia Sounds, un programma dell’amministrazione regionale nato nel 2010 per sostenere gli operatori dello spettacolo e gli artisti pugliesi portato avanti con il Teatro Pubblico Pugliese, un’agenzia partecipata dalla stessa Regione.

L’idea di base era semplice e non è cambiata negli anni: ogni euro pubblico stanziato per sostenere eventi culturali è un investimento che porterà benefici ad altri settori, in particolare il turismo. Cesare Veronico, coordinatore artistico di Medimex e Puglia Sounds, dice che è andata esattamente come ci si aspettava: «Le ricadute sulla città di Taranto sono evidenti, visto che durante il festival i posti negli alberghi spariscono, ma sono importanti soprattutto le ricadute sulla sensibilità culturale della città, che non deve essere più solo la città dell’ILVA».

Veronico dice che quello dei fondi regionali è un ciclo che si autoalimenta: i festival sono apprezzati, attirano un pubblico consapevole e attento, proveniente in buona parte dall’estero; le amministrazioni comunali sono soddisfatte, quindi la Regione conferma i fondi e pubblica nuovi bandi per far continuare il ciclo e farlo crescere. Per l’edizione del 2024 la Puglia aveva destinato al Medimex un contributo notevole di 2 milioni di euro, di cui alla fine un milione è stato coperto da incassi dei biglietti, sponsorizzazioni e altri introiti. L’obiettivo è rendere il festival sempre più sostenibile.

Rispetto al Medimex, gli organizzatori degli altri festival devono stare più attenti ai conti. Ma negli ultimi anni la Regione ha messo a disposizione diversi tipi di contributi economici che hanno permesso ai festival di nascere e di sopravvivere alle limitazioni imposte durante la pandemia. Oltre ai fondi ministeriali del FUS, il fondo unico per lo spettacolo, e i cosiddetti extra FUS, un altro tipo di fondi ministeriali, ogni anno la Regione apre un bando chiamato “grandi eventi” finanziato con fondi europei per circa 4 milioni di euro.

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Il Viva! Festival, che ogni anno porta migliaia di persone a Locorotondo, è nato nel 2017 proprio grazie all’aiuto iniziale ottenuto con un bando regionale triennale. La sicurezza di avere un sostegno per tre anni, dice Giuseppe Conte, uno degli organizzatori del Viva!, è stata molto importante perché ha permesso di fare una programmazione ambiziosa e per certi versi più libera dalle logiche del mercato.

Negli ultimi anni al Viva! si sono esibiti alcuni tra i dj e i producer di musica elettronica più interessanti a livello internazionale come Sampha, Jamie xx, Moderat, DJ Shadow, Arca, Jon Hopkins, Floating Points, Yves Tumor, John Talabot, Lorenzo Senni, Bonobo e Caribou. Portarli in Puglia, lontana dalle rotte dei tour mondiali, non è semplice. «Tra le altre cose i contributi sono stati confermati anche durante il Covid e ci hanno permesso di superarlo», continua Conte. «Abbiamo fatto due edizioni con un limite di capienza e con le persone sedute: fermarci sarebbe stato drammatico perché tenere i rapporti con gli sponsor è complicato». Nella prossima edizione del Viva!, in programma dall’1 al 4 agosto, si esibiranno tra gli altri gli Air e gli Underworld.

Il sostegno economico dato dalla Regione va da poche migliaia di euro ad alcune decine, in base al progetto presentato da ogni festival e a una rendicontazione puntuale delle spese. I fondi possono essere utilizzati senza molte limitazioni. Il Secolare Festival, quest’anno alla seconda edizione, sfrutta il sostegno economico per mantenere gli abbonamenti a prezzi accessibili (il pass per due giorni costa 29 euro) e per altri servizi rivolti al pubblico come il campeggio gratuito e l’acqua gratis. Si tiene vicino a Corato, in provincia di Bari, vicino al parco dell’Alta Murgia, un’area che lo scorso anno molte persone hanno scoperto proprio grazie al festival.

Il Secolare è nato sull’esempio dei cosiddetti boutique festival come Le Guess Who? di Utrecht o lo Ypsigrock di Castelbuono, sulle Madonie in provincia di Palermo. «Ogni operatore interpreta i bandi a suo modo: noi abbiamo scelto di utilizzare il sostegno economico per fare ricerca e proporre un festival dal respiro europeo», dice Cataldo Bevilacqua, che cura la direzione artistica. «Non abbiamo l’esigenza di rincorrere il nome più grosso, ma stimolare la curiosità del pubblico, puntando sulla qualità». Il 2 e il 3 agosto sui due palchi del Secolare saliranno tra gli altri la band canadese Timber Timbre, il musicista Alabaster DePlume, il musicista elettronico Rival Consoles, il musicista e cantante britannico Richard Dawson, un programma molto eterogeneo.

È ancora più curiosa e antieconomica la scelta del Farm Festival, che inizierà a Putignano domenica 18 agosto e continuerà lunedì 19 e martedì 20, tre giorni della settimana insoliti per un festival. È perfino più insolita la decisione di non comunicare in anticipo chi suonerà nel giorno di apertura: Antonio Conte, uno degli organizzatori, conferma che la line up del 18 agosto verrà annunciata il giorno dopo, il 19, nel giorno del concerto di Lucio Corsi. «La nostra è una scelta per certi versi politica, una risposta all’aumento incredibile dei cachet dei musicisti. Non ci interessano i grandi numeri. Vogliamo che le persone vivano un’esperienza gradevole, senza spendere troppo, senza fare code, senza caciara». Come il Viva, il Farm Festival ha partecipato al bando triennale della Regione nel 2017 e ora è autonomo grazie anche all’organizzazione di concerti durante tutto l’anno in un ex macello, dove si terrà anche il festival estivo.

Il contributo regionale è uno dei motivi per cui in Puglia può essere organizzato il Distorsioni, un festival alt rock, emo e post punk ad Acquaviva delle Fonti, un paese dell’entroterra nell’Alta Murgia, in provincia di Bari. Esiste da 11 anni e nell’edizione di quest’anno in programma il 23, il 24 e il 25 agosto si esibiranno Gilla Band, Bee Bee Sea, Delta Sleep, Sick Tamburo e altri. «Viviamo molto di passaparola, ma possiamo farlo perché abbiamo un pubblico ben preciso: ci siamo accorti che la coerenza paga», dice Andrea Capurso. Lo slogan del Distorsioni è “un luogo sicuro per gli amanti di chitarre e abbracci”.

Lo scorso anno i festival più piccoli hanno iniziato a collaborare in una sorta di associazione informale chiamata Pouf, che sta per Puglia OUtsider Festival. Grazie al Pouf le associazioni si parlano più di prima ed evitano di organizzare i festival nelle stesse date facendosi concorrenza, oppure portano avanti comunicazioni e richieste condivise alle istituzioni. Il Pouf è stato creato anche per scambiarsi consigli utili a spendere meno soldi e a raccapezzarsi tra le tante norme da rispettare. Questo lavoro di condivisione di esperienze viene fatto da anni dalla stessa Regione e da Puglia Sounds, che oltre ai soldi mettono a disposizione dirigenti e funzionari pronti a risolvere i dubbi di chi organizza festival musicali ed eventi in generale.

Tuttavia non sempre funziona tutto alla perfezione. Quest’anno, per esempio, non si sa ancora quanti soldi saranno stanziati nel bando regionale “grandi eventi”. Gli organizzatori hanno avuto rassicurazioni di massima dai funzionari regionali, ma finora sono stati costretti a programmare le spese senza avere certezze.

I problemi sono dovuti principalmente all’assegnazione dei cosiddetti fondi di coesione, fondi europei che vengono distribuiti dal governo alle Regioni. È probabile che i festival sapranno quanti soldi arriveranno a evento già concluso, un ritardo che condizionerà la programmazione della prossima estate. Il mercato dei concerti infatti impone agli organizzatori di iniziare le trattative per gli eventi del 2025 con almeno un anno di anticipo: senza sapere in anticipo quanti soldi saranno messi a disposizione è tutto più difficile.

Un altro problema non secondario è una conseguenza diretta del successo dei festival in Puglia: il ciclo virtuoso di cui parlava Veronico, l’organizzatore del Medimex, si è autoalimentato al punto che i festival sono diventati tantissimi, forse troppi. D’estate trovare una settimana libera da eventi è complicato in tutte le province pugliesi e secondo diversi organizzatori c’è il rischio di saturare l’offerta musicale. La sicurezza economica garantita dai contributi regionali, inoltre, ha portato diverse piccole associazioni a presentare progetti poco strutturati, improvvisati, che non hanno retto più di un anno.

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