Le cavallette stanno di nuovo devastando campi e frutteti in Romagna e nelle Marche

Periodicamente questi insetti nascono in grande quantità e fanno grandi danni alle coltivazioni: l'aumento delle temperature, la siccità e l'abbandono dei terreni non aiutano

Due cavallette su una pesca parzialmente mangiata
Cavallette su una pesca in un'azienda agricola di Toranello, in provincia di Ravenna (Fotografia diffusa dalla CIA il 19 luglio 2024)
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Le associazioni di categoria degli agricoltori hanno segnalato un problema che in queste settimane riguarda molte aziende agricole della Romagna e delle Marche: una proliferazione smisurata di cavallette che mangiano le piante coltivate per il foraggio, ma anche la frutta e gli ortaggi, danneggiando le colture. È un fenomeno che ciclicamente si ripresenta e che negli ultimi anni ha interessato ripetutamente le zone collinari e pedecollinari delle due regioni, favorito dall’abbandono dei terreni, ma non è semplice contrastarlo.

Le cavallette che infestano i campi e i frutteti romagnoli e marchigiani non sono una specie aliena, come altri insetti che rovinano le coltivazioni quale lo scarabeo giapponese (Popillia japonica). Sono le cosiddette “cavallette dei prati” o “locuste dalle ali rosa” e anche il loro nome nella classificazione scientifica, Calliptamus italicus, ne evidenzia la storica presenza in Italia. Sono comunque diffuse in tutto il bacino del mar Mediterraneo, ad esempio in Nord Africa e in Spagna, oltre che in molte aree asiatiche, Cina compresa. Non sono però la stessa specie che periodicamente e in questi anni sta facendo danni nella Sardegna centrale, le “locuste del Marocco” (Dociostaurus maroccanus).

Come altre specie di insetti simili, le cavallette dei prati hanno un ciclo vitale di un anno. Nascono tra la fine di maggio e la fine di luglio, in momenti diversi a seconda delle condizioni meteorologiche: in pianura, dove per la minore altitudine le temperature aumentano prima in primavera, emergono dalle uova con un po’ di anticipo sulla collina, generalmente. Luglio è il mese peggiore per l’agricoltura perché è il mese in cui compaiono le prime cavallette adulte. L’accoppiamento avviene tra la fine di agosto e l’inizio di settembre e ogni femmina depone decine di uova nel terreno, a una profondità di 2 o 3 centimetri, in aree circoscritte che sono chiamate “grillare”.

Tutto questo avviene ogni anno, ma periodicamente possono avvenire delle “pullulazioni”, cioè proliferazioni molto numerose delle popolazioni di cavallette. Sono favorite da diversi fattori ambientali: alcuni dipendono dal clima, altri dal modo in cui i terreni vengono sfruttati.

Pesche mangiate dalle cavallette su un albero

Pesche mangiate dalle cavallette in un’azienda agricola di Toranello, in provincia di Ravenna (Fotografia diffusa dalla CIA il 19 luglio 2024)

Per esempio favoriscono la nascita di un maggior numero di cavallette temperature invernali più alte del solito (come ce ne sono state spesso negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale), perché il gelo causa la morte di una parte delle uova. Anche le condizioni siccitose contribuiscono alle pullulazioni, dato che un’alta umidità del terreno può a sua volta causare una moria di uova; l’umidità è infatti una condizione propizia per la diffusione del fungo Entomophaga grylli, che infetta e uccide le locuste.

Ma anche l’abbandono dei terreni che in passato erano coltivati favorisce la proliferazione delle cavallette, perché nelle aree che non vengono arate e lavorate in altri modi è più facile che le grillare si mantengano intatte fino all’estate. Le attuali pullulazioni sono ricondotte proprio a questo fattore, oltre che alle temperature medie in aumento e ai periodi siccitosi.

Coldiretti ha segnalato la presenza di pullulazioni soprattutto nella zona intorno a Faenza, in provincia di Ravenna, ma il problema riguarda anche le province di Pesaro e Urbino e di Macerata, nelle Marche. Un tipo di coltivazione molto danneggiata è l’erba medica, una delle piante coltivate per la produzione di foraggio per gli animali, ma le cavallette mangiano anche i frutti in maturazione sugli alberi, come pesche, susine e albicocche tardive: alcuni agricoltori hanno deciso di anticipare il raccolto per provare a contenere i danni. Anche i vigneti vengono attaccati.

La sezione romagnola della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) ha chiesto alla Regione Emilia-Romagna di raccogliere dati per individuare le zone interessate dalle pullulazioni e dichiararvi lo stato di calamità naturale per prevedere forme di sostegno agli agricoltori.

Per quanto riguarda gli interventi contro gli insetti, al momento e per la generazione attuale non si può più fare nulla. Non è possibile eliminarle quando sono adulte, non sono disponibili insetticidi che possano farlo. Per contrastare le pullulazioni bisogna intervenire con anticipo: basandosi sulle posizioni delle grillare dell’anno precedente, si possono lavorare i terreni nei periodi più freddi dell’anno, preferibilmente nelle ore serali e notturne, in modo che le temperature più basse facciano morire le uova. La Regione Emilia-Romagna si è impegnata a mappare le zone in cui sono presenti le grillare, con la collaborazione dei comuni e delle aziende agricole interessate, ma finora l’iniziativa non ha risolto il problema. Il fatto che i terreni incolti siano un luogo molto favorevole per la deposizione delle uova non facilita le cose.

L’unico altro intervento che si può portare avanti contro le cavallette è l’uso di un insetticida autorizzato per l’agricoltura biologica che risulta efficace sulle cavallette giovani, quelle non ancora adulte e che si spostano lentamente. Sia nel 2023 che nel 2024 il ministero della Salute ha autorizzato l’uso di questo prodotto – il nome commerciale è Laser, la sostanza attiva che contiene invece si chiama Spinosad – contro le cavallette dei prati e le locuste del Marocco.