L’attacco di Israele in Yemen contro i ribelli Houthi
Gli aerei israeliani hanno colpito la città portuale di Hodeidah distruggendo un deposito di petrolio, in ritorsione per l'attacco esplosivo a Tel Aviv rivendicato dai ribelli yemeniti
Nella serata di sabato 20 luglio alcuni aerei da guerra israeliani hanno colpito un porto dello Yemen controllato dai ribelli yemeniti Houthi, che controllano buona parte del paese e che sono alleati dell’Iran, storico nemico di Israele. Il bombardamento è stato effettuato in risposta all’attacco esplosivo con un drone condotto dagli Houthi nella città israeliana di Tel Aviv nella notte tra giovedì e venerdì scorsi nel quale era morta una persona. È la prima volta che Israele effettua pubblicamente un’azione militare contro gli Houthi dopo mesi di attacchi da parte loro. Nella mattina di domenica l’esercito israeliano ha detto di avere intercettato con le proprie difese aeree un missile lanciato dallo Yemen, mentre i ribelli Houthi hanno detto di avere tentato alcuni lanci di missili verso la città israeliana di Eilat, sul mar Rosso.
Stando alle informazioni fornite dall’esercito di Israele e da alcune fonti in Yemen, gli attacchi di sabato sera hanno interessato una centrale elettrica e un deposito di petrolio e gas nella zona della città portuale di Hodeidah (o al Hudayda) sul mar Rosso. Il bombardamento ha prodotto un grande incendio con un’alta colonna di fumo visibile a chilometri di distanza.
Israele ritiene che il porto sia utilizzato dall’Iran per i rifornimenti di armi agli Houthi che negli ultimi mesi hanno inviato circa 200 missili e droni verso il territorio israeliano. Secondo il ministero della Salute, sempre controllato dagli Houthi, l’attacco ha causato il ferimento di almeno 80 persone, alcune con estese ustioni a causa del grande incendio.
Da tempo gli Houthi sostengono di effettuare attacchi contro Israele in segno di solidarietà e sostegno alla causa palestinese nella Striscia di Gaza, dove la guerra tra Israele e Hamas prosegue ormai da una decina di mesi. Durante un discorso trasmesso in televisione il portavoce degli Houthi, Yahya Sare’e, ha detto che i ribelli non fermeranno «le attività di sostegno ai nostri fratelli di Gaza, a prescindere dalle conseguenze: con l’aiuto di Dio, ci stiamo preparando per una lunga guerra contro questo nemico, fino a quando non fermerà l’aggressione».
L’esplosione a Tel Aviv rivendicata dagli Houthi aveva interessato direttamente un edificio che si trova vicino all’ambasciata statunitense, con un’onda d’urto che aveva coinvolto vari edifici, frantumando i vetri di molte finestre. L’attacco col drone è stato il primo di questo tipo in città dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza: fino a quel momento Tel Aviv era stata presa di mira soprattutto con razzi, e le difese antiaeree israeliane avevano sempre intercettato droni e missili lanciati verso la città.
Negli ultimi mesi sia gli Houthi sia Hezbollah (gruppo armato libanese che come gli Houthi è alleato di Hamas e sostenuto dall’Iran) hanno intensificato gli attacchi contro Israele e contro obiettivi occidentali, in quelli che volta per volta hanno descritto come «atti di solidarietà» col popolo palestinese. In questo caso l’attacco a Tel Aviv era stato compiuto poche ore dopo l’uccisione da parte dell’esercito israeliano di un comandante di Hezbollah nel sud del Libano. Dopo l’attacco un gruppo palestinese vicino ad Hamas aveva ringraziato i ribelli Houthi per continuare «a sostenere gli oppressi e fermare l’ingiustizia sionista» e Hezbollah ha parlato di «un trionfo» dicendo anche che la lotta non si fermerà finché «non finiranno l’aggressione e l’assedio del popolo palestinese nella Striscia di Gaza».
L’attacco israeliano e un peggioramento del conflitto potrebbero avere conseguenze per la popolazione nello Yemen, interessata da tempo da una crisi umanitaria. Nel paese c’è da anni una guerra civile e una parte importante degli yemeniti dipende dagli aiuti provenienti dall’estero per sopravvivere. La distruzione delle aree di stoccaggio del petrolio potrebbe ridurre le forniture di carburante nel nord del paese, con conseguenze non solo per il trasporto del cibo, ma anche dei generatori utilizzati negli ospedali. Anche per questo motivo nei minuti subito dopo l’attacco molte persone a Hodeidah sono corse ai distributori di benzina, temendo di non trovare più carburante nei prossimi giorni.
Dopo l’attacco il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha tenuto un discorso televisivo dicendo: «Chiunque ci faccia del male pagherà un prezzo molto alto per la sua aggressività». Israele ha invitato la popolazione a Tel Aviv e nelle altre città a condurre normalmente le attività di tutti i giorni, non prevedendo nell’immediato particolari ritorsioni da parte degli Houthi.