La Corte Suprema del Bangladesh ha cambiato il sistema delle quote riservate per il pubblico impiego, che aveva portato a violente proteste

Una protesta contro il sistema di assegnazione degli incarichi pubblici basato sulle quote a Dacca, la capitale del Bangladesh, il 17 luglio 2024 (ANSA/Zabed Hasnain Chowdhury/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
Una protesta contro il sistema di assegnazione degli incarichi pubblici basato sulle quote a Dacca, la capitale del Bangladesh, il 17 luglio 2024 (ANSA/Zabed Hasnain Chowdhury/SOPA Images via ZUMA Press Wire)

La Corte Suprema del Bangladesh ha ridimensionato il criticato sistema di assegnazione degli incarichi pubblici basato sulle quote che ha portato alle violente proteste antigovernative delle ultime settimane, durante le quali sono morte più di 100 persone. La Corte ha respinto la decisione di un altro tribunale che aveva ripristinato il sistema delle quote a giugno, stabilendo che il 30 per cento dei posti di lavoro pubblici, molto ambiti perché ben compensati e stabili, spettasse ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971: ora solo il 5 per cento sarà riservato a queste persone e un altro 2 per cento sarà riservato ad altre categorie. Non è ancora chiaro come i manifestanti abbiano reagito alla decisione del tribunale: il portavoce di una delle principali associazioni studentesche ha detto ad AFP che le proteste continueranno.

Il sistema delle quote era stato eliminato nel 2018 perché considerato discriminatorio e non meritocratico e il suo reinserimento ha portato nelle ultime settimane a grandi e sempre più violente proteste in tutto il paese guidate da studenti universitari. Negli ultimi giorni queste proteste si sono allargate, diventando delle proteste antigovernative e includendo anche altre fasce della popolazione. Il governo della prima ministra Sheikh Hasina le ha violentemente represse. Hasina, accusata di governare il paese in modo sempre più autoritario, sostiene il sistema delle quote: secondo gli studenti questo sistema favorisce infatti i sostenitori della Lega Awami, il suo partito, cioè quello che guidò il movimento per l’indipendenza dal Pakistan.

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