In Giappone vogliono capire perché i giovani non si sposano
Il governo ha avviato un ciclo di consultazioni tra le persone tra i 25 e i 34 anni su come mai siano disinteressate al matrimonio e spesso all'avere figli, contribuendo alla crisi demografica
Venerdì l’Agenzia per i Bambini e le Famiglie, l’ente istituito dal governo del Giappone per studiare e proporre nuove politiche per migliorare la qualità della vita dei bambini e degli adulti che ne vogliono avere, ha tenuto la prima consultazione di un nuovo gruppo di lavoro. Era composto da esperti di politiche pubbliche e giovani disposti a condividere le proprie esperienze rispetto a una questione di cui nel paese si discute molto: perché un numero sempre minore di giovani è interessato a sposarsi?
È una questione che al governo interessa perché in Giappone, tradizionalmente, le coppie che fanno figli fuori dal matrimonio non sono ben viste. Il numero sempre minore di coppie che si sposano, quindi, è visto come una concausa della crisi demografica che grava sul paese da decenni.
Con quasi un terzo degli abitanti sopra i 65 anni, infatti, il Giappone è il paese con la popolazione più anziana del mondo. Dal 1975 la popolazione giapponese è stata quasi sempre in costante riduzione per via delle rigide limitazioni all’immigrazione e del ridursi delle nascite. Soltanto tra il 2022 e il 2023 c’è stata una riduzione del 5,1 per cento, e si è toccato il numero più basso di nascite dal 1899, quando il governo ha cominciato a raccogliere queste statistiche: 758.631 bambini. In Italia, che ha poco meno della metà degli abitanti del Giappone (58,6 milioni contro 122,6 milioni) nello stesso anno ne sono nati 379mila. Sempre nel 2023 in Giappone c’è stato il minor numero di matrimoni dagli anni Trenta: meno di 500mila.
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Dalla sua istituzione, avvenuta nel 2023, l’Agenzia per i Bambini e le Famiglie ha cominciato a consultare direttamente i giovani sui motivi per cui non vogliono figli o non si sentono nella condizione di averne. Le consultazioni appena iniziate coinvolgono soprattutto giovani single, o quanto meno non sposati. «Saremmo grati se potessimo sentire quello che avete veramente da dire: cosa state pensando, cosa vi impedisce di realizzare i vostri desideri», ha detto loro venerdì Ayuko Kato, ministra per le Politiche dell’infanzia.
L’agenzia ha citato il più recente sondaggio condotto tra le persone single giapponesi di età compresa tra i 25 e i 34 anni: secondo i risultati, relativi al 2021, il 43,3 per cento degli uomini e il 48,1 per cento delle donne non hanno avuto l’opportunità di incontrare un potenziale partner. Molti di loro non si sono detti nemmeno interessati a conoscere qualcuno con cui potrebbero cominciare potenzialmente una relazione romantica.
Secondo lo stesso sondaggio, i giovani giapponesi dicono di essere riluttanti a sposarsi e a fare figli per via dell’aumento del costo della vita nelle grandi città (dove si concentra la gran parte delle opportunità lavorative), ma anche per via del modo in cui è organizzata la cultura del lavoro giapponese, che richiede orari lunghissimi ed è poco flessibile nei confronti delle necessità extralavorative dei dipendenti. In questo contesto è particolarmente difficile per le donne avere figli senza mettere a rischio la propria carriera, e al contempo è altrettanto difficile mantenere una famiglia con un solo salario.
A queste difficoltà obiettive si aggiungono le conseguenze di un cambiamento nelle aspirazioni dei giovani rispetto alla vita che vogliono condurre, e ai sacrifici che sono pronti a fare per avere dei figli. Come riassume Deutsche Welle, «le donne che hanno preso parte all’indagine hanno detto di non essere interessate al matrimonio perché amano la propria libertà, hanno una carriera soddisfacente e non vogliono addossarsi le responsabilità che tradizionalmente in un matrimonio vengono date alle casalinghe, tra cui tutte le faccende domestiche, la cura dei figli e dei genitori anziani». Anche gli uomini hanno detto di apprezzare la propria libertà personale, e si sono detti preoccupati dal fatto che il loro lavoro fosse precario e non permettesse loro di guadagnare abbastanza.
Un giovane uomo intervistato da Deutsche Welle, per esempio, ha detto che la sua vita da single, semplicemente, lo rende felice: «Posso fare quello che voglio quando voglio e non devo pensare a nessun altro. Posso stare alzato fino a tardi per giocare ai videogiochi o vedere qualsiasi film io voglia al cinema, posso vedere i miei amici. Alcuni di loro si sono sposati, ma sono cambiati, e non li vedo più in giro così spesso». Nelle conclusioni del sondaggio si leggeva semplicemente che «l’idea alla base della famiglia giapponese è cambiata e il matrimonio non è più visto come una rete di sicurezza che garantisce una vita stabile».
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