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  • Venerdì 19 luglio 2024

Il primo disertore della Corea del Nord a diventare vice ministro in Corea del Sud

Si chiama Tae Yong-ho, è un ex diplomatico fuggito nel 2016, e darà consigli al presidente Yoon Suk-yeol sulla riunificazione dei due paesi

Tae Yong-ho nel 2019 (AP Photo/Lee Jin-man, File)
Tae Yong-ho nel 2019 (AP Photo/Lee Jin-man, File)
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Giovedì il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha nominato un disertore norcoreano come nuovo segretario generale del Consiglio consultivo per l’unificazione pacifica, l’organo che elabora politiche in vista di un’unificazione pacifica con la Corea del Nord, che è un paese separato dalla fine della Seconda guerra mondiale ed è guidato da un regime dittatoriale. Quello di segretario generale è un ruolo di una certa responsabilità, equiparato a quello di vice ministro, ed è la prima volta che viene assegnato a un disertore della Corea del Nord: Tae Yong-ho, ex diplomatico del Nord che è stato ambasciatore a Londra fino al 2016, quando fuggì in Corea del Sud e cominciò una carriera politica .

Yong-ho è un personaggio molto conosciuto nella comunità di disertori nordcoreani in Corea del Sud, che conta circa 31mila persone fuggite a Sud dal 1953, anno in cui cessarono i combattimenti (nonostante la guerra sia, formalmente, ancora in corso). Nato a Pyongyang, la capitale nordcoreana, nel 1962, Tae cominciò a lavorare nel servizio diplomatico del paese a 27 anni, dove rimase per quasi trent’anni sotto tre diversi leader della dinastia Kim, che controlla il paese dal 1948.

Quando lasciò l’ambasciata nordcoreana a Londra per rifugiarsi a Seoul divenne il funzionario governativo di più alto profilo a disertare il regime. All’epoca spiegò di aver lasciato il suo paese perché non voleva che i suoi figli vivessero «una vita miserabile» e per via di un crescente disgusto per come esercita il suo potere Kim Jon Un, l’attuale Leader Supremo della Corea del Nord. È stato membro del parlamento sudcoreano tra il 2020 e il 2024, con il Partito del Potere Popolare, conservatore. Aveva provato a candidarsi di nuovo nelle elezioni di quest’anno, senza successo.

Il 14 luglio, durante la “giornata nazionale dei disertori nordcoreani”, Yoon aveva detto che «nessun connazionale nordcoreano che cerca rifugio in Corea del Sud sarà mai rimandato indietro», promettendo di «esercitare ogni sforzo diplomatico» per impedire il rimpatrio forzato dei disertori.

Secondo il ministero per l’Unificazione della Corea del Sud, soltanto nel 2023 sarebbero 196 i rifugiati della Corea del Nord che sono scappati a Sud: il numero è triplicato tra il 2022 e il 2023, probabilmente per via dell’allentamento dei controlli alle frontiere, che invece durante la pandemia di Covid-19 erano stati particolarmente stringenti. Sono comunque numeri molto più bassi rispetto a quelli registrati prima della pandemia: nel 2019 erano arrivate 1.047 persone.

Una volta arrivati nel Sud ricevono automaticamente la cittadinanza e ricevono una somma di denaro per “reinsediarsi” nel paese. Il sistema è un po’ più complesso per i diplomatici, che prima di poter godere di tutti i diritti civili e politici sono obbligati a seguire dei corsi sulla cultura, sulla società e sul sistema politico sudcoreani.

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