Matteo Renzi ha cambiato idea sulle alleanze

Il leader di Italia Viva ha approfittato della “Partita del cuore” e delle foto amichevoli con gli altri leader di opposizione per proporre la formazione di una grande coalizione di centrosinistra

Matteo Renzi ed Elly Schlein alla Partita del cuore
Matteo Renzi ed Elly Schlein alla Partita del cuore (Cecilia Fabiano/LaPresse)

Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha detto che è possibile la nascita di un’alleanza tra il suo partito, il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Fin qui i partiti di opposizione al governo di Giorgia Meloni sono rimasti piuttosto lontani, e la prospettiva di un accordo tra loro era complicata da vecchi rancori e dai veti imposti reciprocamente negli ultimi anni. Di questa apertura Renzi ha parlato al Corriere della Sera due giorni dopo la “Partita del cuore”, un evento sportivo di beneficenza organizzato per raccogliere fondi da destinare all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e all’Ospedale San Salvatore dell’Aquila.

La foto dell’abbraccio tra Renzi e la segretaria del PD Elly Schlein è stata tra le più commentate. Proprio da quell’abbraccio – nato da una grande azione che ha portato al gol di Schlein «grazie al mio assist», ha detto Renzi, poi annullato per fuorigioco – è iniziata l’intervista in cui il leader di Italia Viva sembra prevedere la nascita di una grande coalizione di centrosinistra.

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Secondo Renzi l’alleanza di centrosinistra non solo è possibile, ma è anche l’unico modo «per evitare che ci teniamo per lustri Giorgia Meloni con sorelle, cognati e compagnia cantante», un riferimento ad Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio e responsabile organizzativa di Fratelli d’Italia, e al suo compagno, il ministro Francesco Lollobrigida. «L’alternativa è semplice: subire o reagire», ha detto Renzi. «Per reagire va costruita l’alternativa, dichiarando chiusa la stagione dei veti e mettendo insieme i voti».

La fine della «stagione dei veti» però dovrebbe coinvolgere la stessa Italia Viva, che negli ultimi anni ha sempre rifiutato di collaborare soprattutto con il Movimento 5 Stelle sia a livello nazionale che locale, e che ha faticato a costruire un’alleanza strutturale persino con un partito con cui dovrebbe condividere idee e collocamento, cioè Azione di Carlo Calenda. Il 3,8 per cento ottenuto alle elezioni europee, ha detto Renzi, può fare la differenza alle prossime politiche in almeno una trentina di collegi marginali e per questo «è il tempo delle scelte». Le possibilità sono due: la rinascita del Terzo Polo, cioè appunto l’alleanza con Azione interrotta un anno prima delle europee, oppure la creazione di una coalizione più ampia di centrosinistra.

Secondo Renzi la soluzione più lungimirante è la seconda: usando una definizione di Alcide De Gasperi, tra i fondatori della Democrazia Cristiana e presidente del Consiglio dal 1946 al 1953, l’idea è di un «centro che guarda a sinistra», una «coalizione organica dove noi proviamo a occupare il campo riformista almeno come altri provano a occupare lo spazio più a sinistra».

Al momento, tuttavia, sono molti i temi concreti che dividono i tre partiti: per esempio, il PD e il Movimento 5 Stelle sostengono il referendum contro il Jobs Act, la riforma del diritto del lavoro approvata tra il 2014 e il 2016 da Renzi stesso, e a lui associata nel bene ma soprattutto nel male. In questi anni gli sono state fatte critiche soprattutto da sinistra, perché la riforma avrebbe aumentato il precariato introducendo più flessibilità nel mondo del lavoro. E infatti la giornalista autrice dell’intervista, Maria Teresa Meli, ha chiesto a Renzi come si risolverebbe questa contraddizione.

«La sfida di oggi non è parlare di ciò che è avvenuto nell’Italia del 2014», ha detto Renzi. «Mi interessa di più capire come creare lavoro nei prossimi dieci anni. Come impatta sul mondo del lavoro l’intelligenza artificiale, dalle nuove figure professionali alla sicurezza, tema su cui abbiamo fatto un convegno in Senato proprio ieri. Come creare ricchezza, aumentare produttività, migliorare i servizi? Difendo e difenderò sempre il Jobs Act: ha creato più di un milione di posti di lavoro. Ma è tempo di scrivere il futuro pensando ai nostri nipoti, non ricordando i tempi che furono».

Secondo Renzi è possibile che il governo di Giorgia Meloni cada prima della fine della legislatura: «Sarà la stessa Meloni ad anticipare per evitare di perdere il referendum costituzionale e perché, se anche trova i soldi della legge di bilancio 2025, sull’anno successivo è strangolata dai vincoli», ha detto. Il riferimento è al cosiddetto “premierato”, cioè l’elezione diretta del presidente del Consiglio, ma è improbabile che Meloni preferisca dimettersi piuttosto che affrontare una sconfitta al referendum, mentre i problemi di bilancio sono più concreti e complicati da risolvere. «Ho una certa esperienza nei giochi di palazzo e anche per questo dico che la via maestra è andare a votare. E siccome la presunta elezione diretta della Meloni è talmente pasticciata che non vedrà mai la luce, io dico subito che per me il candidato premier deve essere il leader o la leader di partito che prende più voti nella coalizione».