Come si è mossa Nancy Pelosi
L'ex speaker della Camera è ancora una delle politiche più influenti nel Partito Democratico statunitense, e da tempo lavora discretamente per convincere Joe Biden al ritiro
Negli ultimi giorni, e in particolare tra giovedì e venerdì, le pressioni degli esponenti del Partito Democratico statunitense per convincere il presidente Joe Biden a ritirarsi sono aumentate a tal punto che molti media e molti analisti politici ritengono ormai inevitabile che Biden rinunci alla candidatura alla presidenza, nei prossimi giorni o nelle prossime settimane.
Secondo i resoconti di molti media, un ruolo fondamentale, benché estremamente discreto, nell’organizzare la rete di pressione dei Democratici nei confronti di Biden l’ha avuto Nancy Pelosi, che è l’ex speaker della Camera e, probabilmente, la politica Democratica più esperta e influente dopo il presidente, pur avendo lasciato il suo ruolo di speaker un anno e mezzo fa. Pelosi avrebbe raccolto le lamentele e i timori dei molti deputati e senatori Democratici che si sono rivolti a lei perché preoccupati per l’andamento della campagna elettorale, e soprattutto in questi giorni ha parlato direttamente con Joe Biden, mettendogli davanti il fatto che, se rimane candidato, sarà quasi impossibile per i Democratici battere Trump.
Pelosi non è stata ovviamente l’unica Democratica di rilievo a manovrare per fare pressioni nei confronti di Biden: in questi giorni sono uscite notizie anche su Chuck Schumer, il leader della maggioranza al Senato, e perfino sull’ex presidente Barack Obama. Molti resoconti però danno a Pelosi un ruolo importante, soprattutto per il suo rapporto personale con Biden.
Nancy Pelosi ha 84 anni (Biden ne ha 81) ed è stata per decenni la politica o una delle politiche più importanti del Partito Democratico. Deputata dal 1987, è stata speaker della Camera dal 2007 al 2011 e dal 2019 al 2023, ed è anche nota per essere una delle migliori strateghe del partito, tenace in campagna elettorale e capace di usare metodi anche duri per ottenere la vittoria.
Quando, a fine giugno, nel Partito Democratico si è cominciato a parlare della possibile sostituzione di Joe Biden, dopo il disastroso dibattito presidenziale in cui il presidente era apparso fragile e confuso, Pelosi aveva evitato di intervenire in pubblico, come avevano fatto inizialmente molti altri esponenti di rilievo del partito. Secondo quanto hanno poi ricostruito i media statunitensi, in realtà Pelosi ha cominciato rapidamente a lavorare in maniera discreta per cercare di risolvere la crisi.
Lo ha fatto in due modi: anzitutto, raccogliendo le critiche e le preoccupazioni dei suoi colleghi, molti dei quali si rivolgevano a lei per esprimere i propri dubbi sulla campagna elettorale. Secondo un portavoce di Pelosi, l’ex speaker non avrebbe cercato i colleghi (tradotto: non è stata lei a cospirare attivamente contro Biden), ma ha comunque raccolto e ascoltato le preoccupazioni di quanti la contattavano. Queste telefonate, ha spiegato il Washington Post, sono servite a Pelosi per farsi un’idea della situazione, e per rendersi conto della sua gravità: alcuni senatori e deputati hanno raccontato a Pelosi di quanto i sondaggi nei loro distretti fossero svantaggiosi per il Partito Democratico.
Alla fine Pelosi ha capito che, se Biden fosse rimasto candidato, i Democratici avrebbero rischiato di perdere non soltanto la presidenza, ma anche la Camera, ritenuta l’unico possibile argine a un nuovo mandato di Donald Trump.
L’altra importante attività di Pelosi è stata quella di parlare con Biden in numerose telefonate, per cercare di convincerlo della gravità della situazione. Secondo varie ricostruzioni pubblicate in questi giorni, Pelosi sarebbe stata anche molto esplicita con il presidente.
In una conversazione privata di qualche giorno fa, che è stata descritta da numerosi media (evidentemente perché fatta filtrare da qualcuno), i due avrebbero discusso piuttosto animatamente proprio sui sondaggi. Biden cercava di convincere Pelosi che i sondaggi gli dessero ancora buone possibilità di vittoria, e a quel punto lei avrebbe risposto: «Fai venire Donilon al telefono», citando Mike Donilon, uno dei principali collaboratori del presidente. «Fatemi vedere questi sondaggi». (Nota: il New York Times mette le dichiarazioni di Pelosi tra virgolette, anche se sono state pronunciate in una conversazione privata: è quindi probabile che ci siano state numerose fonti o fonti estremamente autorevoli che hanno descritto la conversazione negli stessi termini, al punto di dare al giornale la sicurezza di mettere le parole di Pelosi tra virgolette).
Chi segue la politica americana aveva capito che Pelosi si stava mobilitando la settimana scorsa, quando in un’intervista con la rete televisiva MSNBC aveva detto: «Sta al presidente decidere se rimanere in gara». Era stata una dichiarazione strana, perché il presidente sosteneva che la decisione fosse già presa da tempo: evidentemente, Pelosi lo stava invitando a ripensamenti.
L’ex speaker avrebbe poi mobilitato i suoi alleati al Congresso per rafforzare la campagna di pressione: Pelosi ha lasciato l’incarico di speaker nel gennaio del 2023, ma gran parte del Partito Democratico le riconosce ancora una fortissima influenza, e molte importanti cariche del partito sono ricoperte da suoi alleati o da persone scelte da lei personalmente: per esempio l’attuale leader del partito alla Camera, Hakeem Jeffries, che si consulta frequentemente con lei per questioni politiche.
Negli ultimi giorni vari deputati ritenuti legati a Pelosi, come Adam Schiff o Jamie Raskin, hanno fatto dichiarazioni scettiche nei confronti di Biden, cosa che ha fatto capire che Pelosi si era di fatto schierata. Lei stessa non ha detto niente in pubblico, ma giovedì molti giornali hanno riportato indiscrezioni sui suoi dubbi e le sue telefonate con Biden e i colleghi: queste indiscrezioni sono state attribuite a fonti anonime informate dei fatti, ma è difficile che sarebbero arrivate ai media senza il consenso di Pelosi.