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  • Venerdì 19 luglio 2024

Lo scontro fra due petroliere nel mare vicino a Singapore

Ha causato un incendio, ma per ora i danni ambientali sembrano contenuti: una delle navi coinvolte sarebbe una cosiddetta "nave ombra", usata per il trasporto di petrolio prodotto in paesi sottoposti a sanzioni

Una foto pubblicata sul profilo Instagram della Marina della Repubblica di Singapore che mostra l'incendio causato dallo scontro delle due navi (Instagram / @singaporenavy)
Una foto pubblicata sul profilo Instagram della Marina della Repubblica di Singapore che mostra l'incendio causato dallo scontro delle due navi (Instagram / @singaporenavy)

Venerdì due navi petroliere sono andate a fuoco dopo essersi scontrate in mare davanti alla Malesia, a circa 55 km a nord-est dell’isola di Pedra Branca, che costituisce il punto più orientale di Singapore, dove si trova uno dei più grandi porti commerciali al mondo: si tratta della petroliera Hafnia Nile, battente bandiera singaporiana, e della Ceres I, registrata sotto la bandiera del piccolo stato insulare africano di São Tomé e Principe, ma di proprietà cinese. Le circostanze che hanno portato allo scontro fra le due petroliere non sono ancora chiare. Le 62 persone che componevano gli equipaggi delle due navi sono state portate in salvo e due sono state ricoverate in ospedale.

L’evento è stato raccontato da diversi giornali internazionali non solo per il potenziale impatto ambientale dello scontro ma anche perché la Ceres I è stata descritta da diversi esperti come una “nave ombra”: una petroliera che viene usata per operazioni clandestine di trasporto di petrolio proveniente da paesi soggetti a sanzioni, come l’Iran, il Venezuela o la Russia, verso paesi asiatici, come la Cina, ma anche verso gli stessi paesi occidentali che impongono le sanzioni. Queste navi, appartenenti alle cosiddette “flotte fantasma”, sono spesso vecchie, malandate e non assicurate e rappresentano un pericolo per l’ambiente, le persone che ci lavorano a bordo e il traffico marittimo.

La società di assicurazioni marittime norvegese Gard, uno degli assicuratori della Hafnia Nile, ha detto a Reuters che è troppo presto per valutare l’impatto ambientale ma le autorità malaysiane hanno dichiarato di essersi preparate ad affrontare potenziali fuoriuscite di petrolio. Secondo gli ultimi dati di tracciamento disponibili forniti dalle società Kpler e LSEG le petroliere erano cariche e la Ceres I avrebbe trasportato greggio iraniano. Secondo quanto riferito da Bloomberg invece la nave sarebbe stata vuota, di ritorno dalla Cina.

Diversi esperti consultati da Reuters hanno detto che negli ultimi anni la Ceres I è stata ripetutamente utilizzata per trasportare petrolio iraniano e venezuelano verso la Cina, in violazione delle sanzioni internazionali. La Ceres I è stata costruita nel 2001 ed è ancora in uso ben oltre il momento in cui la maggior parte degli armatori avrebbe preso in considerazione la sua rottamazione. Non è stato inoltre possibile trovare la compagnia con cui è assicurata ed è possibile che questa assicurazione non esista. Un’età avanzata e la mancanza di un’assicurazione sono due caratteristiche tipiche delle “navi ombra”.

Secondo un report pubblicato in aprile dalla società finanziaria S&P Global la Cina acquista circa il 90 per cento delle esportazioni di greggio iraniano, spesso a prezzi scontati, e lo trasporta utilizzando una “flotta fantasma” composta da centinaia di navi.

– Leggi anche: Le «flotte fantasma» che aggirano le sanzioni sulle esportazioni di petrolio