Perché il guasto informatico ha colorato gli schermi di blu

Quello che molti hanno visto oggi è il “blue screen of death": appare da anni sui dispositivi che usano Windows per segnalare che un errore critico ha causato l’arresto anomalo del sistema

(Microsoft)
(Microsoft)

Venerdì decine di migliaia di persone che utilizzano computer su cui è installato Microsoft Windows hanno provato ad accendere il proprio dispositivo e si sono trovate di fronte a una schermata d’errore blu che bloccava loro l’accesso. È quello che in gergo informatico si chiama “blue screen of death”, ossia “la schermata blu della morte”: appare da anni sui dispositivi che usano Windows o ReactOS per segnalare il fatto che un errore critico ha portato all’arresto anomalo del sistema, che non può quindi più funzionare in sicurezza. Il problema sta creando enormi disagi e disservizi in tutto il mondo, bloccando tra le altre cose aeroporti, banche e aziende.

In questo caso l’errore è responsabilità della società di sicurezza informatica CrowdStrike, molto diffusa soprattutto tra le grandi aziende, private e pubbliche. Per la precisione, sembra che ci fosse un errore in un recente aggiornamento di Falcon Sensor, uno dei servizi offerti dall’azienda: i computer che hanno fatto questo aggiornamento non riescono a caricare correttamente il sistema operativo Windows, e gli utilizzatori rimangono quindi “chiusi fuori” dal proprio computer.

Per aggirare il blue screen of death (BSoD) al momento è necessario eseguire l’accesso con un account amministratore e avviare Windows in modalità provvisoria o nell’ambiente di ripristino Windows. Poi, bisogna accedere alla cartella CrowdStrike, che si trova seguendo questo percorso: C:\Windows\System32\drivers\CrowdStrike, trovare il file il cui nome inizia per “C-00000291” e termina con l’estensione “.sys”, e cancellarlo. Il computer dovrebbe avviarsi normalmente da quel momento in poi.

Ci sono però molte situazioni che potrebbero impedire l’esecuzione sicura di Windows e far quindi apparire una BSoD, relative sia all’hardware (ovvero i pezzi che compongono fisicamente un computer) che al software (ovvero i programmi installati sul dispositivo). La schermata blu appare, per esempio, quando il computer si surriscalda per via di un guasto nell’unità di elaborazione centrale del PC (CPU) o quando si verifica un problema di comunicazione tra un file danneggiato installato sul computer e l’hardware del computer stesso. Nella maggior parte dei casi sono situazioni facilmente risolvibili da qualcuno esperto.

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Microsoft utilizza il colore blu per le schermate d’errore da quando esiste Windows: lo decise negli anni Ottanta lo sviluppatore di Microsoft John Vert, che stava lavorando a Windows 1.0, il primo tentativo di Microsoft di implementare un’interfaccia grafica relativamente facile da navigare anche su PC. Windows 1.0 fu commercializzato nel 1985 e, in caso di errore particolarmente grave, mostrava un miscuglio senza senso di caratteri bianchi su uno sfondo blu. Vert spiegò poi di aver scelto quel colore perché all’epoca i colori visibili su tutti gli hardware video erano limitati, e voleva assicurarsi che tutti gli utenti visualizzassero più o meno allo stesso modo il testo bianco su sfondo blu, rendendola un’esperienza universale.

Il blue screen of death di Windows 1.0 (Wikimedia Commons)

La schermata smise di mostrare dei caratteri casuali e cominciò a dare qualche informazione in più agli utenti a partire da Windows 3.0, prodotto da Microsoft dal 1989. Il primo blue screen of death come lo intendiamo oggi venne introdotto in Windows NT 3.1, nel 1993, e venne mantenuto in tutti i sistemi operativi Windows da quel momento in poi. Talvolta viene utilizzato anche a sproposito, per indicare schermate d’errore di tipo diverso oppure estranee ai sistemi Windows.

Oggi ogni tanto insieme al breve testo che indica l’errore appare anche una faccina triste: è quello che è successo a tantissime persone che si sono trovate di fronte alle conseguenze del guasto nell’aggiornamento di CrowdStrike.

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