Il poker è sempre meno istinto e sempre più matematica

La diffusione di strategie di gioco basate sugli algoritmi sta cambiando un gioco un tempo deciso da bluff e facce impassibili

(Unsplash)
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Fino a una ventina di anni fa i giocatori che partecipavano ai principali tornei internazionali della variante largamente più diffusa del poker, il cosiddetto Texas hold ’em, utilizzavano strategie fondate principalmente sull’istinto e sull’improvvisazione, cogliendo le occasioni e approfittando dei punti deboli degli avversari. Nel gergo dei pokeristi questo stile di gioco veniva definito exploitative play, gioco di sfruttamento: uno degli esempi tipici è quando un giocatore nota la tendenza di un altro a bluffare (ossia fa finta di avere una buona combinazione di carte) troppo spesso, e di conseguenza lo costringe a mostrare le carte che ha in mano.

L’exploitative play è lo stile associato alla vecchia scuola dei giocatori di poker, quella che negli anni Novanta rese il Texas hold ’em popolare in tutto il mondo, enfatizzandone gli aspetti scenicamente più spettacolari e intercettando l’interesse delle emittenti, che cominciarono a trasmettere in diretta i tornei più importanti.

A partire dalla seconda metà degli anni Duemila, con la pubblicazione del libro The Mathematics of Poker e l’enorme successo riscosso dal poker online, ha iniziato però ad affermarsi una strategia diversa, che in un certo senso rappresenta l’antitesi dell’exploitative play: è la cosiddetta GTO, acronimo di Game Theory Optimal.

Come suggerisce il nome, si tratta di uno stile basato sulla cosiddetta “teoria dei giochi”, una branca a metà tra la matematica e l’economia che consiste nello studio e nell’analisi delle decisioni che ogni soggetto compie quando interagisce con altri per ottenere il massimo guadagno possibile, adottando diversi tipi di strategie e soluzioni. Lo scenario preso in considerazione dalla GTO è fondato sul cosiddetto equilibrio di Nash, ossia una situazione in cui nessun giocatore ha interesse a cambiare la propria strategia.

Sempre più giocatori ritengono che la GTO garantisca una probabilità di vittoria più alta rispetto all’exploitative play, anche perché fondata su presupposti matematici. Come ha scritto la giornalista di Vox Nicole Narea, la predilezione per la GTO da parte di un numero sempre più alto di professionisti sta trasformando il poker in un gioco sempre meno istintivo e basato sulle emozioni, al punto che ormai sarebbe diventato un passatempo «da nerd».

I professionisti trascorrono centinaia di ore su app create appositamente per affinare la propria conoscenza della GTO, chiamate poker solver: la più famosa è GTO Wizard, un software che raccoglie un gran numero di simulazioni che spiegano come giocare in modo ottimale in una determinata situazione. «Ci sono giocatori di alto livello che passano molto tempo a guardare simulazioni per memorizzare il maggior numero di soluzioni possibili», ha detto a Vox Liv Boeree, ex giocatrice professionista di poker e unica donna nella storia ad aver vinto sia un evento della WSOP (World Series of Poker, il circuito di poker professionistico più famoso al mondo) che un evento dell’European Poker Tour, il principale circuito europeo.

Secondo Boeree, l’abbandono dell’exploitative play e l’avvento di una nuova generazione di giocatori maniacalmente fissati con la GTO rischia di trasmettere la convinzione che il poker sia «una scienza», quando in realtà si tratta pur sempre di un gioco d’azzardo con un’alta componente di rischio, in cui le possibili combinazioni diverse di 5 carte sono 2.598.960. Di conseguenza, ha scritto Narea, nei grandi tornei dal vivo «i giocatori possono al massimo approssimare le strategie della GTO», ma non replicarle alla perfezione.

Tuttavia, seguire gli algoritmi della GTO può essere utile in alcune situazioni di gioco molto ricorrenti. Doug Polk, un giocatore professionista che in carriera ha vinto tre eventi WSOP, ha detto che la GTO sta avendo una diffusione tale che ormai «non basta più fissare l’avversario negli occhi per convincerlo che non ha la stoffa giusta», come accadeva una volta.

Se applicare questi principi nelle partite dal vivo è possibile fino a un certo punto, nei tornei online la situazione è diversa: in questi contesti, la GTO ha aumentato moltissimo la possibilità di barare. Alcuni tra i siti considerati più affidabili, come per esempio GGPoker, hanno sviluppato degli appositi software per rilevare quando i giocatori utilizzano dei poker solver in tempo reale: in questi casi i loro account vengono bloccati, e le loro eventuali vincite confiscate.

Tuttavia, anche questo tipo di software può essere aggirato agevolmente. Per esempio nel 2020 Fedor Kruse, streamer di videogiochi e giocatore di poker online di discreta fama, fu accusato di utilizzare due computer durante le partite: uno per giocare, l’altro per consultare un poker solver basato sulla GTO. «Oggi è diventato molto più difficile avere successo online», ha detto a Vox il pokerista newyorkese Erik Seidel, considerato una sorta di leggenda nell’ambiente. «La maggior parte dei giocatori è onesta, ma quelli che non lo sono rappresentano un grosso problema. E alcuni siti sono più bravi di altri a controllare questo genere di cose», ha aggiunto.

Secondo Seidel, che nei tornei continua a usare uno stile basato interamente sull’exploitative play, oggi l’unico modo per giocare con la certezza che gli avversari non barino è partecipare ai tornei dal vivo. Ha anche detto di provare una certa nostalgia per il poker della vecchia scuola, quello privo di calcoli matematici, perché «non c’erano davvero soluzioni pronte. Le persone si inventavano le cose strada facendo, facendo affidamento sull’intuito».

Tuttavia, sempre secondo Seidel, nonostante la diffusione della GTO nel poker «c’è ancora molto spazio per la creatività, specialmente nel gioco dal vivo dove hai di fronte volti ed emozioni reali. Anche i giocatori migliori [nell’utilizzo della GTO] commettono ancora qualche errore, e trasmettono indizi che in teoria possono essere sfruttati».