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  • Giovedì 18 luglio 2024

I violenti scontri in Bangladesh durante le proteste contro il governo

Da settimane nel paese ci sono manifestazioni soprattutto contro il sistema di assegnazione degli impieghi nel settore pubblico: sono morte almeno 25 persone

Un agente della polizia bengalese in primo piano, durante gli scontri con gli studenti, 18 luglio 2024 (EPA/MONIRUL ALAM via ANSA)
Un agente della polizia bengalese in primo piano, durante gli scontri con gli studenti, 18 luglio 2024 (EPA/MONIRUL ALAM via ANSA)
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Almeno 19 persone sono morte durante gli scontri tra la polizia, i sostenitori della prima ministra Sheikh Hasina e i gruppi di studenti universitari che stanno protestando contro il governo. Le manifestazioni nel paese sono in corso da settimane, ma lunedì ci sono state violente proteste all’Università di Dacca: da allora sono morte almeno 25 persone e centinaia sono state ferite, secondo quanto riportano i media locali. Ci sono stati scontri anche in altre città.

Giovedì a Dacca, la capitale, alcuni manifestanti hanno fatto irruzione nella sede della televisione pubblica e hanno dato fuoco alla reception. Una producer che lavora lì ha riferito ad Associated Press che alcuni residenti hanno detto di aver perso il segnale anche se dalla sede hanno continuato regolarmente le trasmissioni. Nel quartiere Uttara centinaia di manifestanti hanno bloccato le strade, mentre la polizia ha cercato di disperderli con manganelli e gas lacrimogeni. Alcuni centri commerciali hanno deciso di non aprire e ci sono state limitazioni del trasporto pubblico.

Mercoledì 17 luglio i manifestanti avevano detto di voler imporre una “chiusura completa” del paese, anche se non è chiaro nel concreto come intendano attuarlo. Il ministro della Giustizia Anisul Huq si è reso disponibile a dialogare con loro, sostenuto anche dalla prima ministra.

Gli studenti bengalesi protestano contro un sistema di assegnazione degli impieghi nel settore pubblico che reputano discriminatorio e che vorrebbero sostituire con uno basato sul merito. Per una legge degli anni Settanta, infatti, in Bangladesh il 30 per cento di questi posti di lavoro (che sono molto ambiti perché ben compensati e sicuri) è riservato ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971. Ogni anno 400mila laureati competono per 3mila posti di lavoro.

Nel 2018 il governo di Hasina sospese il sistema delle quote in seguito ad altre proteste di massa degli studenti, ma il mese scorso l’Alta Corte del Bangladesh aveva annullato la decisione in seguito ai ricorsi dei familiari dei veterani, generando le proteste attualmente in corso. La Corte suprema ha a sua volta sospeso la sentenza dell’Alta Corte, e dovrà pronunciarsi definitivamente sulla questione il 7 agosto.