Le operazioni sotto copertura di Israele, anche a Gaza
Agenti speciali travestiti da civili hanno partecipato alla missione che a inizio giugno ha recuperato quattro ostaggi e ucciso decine di palestinesi: è una novità nella Striscia
L’esercito e le forze di sicurezza israeliane compiono operazioni sotto copertura in territorio palestinese da 24 anni: militari e agenti si travestono da civili, usano mezzi civili e si avvicinano così ai loro obiettivi, sfruttando poi l’effetto sorpresa. Esistono unità specializzate in queste operazioni, chiamate mista’arvim e raccontate anche nella serie televisiva Fauda: in questi anni hanno agito soprattutto in Cisgiordania, mentre questo genere di operazioni era ritenuto più complesso nella Striscia di Gaza, dove il controllo di Hamas era maggiore e dove all’interno delle comunità locali la presenza di estranei sarebbe stata più notata e meno giustificabile.
Ma durante la guerra contro Hamas, sfruttando la confusione causata dai bombardamenti e dai continui spostamenti degli sfollati, Israele ha compiuto con successo alcune operazioni sotto copertura anche a Gaza. Farlo in un contesto di guerra aperta è una novità, ma pone anche una questione legale. Travestirsi da civili per compiere operazioni militari è ritenuto dal diritto internazionale un crimine di guerra, anche se il tema è dibattuto dagli esperti legali e militari.
L’operazione sotto copertura più notevole messa in atto da Israele a Gaza è avvenuta nel campo profughi di Nuseirat a inizio giugno e ha portato al recupero di quattro ostaggi vivi e all’uccisione di centinaia di palestinesi: è stata raccontata dal Wall Street Journal in un dettagliato articolo.
L’unità che si è occupata dell’operazione è arrivata nel campo di Nuseirat, nella fascia centrale della Striscia, in pieno giorno, a bordo di due furgoni che fingevano di trasportare persone palestinesi sfollate. Uno aveva una pubblicità di una marca di detersivo, l’altro aveva un materasso e alcuni mobili legati sul tetto. All’interno le squadre erano armate, ma non in divisa, e sono così potute arrivare al centro del campo, vicino al luogo dove erano detenuti gli ostaggi, senza essere notate dai miliziani di Hamas. Nei giorni precedenti, hanno spiegato alcuni esperti al Wall Street Journal, probabilmente avevano compiuto appostamenti e perlustrazioni, sempre sotto copertura.
Era anche stato fatto un addestramento speciale, che prevedeva simulazioni in repliche degli edifici individuati ricostruite in territorio israeliano.
L’operazione è stata condotta da sezioni di mista’arvim della polizia, lo Yamam, e dei servizi segreti interni, lo Shin Bet, ma squadre simili sono presenti anche nell’esercito. L’operazione sotto copertura ha permesso alle squadre di arrivare vicine agli ostaggi senza essere notate e di evitare che i miliziani uccidessero o provassero a trasferire gli ostaggi.
È stato però solo l’inizio di una più ampia operazione militare, che ha coinvolto più di mille soldati, l’intervento dell’aviazione e pesanti bombardamenti. Dopo aver recuperato gli ostaggi i militari israeliani li hanno portati verso la spiaggia, dove sono stati evacuati in elicottero. Secondo fonti del ministero della Salute di Gaza nell’operazione sono state uccise 274 persone e 700 sono state ferite, Israele ha parlato di 100 morti fra miliziani e civili, nonché fra i membri di una propria squadra militare.
Le operazioni sotto copertura erano considerate complesse e poco praticabili nella Striscia di Gaza prima della guerra. I consueti travestimenti degli agenti speciali israeliani, che in Cisgiordania spesso si fanno passare per religiosi, medici, turisti o ebrei ortodossi, erano meno giustificabili e davano maggiormente nell’occhio. Ora sono invece favorite dalla presenza di molte persone sfollate e da un allentato controllo del territorio da parte dei miliziani di Hamas.
Nel diritto internazionale in un contesto di guerra aperta queste operazioni sono considerate potenzialmente problematiche: soldati travestiti da civili rischiano di essere accusati del crimine di guerra chiamato “perfidia”, definito come fingere di essere qualcuno con uno status protetto per compiere un attacco. È stato istituito per proteggere, ad esempio, gli operatori sanitari dal diventare bersagli.
Anche Hamas ha però pubblicato video di miliziani che compiono operazioni di guerra in abiti civili (anche dopo gli attacchi del 7 ottobre) e l’esercito israeliano ritiene che la liberazione di ostaggi civili sia una giustificazione sufficiente per questo genere di operazioni, che hanno precedenti anche in altre guerre. Lo stesso rapimento di civili costituisce peraltro un crimine di guerra.