EssilorLuxottica comprerà il marchio di moda Supreme

una persona con un sacchetto col logo di supreme
(AP Photo/Pablo Salinas)

La multinazionale EssilorLuxottica acquisterà Supreme, uno dei marchi di streetwear più noti al mondo, dal gruppo statunitense di moda di lusso VF. EssilorLuxottica – nata nel 2018 della fusione tra l’azienda italiana di montature per occhiali Luxottica con la società francese produttrice di lenti Essilor – pagherà 1 miliardo e 500 milioni di dollari, molti meno dei 2 miliardi e 100 milioni di dollari pagati da VF nel 2020 quando acquistò a sua volta Supreme. La transazione dovrebbe essere completata entro la fine dell’anno.

VF ha detto che sia i ricavi che i guadagni del marchio sono diminuiti fra il 2022 e il 2023. Fino a qualche anno fa Supreme era il più importante marchio di streetwear al mondo: era noto per i vestiti in colori uniformi e con un grosso logo (una scritta “Supreme” in un riquadro rosso). Negli ultimi anni però ha subito una concorrenza crescente da parte di marchi emergenti, oltre che un calo di interesse dovuto a un cambiamento di tendenza nella moda di lusso, che oggi tende a favorire meno i loghi grossi ed evidenti come quello di Supreme. La stessa acquisizione da parte di VF, gruppo che possiede fra l’altro Vans, Timberland e The North Face, ne ha minato la fama di marchio indipendente.

Supreme fu fondata nel 1994 da James Jebbia, che aveva aperto un negozio a Lafayette Street, a Manhattan, dopo aver lavorato per circa dieci anni in altri marchi di moda newyorkesi (era nato negli Stati Uniti, ma aveva vissuto fino ai 19 anni a Londra). Il negozio era originale e atipico, ricordava anche una galleria d’arte e divenne subito un punto di riferimento per gli skater e per quanti seguivano il modo di vestire della cultura hip hop. Vendeva felpe, magliette, sneaker, cappellini e giacconi sportivi, tutti con il logo in bella vista: rosso con scritta bianca, ispirato alle scritte in Futura Italic delle opere di Barbara Kruger, artista statunitense famosa per le posizioni anti-consumiste. Era anche diventato famoso per i cosiddetti “drop”, la messa in vendita di prodotti in edizione limitata e in piccole quantità in pochi negozi selezionati, spesso con breve o nessuna anticipazione sui social network.