La santificazione di Donald Trump
Alla seconda giornata della convention di Milwaukee i toni sono tornati quelli di un tempo, e molti hanno tirato in ballo il Padreterno
di Francesco Costa
Dopo una prima giornata dai toni relativamente pacati e con contenuti che sembravano rivolgersi soprattutto agli elettori che quattro anni fa avevano votato Joe Biden – con molti oratori afroamericani e persino un sindacalista – la convention del Partito Repubblicano statunitense in corso a Milwaukee, Wisconsin, è tornata al consueto volume e alla consueta retorica estrema e apocalittica.
Il tema della seconda serata era la sicurezza. Ogni persona che ha preso la parola dal palco l’ha affrontato a modo suo, ma tutti o quasi tutti hanno legato la questione della criminalità all’immigrazione irregolare, mentre è stata completamente ignorata la banale realtà: durante l’amministrazione Trump i reati violenti e gli omicidi sono cresciuti molto, per poi tornare sui livelli precedenti negli anni dell’amministrazione Biden.
Il senatore Ted Cruz del Texas ha elencato una serie di casi di cronaca: gravi reati violenti compiuti da immigrati irregolari in stati governati dai Democratici. «Gli americani stanno morendo», ha detto, «uccisi, aggrediti e stuprati dagli immigrati illegali che i Democratici hanno lasciato liberi». Un altro senatore molto influente, Tom Cotton dell’Arkansas, ha difeso le politiche dell’amministrazione Trump sull’immigrazione e ha detto che «Joe Biden pensa che avere dei confini sia razzista».
Il nome di Cotton circola molto come possibile procuratore generale qualora Trump dovesse essere rieletto (fu anche l’autore del contestatissimo articolo «Mandate l’esercito» durante le proteste anti-razziste dell’estate del 2020, articolo che generò grandi polemiche, tensioni e dimissioni dentro la redazione del New York Times).
Il discorso che ha tirato giù il palazzetto però non è stato pronunciato da un parlamentare. Il programma della convention dei Repubblicani prevede che ai politici si alternino delle persone comuni, per raccontare storie personali esemplari del malgoverno dei Democratici. Di norma non sono discorsi particolarmente efficaci, ma quello di Madeline Brame lo è stato. Brame è una donna afroamericana newyorkese, suo figlio era un reduce di guerra: è sopravvissuto all’Afghanistan, ha detto, per finire morto ammazzato a New York.
Il figlio di Brame fu ucciso a coltellate nel 2018 dopo essere stato picchiato da quattro persone in una lite su un marciapiede di Harlem. Due delle persone che presero parte alla rissa sono state condannate a vent’anni, mentre un’altra ha avuto una pena di sette anni e un’altra è stata rilasciata dopo poco più di un anno: peraltro dallo stesso procuratore newyorkese che ha ottenuto la condanna di Trump per il caso Stormy Daniels.
Brame ha raccontato la vicenda con grande efficacia e ha accusato duramente i Democratici per le loro politiche sulla giustizia penale, che negli ultimi anni si sono spostate molto a sinistra, soprattutto nelle grandi città, mentre aumentavano reati e criminalità principalmente nelle zone più povere, quelle abitate dagli afroamericani e dalle minoranze. «Il partito a cui le minoranze povere sono state leali per decenni, verso cui anche io sono stata una fedele sostenitrice, ci ha traditi», ha detto. «Ci hanno accoltellati alle spalle».
Altri discorsi notevoli, ed esemplari del cambio di tono rispetto alla prima giornata di lavori: il governatore Jim Justice del West Virginia è salito sul palco col suo cane, creando un simpatico siparietto, ma poi ha detto che «il paese andrà allo sbando se Trump non sarà eletto a novembre»; Kari Lake, candidata al Senato in Arizona che due anni fa aveva perso un’elezione a governatrice urlando ai brogli, ha accusato i giornalisti presenti in sala, «non siete i benvenuti».
In un contesto simile, non è stato semplice salire sul palco per Nikki Haley e Ron DeSantis, i due principali sfidanti di Donald Trump alle primarie dello scorso inverno, durante le quali lo avevano criticato anche duramente. Haley è stata accolta da qualche fischio, ma ha messo subito le cose in chiaro: sono qui perché sono stata invitata da Trump, ha detto, che ha il mio «forte sostegno», perché «non bisogna essere d’accordo con tutto su Trump per capire che è meglio dell’alternativa».
Era un compito difficile ma importante, quello di Haley, in quanto una delle pochissime persone a salire sul palco della convention pur avendo espresso nel recente passato forti critiche contro Trump: è stata invitata proprio perché usasse questa credibilità per convincere gli elettori ancora indecisi (e anche, dicono i pettegolezzi, perché Trump adora vedere le “conversioni” dei suoi avversari, dopo averli sconfitti). Forse per evitare di trovarsi nello stesso imbarazzo, DeSantis ha dedicato l’intero discorso ad attaccare i Democratici.
Lo stesso ha fatto Vivek Ramaswamy, imprenditore e anche lui candidato alle primarie, ritirandosi però molto presto e senza mai criticare davvero Trump: ha pronunciato un discorso efficace, pieno di passaggi sarcastici contro i Democratici, riscuotendo molti applausi.
Parlando di sicurezza e di reati violenti, è stato inevitabile per quasi tutti gli speaker usare almeno qualche secondo per commentare l’attentato contro Donald Trump avvenuto sabato scorso, che per pochi millimetri non ha trasformato questa festosa convention in un evento che sarebbe stato tragico e senza precedenti. Tanti oratori si sono spinti oltre, suggerendo esplicitamente che Trump sia sopravvissuto per volontà di Dio: «san Donald da Milwaukee», ha titolato una sua newsletter il giornale Semafor.
Questo concetto è stato argomentato a lungo soprattutto da Sarah Huckabee Sanders, governatrice in Arkansas (la più giovane del paese) e già portavoce di Trump, e da Lara Trump, nuora dell’ex presidente e oggi co-presidente del Partito Repubblicano.
Frasi che sono state pronunciate più volte nel corso della giornata: «Dio aveva altri piani per Donald», «è stato Dio a intervenire», «è stato il diavolo a sparare». Donald Trump, che ha assistito ai discorsi serali dal palco d’onore, si è limitato a salutare e ringraziare, lasciando il palazzetto al termine della serata mentre una band suonava dal vivo la canzone “Higher” dei Creed, band di grande successo degli anni Novanta. Genere: christian rock.