La strana morte di sei persone in un hotel di lusso a Bangkok
Sono state trovate dentro a una stanza chiusa e vicino a un tavolo pieno di cibo: l'ipotesi più concreta è che una di loro abbia avvelenato le altre
Martedì sei persone sono state trovate morte in una camera dell’hotel Grand Hyatt Erawan di Bangkok, la capitale della Thailandia. Il caso ha attirato le attenzioni di diversi giornali internazionali per le sue circostanze piuttosto bizzarre. Il Grand Hyatt Erawan è un hotel di lusso, cioè un luogo dove raramente accadono cose del genere: in più le sei persone sono state trovate vicino a una tavola piena di cibo e con le valigie pronte per partire.
Mercoledì si è saputo qualcosa in più sulle presunte cause delle sei morti. Le prime analisi della polizia avrebbero infatti rilevato tracce di cianuro nel sangue delle sei persone, tre uomini e tre donne, che si trovavano nella stanza d’albergo. Lo hanno riferito alcuni funzionari thailandesi ad Associated Press. La polizia ritiene che a compiere l’avvelenamento sia stata una delle sei persone morte, che avrebbe quindi a sua volta assunto il veleno.
Le indagini comunque sono appena all’inizio, e il caso probabilmente continuerà a generare una certa curiosità sia in Thailandia sia all’estero. Ad alimentare le attenzioni ci si è messa anche una certa confusione nelle comunicazioni: l’ipotesi di un avvelenamento era stata prima sostenuta e poi ritirata dalle autorità thailandesi, che mercoledì mattina l’hanno invece riconfermata. Inizialmente alcuni giornali locali avevano parlato di una sparatoria, ma questa indiscrezione è stata smentita dalle autorità.
Le persone morte hanno un’età compresa tra i 37 e i 56 anni. Le sei persone erano cittadine vietnamite, ma due di loro avevano cittadinanza statunitense: anche per questo alle indagini sta collaborando l’FBI, la polizia federale statunitense. I sei avrebbero dovuto lasciare l’hotel martedì pomeriggio ma non avevano fatto il check out. Lo staff allora è andato a controllare e ha trovato i corpi dentro la stanza, chiusa dall’interno. Il gruppo alloggiava in cinque camere: quattro al settimo piano e una al quinto: lunedì si era radunato per pranzo in quest’ultima stanza, la numero 502.
Qui alle 14 (ora locale) di lunedì era stato portato il cibo ordinato con il servizio in camera. La stanza era quella di Sherine Chong, una dei due cittadini americani. Il cameriere si era offerto di preparare il tè per gli ospiti, ma Chong aveva rifiutato. La donna in quel momento era l’unica persona nella stanza: le altre sono arrivate poco dopo, tra le 14:03 e le 14:17. Il cameriere ha riferito alla polizia che secondo lui Chong «ha parlato molto poco ed era visibilmente stressata». Per questa ragione al momento Chong è la principale sospettata del caso.
Martedì pomeriggio, una volta entrata nella stanza 502, la polizia ha trovato il tavolo imbandito: sembra che le persone siano morte appena prima di sedersi a tavola per mangiare.
Sul tavolo però c’erano due termos di caffè e alcune teiere di metallo. All’interno delle tazze la polizia ha trovato residui delle bevande, che sono stati analizzati. I risultati definitivi delle autopsie dovrebbero essere diffusi entro giovedì, ma la polizia ha anticipato che sono state rilevate tracce di cianuro nelle tazze, nei termos e nel sangue delle persone morte.
Le telecamere di sorveglianza non hanno filmato altre persone entrare nella stanza, tranne le sei persone morte. Anche per queste ragioni la polizia ritiene che sia stata una di loro ad avvelenare le altre (e se stessa).
Per ora gli investigatori tendono a escludere che sia stato un suicidio di massa, anche perché diverse delle vittime avevano prenotato attività nei giorni successivi. Inoltre i corpi non erano tutti nello stesso posto, come sarebbe potuto succedere qualora avessero assunto consapevolmente il veleno e atteso insieme di morire. I cadaveri sono stati trovati in punti diversi tra bagno, soggiorno e camera da letto.
Secondo ipotesi preliminari della polizia, il movente potrebbe essere legato ai soldi. Almeno due delle persone morte – Thi Nguyen Phuong e Hong Pham Thanh, marito e moglie – avevano dato soldi a Chong per un investimento nella costruzione di un ospedale in Giappone. L’ordine di grandezza della somma, secondo le autorità, è di «decine di milioni di baht thailandesi»: dieci milioni di baht sono circa 255mila euro.
Una delle principali ipotesi è che il gruppo si fosse riunito per discutere di questo investimento. Secondo il quotidiano thailandese Bangkok Post i sei sarebbero dovuti andare in Giappone, ma c’erano stati problemi con i visti. Chong, la sospettata, avrebbe quindi invitato gli altri cinque a Bangkok per trattare un accordo extra-giudiziale in un contenzioso legale nei suoi confronti, in corso proprio per il progetto in Giappone, su cui non ci sarebbero stati progressi.
Il primo ministro thailandese, Srettha Thavisin, ha definito la vicenda «una faccenda privata», auspicando che non abbia un effetto negativo sul settore turistico, molto importante per l’economia del paese. Prima della pandemia il turismo valeva circa il 18 per cento del prodotto interno lordo della Thailandia. Nel 2019 i turisti erano stati 40 milioni e il paese sta cercando di tornare a quei numeri: l’anno scorso sono stati 28 milioni, in aumento rispetto agli 11 milioni del 2022.