L’inchiesta della procura su un terreno venduto nel comune di Venezia

Sono indagati il sindaco Luigi Brugnaro, il suo capo di gabinetto e l’assessore alla Mobilità, che è stato arrestato

Foto di Luigi Brugnaro
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, 29 maggio 2024 (ANSA/ANDREA MEROLA)
Caricamento player

Martedì l’assessore alla Mobilità del comune di Venezia Renato Boraso è stato arrestato dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’indagine su presunti illeciti nelle trattative di vendita di un terreno nel territorio comunale, a ridosso della laguna. Sono indagati anche il sindaco Luigi Brugnaro, il direttore generale del comune e capo di gabinetto del sindaco Morris Ceron e il vicecapo di gabinetto Derek Donadini.

L’indagine riguarda le trattative di vendita all’imprenditore singaporiano Chiat Kwong Ching della cosiddetta “area dei Pili”, che si trova vicino alla partenza del ponte che collega la terraferma alle isole del centro di Venezia. Il terreno è di proprietà del sindaco Brugnaro, ma dal 2017 è gestito assieme alle aziende e le partecipazioni aziendali del sindaco da un “blind trust”, cioè un fondo che agisce senza alcun contatto con Brugnaro, per evitare eventuali conflitti di interessi: le indagini riguardano anche le azioni di questo blind trust.

L’area dei Pili fu venduta dal demanio pubblico a Brugnaro nel 2006, prima che fosse eletto sindaco (avvenne la prima volta nel 2015): a quel tempo il terreno era di scarso valore perché fortemente inquinato dalle industrie della zona. Alcuni anni dopo però, dopo l’elezione di Brugnaro, la zona è stata identificata dai piani urbanistici del comune come possibile sede di un terminal per il trasporto merci e di un palazzetto dello sport, aumentando molto di valore.

Secondo alcuni documenti delle indagini, citati dai giornali, Brugnaro insieme al suo vice capo di gabinetto, Derek Donadini, e al capo di gabinetto, Morris Ceron, si sarebbe accordato con Chiat Kwong Ching per modificare i criteri di edificabilità dell’area dei Pili. Secondo le carte della procura Ching avrebbe dovuto versare 150 milioni di euro in cambio della promessa da parte dei tre di aumentare la quantità di edifici che si possono costruire nell’area e di modificare i piani urbanistici comunali per approvare un progetto edilizio a uso commerciale e residenziale. Sempre secondo la procura il rappresentante in Italia di Ching, Luis Lotti, avrebbe anche concordato con i tre amministratori di far abbassare la valutazione di un palazzo storico a Venezia da 14 milioni di euro a 10 milioni. Il palazzo è stato poi acquistato da una società di proprietà di Ching.

Sulla vendita del terreno a Brugnaro esiste un’indagine separata, avviata alcuni mesi fa dalla Corte dei Conti, secondo cui la vendita fu irregolare perché oltre all’area dei Pili includeva alcune barene (aree costiere che vengono sommerse dall’alta marea), che sono terreni demaniali che lo stato non può vendere.

Nell’indagine sono coinvolte in tutto 19 persone, di cui 15 sono state sottoposte a misure cautelari (Brugnaro non è fra queste): Boraso e un imprenditore edile, Fabrizio Ormenese, sono stati arrestati, sette persone sono agli arresti domiciliari e sei sono state interdette dai pubblici uffici per 12 mesi. Fra gli indagati ci sono anche Giovanni Seno, direttore generale di AVM, la società partecipata del comune di Venezia che si occupa di mobilità, e il responsabile del settore appalti del comune, Fabio Cacco.

Brugnaro, nato nel 1961, è un imprenditore ed è sindaco di Venezia dal 2015, eletto con una lista civica di centrodestra. Boraso ha 55 anni, e dal 1993 lavora come consulente per varie aziende. Era stato presidente del consiglio comunale (di opposizione) durante l’ultima giunta di Massimo Cacciari (dal 2005 al 2010), e nelle scorse elezioni comunali era stato eletto nella lista di Brugnaro.