Roberta Metsola è stata riconfermata presidente del Parlamento Europeo
Nella prima sessione plenaria dell'assemblea dopo le elezioni di giugno: ora le attenzioni sono tutte sul mandato di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione
Oggi, martedì 16 luglio, è iniziata la nuova legislatura al Parlamento Europeo che si è riunito per la prima volta dopo le elezioni dello scorso 9 giugno in sessione plenaria a Strasburgo, in Francia. Per prima cosa dopo l’insediamento i deputati e le deputate hanno votato la persona che dovrà presiedere il parlamento per i prossimi due anni e mezzo: la maltese Roberta Metsola, già presidente dal 2022, che fa parte del PPE e che è parlamentare europea dal 2013. Metsola ha ottenuto 562 voti, cioè la maggioranza assoluta dei 623 voti espressi.
Metsola ha 45 anni ed è stata la prima parlamentare europea eletta a Malta, nel 2013. Prima di allora era stata un’avvocata esperta di diritto europeo – si è laureata al Collège d’Europe di Bruges, come moltissimi funzionari e politici europei – e dal 2012 al 2013 consigliera dell’Alta rappresentante per gli Affari esteri Catherine Ashton. Nel gennaio del 2022, con il sostegno del Partito Popolare Europeo (PPE), di centrodestra, dei Socialisti e Democratici (S&D), di centrosinistra, e del gruppo liberale Renew Europe, era stata eletta presidente del Parlamento Europeo al posto di David Sassoli, morto mentre era ancora in carica. Fino alla sua elezione era stata la prima vicepresidente del Parlamento Europeo, cioè quella col grado più alto fra tutti e 15 i vicepresidenti. Metsola fa parte dell’ala moderata del PPE e negli anni si è fatta notare soprattutto per il suo lavoro di mediazione con i gruppi di centro e di centrosinistra.
Oggi l’Assemblea ha eletto anche 14 vicepresidenti: tra loro ci sono le italiane Pina Picierno, europarlamentare del Partito Democratico, e Antonella Sberna, di Fratelli d’Italia. Tra martedì e mercoledì saranno eletti anche i 5 questori che compongono l’Ufficio di presidenza del Parlamento: stabilisce le norme per il corretto funzionamento del Parlamento stesso, elabora il progetto preliminare di bilancio e, tra le altre cose, decide in materia amministrativa, di personale e di organizzazione. L’obiettivo dei vari gruppi politici è garantire che la composizione dell’Ufficio di presidenza rispecchi la composizione numerica dei gruppi.
I vicepresidenti possono sostituire la presidente e, se necessario, rappresentare il Parlamento in occasione di cerimonie o atti specifici. I questori si occupano invece di questioni amministrative che riguardano direttamente i deputati. I vicepresidenti e i questori sono eletti a scrutinio unico, a maggioranza assoluta dei voti espressi. Se il numero dei candidati idonei è inferiore a 14, si procede a una seconda votazione per i seggi rimanenti, alle stesse condizioni. In caso sia necessaria una terza votazione, è sufficiente una maggioranza semplice.
Mercoledì il Parlamento voterà anche quante persone formeranno le commissioni mentre l’elenco delle deputate e dei deputati che ne faranno parte (e che vengono decisi internamente dai gruppi politici e dai non iscritti) dovrebbe essere annunciato venerdì. Le commissioni si riuniscono pubblicamente una o due volte al mese a Bruxelles e il loro lavoro consiste principalmente nell’elaborare, modificare e votare le proposte legislative.
Mercoledì mattina, i leader dei gruppi politici discuteranno anche del sostegno all’Ucraina dopo l’invasione della Russia. L’aula voterà una risoluzione sull’argomento alle 17 e definirà la posizione del Parlamento appena eletto sulla questione: la previsione è che comunque confermerà il forte sostegno all’Ucraina.
Infine, giovedì 18, prenderà parola la presidente uscente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per spiegare il programma che intende seguire se sarà nuovamente eletta. Von der Leyen fa parte del Partito Popolare Europeo, di centrodestra. Si era candidata a un secondo mandato già lo scorso febbraio, e anche durante la campagna elettorale per le elezioni europee del 9 giugno si era impegnata con costanza per promuovere i risultati raggiunti durante i suoi cinque anni di mandato e rassicurare soprattutto le forze più progressiste riguardo alle sue intenzioni future.
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La sua nomina era stata confermata a fine giugno dal Consiglio Europeo, che riunisce i capi di stato e di governo dei 27 paesi membri, e dovrà dunque solamente essere approvata dal Parlamento. Ursula von der Leyen dovrà ottenere almeno 361 voti necessari, che corrispondono alla maggioranza assoluta dei 720 membri dell’assemblea. Sulla carta, la maggioranza composta da Partito Popolare, Socialisti e liberali di Renew è sufficiente per ottenere 361 voti, ma poiché lo scrutinio è segreto il suo esito non viene dato per scontato. Se von der Leyen non otterrà la maggioranza richiesta, la presidente Metsola inviterà il Consiglio Europeo a proporre un altro nome entro un mese, per una nuova elezione che seguirà la stessa procedura.
Rispetto alla scorsa legislatura, il Parlamento Europeo è cambiato. Dalle elezioni si sono rafforzati i partiti di estrema destra, che complessivamente oggi hanno quasi 190 seggi.
Il primo gruppo è il Partito Popolare (188 membri, il più numeroso), seguono i Socialisti e Democratici (136 membri) e i Patrioti per l’Europa, la nuova formazione del primo ministro ungherese Viktor Orbán con 84 seggi. Poi ci sono i 78 parlamentari di Ecr (Conservatori e riformisti europei), Renew Europe (77 membri), i Verdi (53 membri), La Sinistra (46 membri) e Esn (Europa delle nazioni sovrane, con 25 membri, tutti di estrema destra). Infine ci sono alcuni parlamentari che non sono iscritti ad alcun gruppo o che non hanno ancora scelto.
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