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  • Lunedì 15 luglio 2024

Le molte e varie teorie del complotto sull’attentato a Donald Trump

Fin dai minuti successivi sono circolate moltissimo sui social, sia da persone vicine ai Repubblicani che ai Democratici

La reazione di alcuni sostenitori di Donald Trump subito dopo l'attentato di sabato a Butler, in Pennsylvania (AP Photo/Gene J. Puskar)
La reazione di alcuni sostenitori di Donald Trump subito dopo l'attentato di sabato a Butler, in Pennsylvania (AP Photo/Gene J. Puskar)
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Nella notte fra sabato e domenica, fin dai primi minuti successivi all’attentato in cui l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato ferito durante un comizio a Butler, hanno iniziato a circolare sulle principali piattaforme social, e in particolare su X (Twitter), teorie del complotto e speculazioni infondate sull’attentato. La diffusione di queste teorie ha coinvolto sia i sostenitori di Trump sia i suoi detrattori: entrambe le parti insomma hanno costruito attorno alla vicenda narrazioni funzionali a screditare gli avversari, alimentando sospetti e confusione.

Alcuni influencer di destra e politici Repubblicani, alcuni dei quali eletti al Congresso, hanno descritto l’attacco a Trump come una cospirazione del deep state – espressione denigratoria con cui si indica l’apparato burocratico statunitense e la sua presunta volontà di controllare i politici eletti democraticamente – organizzata con l’assenso del presidente Joe Biden. Per esempio, riferendosi a Trump, il deputato Repubblicano della Florida Greg Steube ha scritto su X che i Democratici «hanno cercato di metterlo in prigione e ora hanno provato a ucciderlo», mentre il collega Mike Collins, un deputato Repubblicano della Georgia, ha scritto che l’attentato è stato ordinato da Biden, e che il presidente dovrebbe essere incriminato per «incitamento all’omicidio». Il tweet di Collins ha ottenuto più di 6 milioni di visualizzazioni su X.

Anche il proprietario della piattaforma, l’imprenditore Elon Musk, ha condiviso informazioni fuorvianti sull’attentato, suggerendo che la sua riuscita potrebbe essere dipesa «dall’estrema incompetenza» del Secret Service, l’agenzia governativa che si occupa dei principali leader politici statunitensi, cosa di cui si sta effettivamente discutendo, oppure da un atto «deliberato» di qualcuno che ha voluto agevolare l’attentatore.

Altri tweet hanno citato esplicitamente “QAnon”, un articolato sistema di teorie complottiste di estrema destra considerato credibile dai sostenitori più estremisti di Trump. QAnon sostiene che esista un network internazionale di satanisti pedofili con al centro l’establishment finanziario internazionale, produttori e attori di Hollywood e i leader del Partito Democratico, tra cui Hillary Clinton e Barack Obama, che avrebbe come obiettivo quello di osteggiare la carriera politica di Trump.

Per esempio @MelGibsonNew, un account statunitense che condivide spesso teorie cospirative di destra, ha scritto che «questo è il prezzo da pagare quando si abbattono i pedofili satanici d’élite», richiamando per l’appunto le teorie di “QAnon”. Matt Wallace, un influencer di destra seguito da quasi due milioni di utenti, ha scritto che l’attentato a Trump è stato un inside job (una «macchinazione dall’interno», non è chiaro esattamente da parte di chi), accusando gli agenti del Secret Service di avere esitato prima di correre sul palco per proteggere Trump dopo i primi spari.

Ma le teorie del complotto relative all’attentato sono state diffuse anche da utenti vicini ai Democratici. In questo caso la tesi che ha avuto maggiore risonanza è quella secondo cui l’attentato sarebbe stato un’operazione false flag, cioè organizzata dallo stesso Trump per massimizzare i consensi in vista delle elezioni di novembre. L’hashtag staged (messo in scena) è entrato in tendenza su X nelle ore successive all’attentato, accompagnando diversi tweet che sostenevano che l’attacco fosse stato preparato dai sostenitori di Trump. Migliaia di utenti hanno inoltre condiviso tweet che contenevano informazioni false, come quella secondo cui l’attentatore Thomas Matthew Crooks avrebbe sparato con una pistola ad aria compressa.

Altre speculazioni hanno riguardato le foto dell’attentato, e in particolare una che è circolata più delle altre e che gran parte dei giornali statunitensi e internazionali ha usato per illustrare i propri articoli: quella scattata con grande tempismo dal fotografo di Associated Press Evan Vucci, che riprende Trump dal basso, subito dopo che si è rialzato in seguito agli spari, con il sangue sul lato destro della faccia e il pugno alzato, mentre quattro agenti della sicurezza cercano di allontanarlo dal palco.

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Il notevole allineamento di elementi e circostanze emblematiche che hanno reso questa foto di fatto iconica e più adatta delle altre a rappresentare la situazione ha generato perplessità in alcuni utenti. Per esempio, un tweet pubblicato subito dopo l’attentato da uno youtuber statunitense e cancellato dopo qualche ora definiva la composizione della foto di Vucci «troppo dannatamente perfetta», soffermandosi in particolare sul dettaglio della bandiera statunitense sullo sfondo. Prima che venisse cancellato il tweet aveva ricevuto un milione di visualizzazioni.

Prima che il nome di Crooks diventasse di pubblico dominio, sui social avevano poi iniziato a circolare notizie false anche sull’identità dell’attentatore. In modo piuttosto sorprendente, perlomeno se vista dall’Italia, una di quelle ad avere attecchito di più indicava come attentatore il giornalista sportivo italiano Marco Violi, youtuber con un discreto seguito e direttore del sito romagiallorossa.it. Violi è stato scambiato per l’attentatore per via di alcuni tweet fatti circolare da utenti di Twitter che lo prendono spesso in giro per i suoi modi sopra le righe di parlare della Roma. Fin dai primi tweet Violi era stato indicato come “militante antifascista”: cosa che fa suggerire che la teoria complottista sia circolata soprattutto negli ambienti di destra.

La diffusione di questa notizia falsa comunque è stata così ampia che alcune fra le principali testate e agenzie stampa internazionali come ReutersBloomberg NBC News hanno pubblicato articoli di fact-checking per smentire che Violi fosse davvero l’attentatore di Trump. Se fosse circolata solo in Italia probabilmente la notizia sarebbe sembrata immediatamente implausibile, ma in un paese in cui Violi è presumibilmente sconosciuto ha finito per essere molto ricondivisa.

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