Quella della Spagna è una vittoria meritata come poche
Ha dominato gli Europei maschili di calcio, dimostrando ancora una volta l'efficacia dei suoi principi di gioco, aggiornati di recente dall'allenatore Luis de la Fuente
La Spagna ha vinto gli Europei maschili di calcio dopo aver battuto 2-1 l’Inghilterra nella finale di Berlino, diventando la Nazionale che ha vinto più volte il torneo, quattro in tutto; le altre tre erano state nel 1964, nel 2008 e nel 2012. All’inizio del torneo la Spagna non era considerata la favorita principale, ma sin dalla prima partita ha mostrato di essere la squadra migliore, giocando un calcio organizzato ed entusiasmante e vincendo contro avversarie molto forti come Germania, Francia e Inghilterra. Ha vinto tutte e sette le partite (contro la Germania ai supplementari), segnando 15 gol (un record per gli Europei) con dieci calciatori diversi e dominando molto spesso il gioco.
Il percorso perfetto della Spagna negli Europei del 2024
Tutti i principali media e commentatori sportivi concordano nel riconoscere come meritata la vittoria della Spagna. I due ex calciatori e opinionisti per la BBC Chris Sutton e Gary Lineker hanno detto che «è una cosa positiva per il calcio che la Spagna abbia vinto il torneo giocando in quel modo» e che «è una dura sconfitta per l’Inghilterra, ma è una vittoria per il calcio offensivo». L’ex allenatore del Milan e dell’Italia Arrigo Sacchi, che oggi commenta il calcio sulla Gazzetta dello Sport, ha scritto che «la vittoria della Spagna premia il merito e la bellezza, e questa è una lezione che tutti dovremmo imparare: chi gioca bene è più facile che abbia successo. La Spagna ha dominato il campo, ha mostrato come si fa calcio».
El País, il principale quotidiano spagnolo, ha scritto che «la Spagna ha ritrovato il filo di quel gioco che la guidò nei suoi anni d’oro. E non solo, dopo aver ritrovato il filo, ha costruito su di esso con lo stesso eccezionale talento, con grandissima energia e con una fede che resiste a ogni momento di dubbio. Il tutto coronato dalla scoperta di Lamine Yamal e Nico Williams, che si sono inseriti senza problemi nel vecchio sistema di gioco».
Tra il 2008 e il 2012 la Spagna vinse due Europei e i Mondiali con una delle nazionali più forti e riconoscibili di sempre, che basava il suo gioco sul dominio del pallone e degli spazi e sul pressing organizzato. La Spagna che ha appena vinto gli Europei punta ancora a controllare il gioco, ma è una squadra più verticale, che attacca velocemente sfruttando soprattutto il talento dei suoi esterni offensivi Lamine Yamal e Nico Williams, decisivi anche nella finale contro l’Inghilterra (Williams ha segnato il gol dell’1-0 su assist di Lamine Yamal).
Dopo la partita contro l’Inghilterra ha ricominciato a essere condivisa sui social una statistica abbastanza eccezionale sul calcio spagnolo: dal 2002, la Nazionale e le squadre di club spagnole hanno giocato 23 finali nelle principali competizioni internazionali (Champions League, Supercoppa europea, Europa League, Mondiali ed Europei) contro squadre straniere, vincendo tutte e 23 le volte.
La statistica riguarda chiaramente squadre tra loro molto diverse in periodi e competizioni diverse, ma si può dire che tante di queste vittorie siano fondate su un’idea di calcio coraggiosa e propositiva, che si è dimostrata efficace per vincere i tornei, com’è successo alla Spagna in questi Europei. L’allenatore Luis de la Fuente, 63 anni, fu nominato nel dicembre del 2022 per sostituire Luis Enrique dopo l’eliminazione della Spagna agli ottavi di finale dei Mondiali. De la Fuente lavora da oltre dieci anni per la federazione spagnola: prima di arrivare in nazionale maggiore ha allenato la Nazionale under 19, poi l’under 18 e infine l’under 21.
Con le nazionali giovanili ha vinto due Europei (under 19 nel 2015 e under 21 nel 2019) e ha fatto esordire diversi calciatori che oggi fanno parte della Spagna: nella finale degli Europei under 21 del 2019 giocarono Fabián Ruiz, Mikel Merino, Dani Olmo e Mikel Oyarzabal, che nella finale contro l’Inghilterra ha segnato il gol del 2-1. Il lavoro di de la Fuente evidenzia quanto la federazione spagnola punti a dare una certa continuità di idee alle sue nazionali, che giocano seguendo gli stessi principi sin dai livelli giovanili.
Parlando di come negli ultimi vent’anni la Spagna sia diventata «la più spietata macchina da vittorie nella storia del calcio», il quotidiano inglese The Independent ha raccontato che all’inizio degli anni Duemila il calcio spagnolo «ha intrapreso una rivoluzione sin dalle sue radici, partendo dall’allenamento. Prendendo in prestito i metodi del settore giovanile del Barcellona, centinaia di allenatori sono stati formati per sviluppare il talento, dando priorità alla tecnica. È stato promosso uno stile di gioco preciso in tutto il paese: i difensori che giocano la palla, l’amore per il possesso, passaggi, passaggi, passaggi».
De la Fuente, un allenatore che è un po’ il simbolo di questa filosofia della federazione spagnola, negli Europei appena conclusi ha portato la Spagna su un nuovo livello, rendendola la squadra più convincente e moderna del torneo. Ci è riuscito unendo queste idee del calcio spagnolo a principi più attuali, come la ricerca di un gioco più verticale, che mira cioè a correre subito verso la porta avversaria appena viene ripreso il possesso del pallone. Allo stesso tempo, è riuscito a far convivere calciatori più esperti come Dani Carvajal e Rodri (premiato come miglior giocatore del torneo) con altri più giovani come Pedri, Dani Olmo, Lamine Yamal e Nico Williams, mettendoli tutti nelle condizioni di esprimere al massimo il loro talento.
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