Le gare di schiaffi stanno iniziando a farsi sentire
Alcune federazioni stanno tentando di legittimarle come sport a tutti gli effetti, ma rimangono controverse perché molto pericolose
Da almeno cinque anni Vasil Kamotskii, un allevatore di maiali che vive a Krasnojarsk, una città della Russia siberiana, è diventato famoso su YouTube grazie alla sua abilità nel cosiddetto slap fighting, uno sport da combattimento controverso e spesso criticato per i rischi a cui sono sottoposti le persone che lo praticano, e che negli ultimi tempi sta riscuotendo una certa popolarità.
In sostanza, si tratta di una gara di schiaffi in cui due atleti si alternano nei ruoli di striker (chi tira lo schiaffo) e defender (chi lo riceve): ogni incontro dura per un certo numero di riprese, che varia a seconda delle regole di ciascuna federazione. Si può vincere per knock out (ossia costringendo l’avversario a ritirarsi) oppure in base ai punti assegnati da un’apposita giuria, le cui valutazioni variano a seconda di alcuni parametri, come l’intensità dello schiaffo e la velocità nel recuperare dopo il colpo ricevuto.
Quando Kamotskii diventò famoso su internet per via delle sue prestazioni nelle gare di schiaffi, lo slap fighting non era ancora uno sport istituzionalizzato. Era praticato soprattutto in Russia, dove venivano organizzate delle raffazzonate gare di sberle durante alcuni eventi dedicati al fitness e che di solito avevano in palio montepremi modesti, di poche centinaia di euro. Kamotskii si fece notare proprio in quel contesto informale e poco professionale, grazie al successo dei video che raccoglievano i suoi knock out più impressionanti.
Negli ultimi anni, anche per via della popolarità che i video delle gare di schiaffi hanno avuto sui social, alcuni imprenditori (principalmente russi e statunitensi) hanno deciso di investire su questa particolare disciplina, creando delle federazioni di slap fighting caratterizzate da tutti gli elementi tipici degli sport da combattimento, come le categorie di peso e le cinture.
Per rendere questi eventi ancora più appassionanti per il pubblico, queste federazioni hanno introdotto alcuni concetti tipici degli sport statunitensi maggiormente legati all’intrattenimento, come per esempio le storyline tipiche del wrestling professionistico, ossia rivalità scritte appositamente per generare un certo interesse attorno a un determinato incontro, e i presentatori che introducono gli atleti con un tono di voce solenne e impostato. Una abbastanza famosa è la Slap Fighting Championship, i cui eventi vengono spesso presentati da celebrità come Arnold Schwarzenegger e Logan Paul, un famoso youtuber americano che fa video dedicati allo sport da combattimento.
La più grande e seguita è però la Power Slap, fondata da Dana White, CEO della UFC (Ultimate Fighting Championship), la principale lega di arti marziali miste, nel 2022. White decise di creare una federazione di slap fighting tre anni fa, dopo essersi imbattuto nei video di Kamotskii. Il principale canale di promozione della federazione è il reality show Power Slap: Road to the Title, che viene trasmesso a livello internazionale dalla piattaforma di sport in streaming canadese Rumble: la terza stagione del programma inizierà il 24 luglio.
Oltre al reality show, Power Slap organizza anche altri eventi, che in tutti i casi vengono ospitati a Las Vegas, in Nevada. La Nevada State Athletic Commission, la società che regola tutti gli sport di combattimento all’interno dello stato del Nevada, ha infatti concesso a White di organizzare eventi sotto la sua giurisdizione.
A giugno White è riuscito a mettere sotto contratto Kamotskii, che ha combattuto il suo primo incontro contro Kamil Marusarz, un 26enne di Orland Park, nello stato americano dell’Illinois. Kamotskii ha battuto Marusarz con un solo schiaffo, in quello che le riviste americane più attente agli sport da combattimento hanno definito un knock out piuttosto spettacolare.
Il coinvolgimento di un personaggio famoso dell’ambiente come Kamotskii e la collaborazione con un’associazione riconosciuta come la Nevada State Athletic Commission fanno parte di una strategia che White ha elaborato per dare una sorta di rispettabilità allo slap fighting, che fatica a essere riconosciuto come uno sport a tutti gli effetti ed è spesso criticato per le cruente modalità degli incontri e per le complicazioni per la salute degli atleti.
Nel 2023 la giornalista di Sky News Faiza Saqib intervistò alcuni neurologi per commentare la prima stagione di Power Slap: Road to the Title: concordarono tutti nel definire lo slap fighting uno sport molto pericoloso, soprattutto per via della possibilità di riscontrare commozioni cerebrali.
Il neurologo Chris Nowinski, amministratore della Concussion Legacy Foundation (una società che si occupa di sostenere le famiglie di atleti con commozioni cerebrali) definì il programma «puro sfruttamento» e disse che White avrebbe dovuto «vergognarsi» per aver creato uno spettacolo così pericoloso. Il neurologo Nikos Evangelou, docente presso il Nottingham University Hospital, aveva criticato una delle regole imposte dalla federazione di White, ossia la penalizzazione degli atleti che si muovono o sussultano quando ricevono uno schiaffo. Secondo Evangelou queste reazioni non dovrebbero essere proibite, perché potrebbero contribuire a ridurre l’impatto del colpo; stabilendo questa regola, la federazione di White avrebbe invece sostanzialmente aumentato la possibilità di riportare danni cerebrali.
Al di là di queste osservazioni, Evangelou criticò la stessa esistenza di uno sport del genere, definendolo «la ricetta per un disastro». Rispondendo a queste critiche, White disse che la sua federazione «spende molti soldi per assicurare di avere due persone sane al momento dell’incontro, e un’adeguata assistenza medica durante e dopo il combattimento. Queste sono le cose su cui dobbiamo educare le persone, proprio come facemmo anni fa con le arti marziali miste».
Intervistato recentemente dal New York Times, White ha detto di non essere turbato da questo tipo di critiche, dato che sono le stesse che aveva ricevuto già in passato, quando tentava di rendere popolari l’UFC e le arti marziali miste, uno sport che oggi ha acquisito una popolarità enorme, ma che fino a qualche anno fa veniva spesso etichettato come brutale e violento. «Tutti dicevano che l’UFC non era un vero sport, che era barbaro, che non avrebbe mai funzionato», ha detto. L’UFC fu fondata nel 1993, ma ottenne l’autorizzazione per organizzare i suoi eventi in tutti gli stati americani soltanto dopo un lungo percorso di legittimazione pubblica, concluso nel 2016. Oggi è un’azienda con un fatturato annuo di quasi un miliardo di euro e un seguito molto ampio.
Tuttavia, sdoganare lo slap fighting presso il grande pubblico potrebbe essere più difficile, dato che i rischi per la salute degli atleti sono troppo alti, e lo rimarrebbero anche in presenza di un’adeguata regolamentazione. La Power Slap ha provato a introdurre alcune regole che, in teoria, dovrebbero conferire a queste competizioni una maggiore sicurezza. Per esempio, ogni atleta deve indossare un paradenti e dei tappi per le orecchie in cotone, e per essere regolari i colpi devono essere assestati in una zona del viso ben precisa, sopra la mandibola ma sotto gli occhi, escludendo quindi il mento.
Tuttavia, tutti i correttivi applicati a questa disciplina sono considerati inconsistenti da praticamente tutti gli esperti, secondo cui tentare di rafforzare la sicurezza dello slap fighting è sostanzialmente inutile. «Questo non è uno sport, ok?», ha detto al New York Times Gregory O’Shanick, direttore medico della Brain Injury Association of America. «Uno sport è una gara di atletismo o abilità. Qui c’entra soltanto la capacità fisiologica di resistere a un trauma contundente alla testa. È come vedere quante volte qualcuno riesce a sbattere la testa contro un muro di mattoni».