Il parlamento del Gambia ha respinto una contestata proposta di legge che avrebbe permesso di nuovo la mutilazione dei genitali femminili
Il parlamento del Gambia, un piccolo paese dell’Africa occidentale, ha respinto una proposta di legge che avrebbe annullato il divieto di mutilazione dei genitali femminili. Il divieto, introdotto nel 2015, rimarrà quindi in vigore. A marzo la stessa proposta di legge era stata approvata a larga maggioranza in prima lettura: questo aveva spinto molti a ritenere che il Gambia sarebbe diventato il primo paese al mondo ad annullare un divieto del genere, dopo l’eventuale approvazione definitiva della legge. La proposta di legge era stata molto contestata, sia in Gambia che all’estero, e durante la seconda votazione, lunedì, molti parlamentari hanno infine cambiato la propria opinione e ciascuno dei commi è stato respinto con una vasta maggioranza. Visto l’esito del voto, il presidente del parlamento ha deciso di interrompere il processo legislativo ancor prima che si svolgesse la terza e ultima votazione.
Il Gambia ha circa 2,6 milioni di abitanti, è una repubblica presidenziale ed è a maggioranza musulmana. Di solito nel paese le mutilazioni genitali femminili consistono nel tagliare il clitoride e le piccole labbra di bambine e ragazzine quando hanno tra i dieci e i quindici anni. Nel 2015 abbastanza inaspettatamente il dittatore Yahya Jammeh le fece vietare. Non spiegò mai il motivo della decisione, ma è probabile che sia stato influenzato dalla moglie, proveniente da un paese in cui non si praticano, il Marocco. Il divieto però non è praticamente stato messo in atto: solo due persone sono state condannate per averlo violato.
Le mutilazioni dei genitali femminili hanno forti valenze culturali e religiose in diversi paesi, soprattutto in Africa e nel Medio Oriente, dove sono considerate un pilastro della tradizione e del matrimonio, sono viste come una specie di rito di passaggio in molte fedi e sono sostenute sia dagli uomini che da molte donne. Sono praticate in almeno 27 paesi africani, tra cui Egitto, Etiopia, Kenya, Burkina Faso, Nigeria e Senegal. Rischiano però di comportare gravi complicazioni per la salute di chi le subisce, e in alcuni casi anche la morte.
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