Quest’anno il “festino” di Santa Rosalia a Palermo è stato speciale

Perché era il 400° anniversario del ritrovamento delle reliquie, celebrato da oltre 300mila persone che hanno seguito il carro per le strade del centro

Il carro di santa Rosalia realizzato per il festino del 2024
Il carro di santa Rosalia realizzato per il festino del 2024 (Cattedrale di Palermo)

Domenica sera nel centro di Palermo oltre 300mila persone hanno partecipato al “festino” di santa Rosalia, le celebrazioni della santa protettrice della città. Il festino è una delle ricorrenze religiose più sentite in Sicilia e considerata la festa più importante di Palermo: è una sfilata intervallata da diverse esibizioni di attori teatrali e cantanti, oltre che dai discorsi di autorità cittadine come l’arcivescovo e il sindaco. Quest’anno il festino è stato speciale per via del 400esimo anniversario del ritrovamento delle reliquie della santa, ma soprattutto per la cospicua offerta di spettacoli, che sono andati avanti fino alle 2 di notte.

Come molte delle celebrazioni religiose siciliane, anche il festino di Santa Rosalia è il risultato della contaminazione tra la liturgia sacra e le tradizioni popolari più profane. Santa Rosalia, chiamata dai palermitani la “santuzza”, era una donna vissuta nel XII secolo durante la dominazione dei Normanni. Era figlia del duca Sinibaldo della Quisquina e del Monte delle Rose, che la concesse in sposa al principe Baldovino meritevole di aver salvato la vita al duca durante una battuta di caccia. Rosalia aveva già promesso di dedicare la vita alla preghiera e per questo fuggì, vivendo da eremita prima sul monte della Quisquina, dove trascorse dodici anni, e poi in una grotta sul monte Pellegrino, la montagna vicino a Palermo, dove rimase fino alla morte. Da allora la storia di Santa Rosalia, della sua lotta alle regole del patriarcato e della sua volontà di affidarsi a se stessa, è diventata un simbolo di forza e di emancipazione.

Il culto della santa crebbe negli anni Venti del Seicento, quando un’epidemia di peste si diffuse a Palermo e causò la morte di circa 30mila persone, un quarto degli abitanti. Secondo la tradizione, le ossa di santa Rosalia furono trovate nel 1624 in una grotta del monte Pellegrino grazie a una donna che aveva sognato una ragazza in abito monacale: la ragazza le aveva promesso di guarirla da una forte febbre se fosse andata in penitenza sul monte Pellegrino. In un nuovo sogno, poi, le indicò una grotta in cui scavare.

Le ossa furono custodite nella cattedrale di Palermo. Il senato della città decise che sarebbero state messe in un’urna d’argento all’interno di una cappella, e che ogni anno il 15 luglio dovessero essere portate in processione. Già nel 1625 furono organizzate celebrazioni che durarono 9 giorni. Il 4 settembre, giorno in cui secondo la tradizione nacque santa Rosalia, fu pubblicato un avviso delle autorità sanitarie che dichiararono finita l’epidemia di peste.

Da allora ogni anno le celebrazioni richiamano migliaia di persone nelle strade del centro di Palermo. La maggiore attrazione è proprio la sfilata della statua di Rosalia organizzata ogni anno la sera del 14 luglio: viene portata lungo il Cassaro, ovvero via Vittorio Emanuele, fino a porta Felice.

Quest’anno la direzione artistica è stata affidata a Marco Balich del Balich Wonder Studio di Milano. Lungo il percorso del carro si sono susseguiti spettacoli teatrali. Di fronte alla cattedrale c’è stata una breve esibizione del trio Il Volo, in cui hanno cantato tra le altre cose “Nessun dorma”. Poco dopo c’è stato l’intervento dell’arcivescovo Corrado Lorefice, che ha invitato la popolazione a contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti. Lorefice ha paragonato il crack alla peste: «A chi vogliamo lasciare la nostra città, i nostri quartieri, le nostre case, le nostre strade? Questa tremenda peste entra nelle nostre case, nelle nostre scuole, nei luoghi di ritrovo dei giovani, nei luoghi di divertimento e dello sport. Ci invade sotto i nostri occhi». Lorefice ha poi criticato la Regione Siciliana, colpevole secondo lui di non aver ancora approvato un disegno di legge per il contrasto alle dipendenze.

All’altezza della cattedrale alla statua di Santa Rosalia è stato tolto il velo nero che la nascondeva. Il tragitto verso l’incrocio dei Quattro Canti e poi verso il mare è stato accompagnato da sbandieratori, giocolieri, mangiafuoco oltre che da alcuni dj set, proposti per la prima volta nelle celebrazioni. Il festino è durato oltre 4 ore, fino alle 2 del mattino, al termine di un’ora di spettacolo di fuochi d’artificio. Il 15 luglio sono previste le celebrazioni più religiose, tra cui l’attesa processione dell’urna che contiene le reliquie della santa: dalle 19 sarà portata lungo le strade del centro storico.