• Domenica 14 luglio 2024

Le iniziative politiche per limitare il sovraffollamento nelle carceri

Il governo ha pubblicato un decreto legge per favorire tra le altre cose sconti di pena per buona condotta, ma molti ritengono che non sia sufficiente, tra cui il deputato Roberto Giachetti

di Camilla Fiz

(LaPresse - Claudio Furlan)
(LaPresse - Claudio Furlan)
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Il 4 luglio 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge presentato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, di Fratelli d’Italia, che tra i vari punti dovrebbe servire a contrastare il sovraffollamento delle carceri. In sintesi, gli articoli del provvedimento dicono che tra il 2025 e il 2026 verranno assunti 1000 nuovi agenti di polizia penitenziaria e il sovraffollamento delle carceri sarà ridotto con diverse misure. Il decreto-legge vuole semplificare le procedure per concedere sconti di pena e permettere ad alcune tipologie di detenuti, comprese le persone con tossicodipendenze o disturbi psichici, di seguire percorsi di riabilitazione e reinserimento sociale in strutture residenziali, per un periodo della loro pena.

L’attuale governo ha presentato questa misura come una soluzione per affrontare nel più breve tempo possibile un problema strutturale e noto da tempo. Secondo l’opposizione, invece, il provvedimento non sarà né efficace né sufficiente. A esporsi sulla questione è stato soprattutto Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, ex esponente dei Radicali, che da tempo si occupa del tema. Nel 2022 Giachetti aveva presentato una proposta di legge per estendere la normativa attuale sul rilascio anticipato, che dovrebbe essere discussa alla Camera il prossimo 23 luglio.

Dal 2021 a oggi in Italia il numero dei detenuti è cresciuto in modo costante. Secondo gli ultimi dati diffusi dal ministero della Giustizia, il 30 giugno del 2024 erano circa 10.200 le persone detenute in più rispetto alla capienza delle strutture.

Le carceri più sovraffollate si trovano in Lombardia. San Vittore, a Milano, ospita 1.041 detenuti su 708 posti totali, mentre il Canton Mombello, a Brescia, 377 su 182 totali (rispettivamente corrispondono al 147% e al 207% della loro capienza). Nella quasi totalità delle carceri in Italia la superficie calpestabile delle celle non soddisfa quindi i requisiti minimi previsti dalla legge, cioè 9 metri quadrati per le celle singole e 5 metri quadrati in più per ogni altro detenuto in quella cella.

«In realtà i numeri del sovraffollamento sono molto più alti», dice Alessandro Scandurra, coordinatore dell’osservatorio delle condizioni di detenzione per Antigone, associazione che si occupa dei diritti e delle garanzie del sistema penale. Nel modo in cui è calcolata, la capienza massima infatti non considera alcune situazioni che si ripetono con frequenza: per esempio i normali lavori di manutenzione che provocano la chiusura di alcune celle o intere sezioni. «Nella pratica, sovraffollamento significa avere una persona più in cella, mentre il bagno, il lavandino e lo sgabello continuano a essere uno solo», aggiunge Scandurra. «Il problema è anche considerare solo l’aspetto dello spazio e ignorare la carenza di personale. Come se le persone avessero bisogno solo del letto per vivere».

Secondo il rapporto annuale di Antigone del 2021, direttori medici, psicologi, polizia penitenziaria, educatori, mediatori culturali e funzionari amministrativi sono spesso sotto organico nelle carceri italiane.

Oltre allo spazio e all’accesso a luce e aria fresca, è quindi limitato anche l’accesso a servizi sanitari puliti e alle attività professionali, ricreative e molte altre, con un serio impatto sul benessere fisico e psichico dei detenuti. Il sovraffollamento è associato a un aumento sia della diffusione di patologie psichiche e malattie infettive e virali, come la tubercolosi e il coronavirus, sia di fenomeni di violenza e suicidi. Per il ministero della Salute, quasi 7 detenuti su 10 presentano una patologia, di cui la maggior parte riguarda disturbi psichici, e in misura minore del tratto gastrointestinale e malattie infettive.
Il tasso dei suicidi tra i detenuti è oltre dieci volte maggiore rispetto alla popolazione generale e in graduale aumento negli ultimi anni.

Nei primi sei mesi del 2024 sono stati circa 44 i casi in Italia rispetto ai 34 dell’anno scorso nello stesso periodo. «In estate i servizi di salute mentale ricevono un numero maggiore di richieste e accessi. Col caldo non si dorme, tutte le attività di volontariato, scolastiche e i percorsi di formazione professionale si fermano. I detenuti non possono fare altro che rimanere a letto», continua Scandurra. «La vita quotidiana viene compromessa insieme agli equilibri, e aumentano le richieste di sostegno psicologico. È un fatto noto per chi si occupa di salute mentale nelle carceri».

Il problema del sovraffollamento si può arginare in diversi modi: aumentare la capienza delle strutture, ammettere meno detenuti e anticipare il loro rilascio. Fino a oggi, le iniziative politiche si sono concentrate soprattutto sull’ultima possibile soluzione. Per quanto riguarda l’aumento della capienza, Nordio in passato aveva parlato di costruire nuove carceri o riconvertire gli edifici dismessi: non ha però ancora fatto niente di tutto questo da ministro, anche per i costi che si sarebbero dovuti sostenere, e non ha inserito misure simili nel decreto legge approvato a inizio luglio. Anche il numero di ingressi dei detenuti non è diminuito negli ultimi anni.

Il rilascio anticipato, introdotto da una legge del 1975, è invece una delle strategie per contrastare il sovraffollamento delle carceri di cui si parla da più tempo: prevede che, in determinate circostanze, ogni sei mesi di detenzione vengano detratti 45 giorni alla pena definitiva. Nel 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo condannò l’Italia per aver costretto i detenuti a vivere in condizioni incompatibili con il rispetto della dignità umana. Mesi dopo questa sentenza, chiamata sentenza Torreggiani, fu approvato un decreto legge – poi convertito in legge – che prevedeva che i giorni detratti dalla pena ogni sei mesi di detenzione fossero 75, ma solo per un periodo di due anni. Poi si è tornati alla situazione di partenza.

Oggi la proposta di legge di Giachetti vorrebbe stabilire permanentemente a 60 i giorni detratti dalla pena ogni sei mesi di detenzione. Secondo Giachetti, «l’intento della legge non è di ‘svuotare le carceri’, ma dare maggiori incentivi ai detenuti per seguire una buona condotta», cioè una delle condizioni richieste per ottenere il rilascio anticipato. Allo stesso tempo Giachetti critica il testo del decreto-legge di Nordio, sia perché «la parola sovraffollamento non viene nemmeno citata», sia perché in generale i tempi di attuazione delle misure contenute nel decreto sarebbero troppo lunghi.

Antigone ha risposto al decreto-legge con un comunicato, in cui propone provvedimenti più risolutivi rispetto a quelli presenti nella normativa. Tra i vari punti, oltre ad anticipare il rilascio dei detenuti, suggerisce di rendere meno punitiva la legge sulle sostanze stupefacenti per ridurre gli ingressi in carcere, e di assumere non solo agenti di polizia penitenziaria, ma anche operatori sociali, traduttori, interpreti, mediatori culturali e linguistici. Scandurra aggiunge: «Una misura efficace deve avere un impatto a breve termine, ma deve anche disegnare una prospettiva. Soprattutto per il personale penitenziario, non si può fare solo un lavoro che insegue l’emergenza».

Questo e gli altri articoli della sezione Dentro e intorno al carcere sono un progetto del workshop di giornalismo 2024 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.

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Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.