Cosa non ha funzionato nella sicurezza durante il comizio di Donald Trump?
Molti si chiedono come l’attentatore sia riuscito ad appostarsi così vicino al palco, c’è un’indagine
Nelle ore successive all’attentato contro Donald Trump durante un comizio in Pennsylvania, molti hanno iniziato a chiedersi come sia stato possibile che un attentatore armato abbia potuto avvicinarsi così tanto a un ex presidente e attuale candidato alle elezioni presidenziali, facendo emergere vari dubbi sull’organizzazione della sicurezza all’evento.
Molti esperti di sicurezza e membri attuali o passati delle forze dell’ordine hanno cominciato a criticare le misure adottate al comizio. La House Oversight Committee, il principale comitato investigativo della Camera degli Stati Uniti, ha già aperto un’indagine sull’operato del Secret Service, l’agenzia governativa che si occupa della sicurezza del presidente, del vice e degli ex presidenti. Ci vorrà un po’ per conoscere i dettagli di cosa è andato storto: la direttrice del Secret Service, Kimberly Cheatle, dovrà partecipare a un’audizione il prossimo 22 luglio. L’FBI ha detto di stare indagando sull’attentato come un possibile atto di terrorismo domestico e Alejandro Mayorkas, il segretario per la Sicurezza nazionale, ha detto che il suo dipartimento sta collaborando con le autorità per capire cosa è successo.
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Uno degli elementi principali su cui sarà necessario indagare è come abbia fatto l’attentatore ad appostarsi così vicino al palco su cui era previsto parlasse Trump, armato con un fucile. L’attentatore è stato ucciso dagli agenti del Secret Service subito dopo aver sparato. Qualche ora dopo è stato identificato dall’FBI come Thomas Matthew Crooks, un uomo di vent’anni che viveva in una cittadina della Pennsylvania a circa un’ora di auto da dove è avvenuto l’attentato.
Era appostato sul tetto di un edificio con un fucile semiautomatico AR-15, un’arma che può essere acquistata legalmente negli Stati Uniti e che è stata usata in molte delle stragi con arma da fuoco compiute negli ultimi anni nel paese.
L’edificio, apparentemente un prefabbricato, era a soli 150 metri dal palco: una distanza ridotta, da cui anche un tiratore non troppo esperto ha possibilità di colpire un obiettivo grande come un essere umano. Alcuni hanno fatto notare che 150 metri è per esempio la distanza da cui un cadetto dell’esercito americano deve dimostrare di essere in grado di colpire un bersaglio umano per poter usare il fucile d’assalto M16, che è la versione militare dell’AR-15.
Parlando con i media statunitensi, vari ex agenti dell’FBI o di altre agenzie di sicurezza si sono detti sorpresi del fatto che quell’edificio non fosse sorvegliato. Bobby Chacon, un agente dell’FBI in pensione, commentando i fatti sulla CNN l’ha definito il «punto perfetto» da cui sparare, dato che offriva una visione del palco diretta e senza ostacoli. Al contrario, Chacon ha detto che per gli agenti del Secret Service poteva essere molto difficile vedere chiaramente l’attentatore sul tetto e capire se avesse con sé delle armi, condizione necessaria per sparare o prendere altre misure di contrattacco.
Prima di un evento pubblico a cui è prevista la partecipazione di una persona sottoposta alla protezione del Secret Service, gli agenti ispezionano il luogo e individuano un perimetro di sicurezza entro il quale vengono attivate misure speciali. Alcune coinvolgono direttamente i presenti, come i controlli degli zaini e i metal detector, mentre altre non sono immediatamente visibili al pubblico, per esempio i cecchini appostati sui tetti intorno al palco o gli agenti in borghese. I grandi eventi che si svolgono all’aperto sono comunque problematici, perché è impossibile «chiudere un’intera città», ha detto al Wall Street Journal Donald Mihalek, un ex agente del Secret Service.
Nel caso di Trump è possibile che il perimetro individuato fosse troppo piccolo: tre agenti delle forze dell’ordine rimasti anonimi hanno detto a NBC che l’edificio in cui era appostato l’attentatore era fuori dal perimetro di sicurezza.
Inoltre un partecipante al comizio intervistato da BBC ha detto di aver avvisato gli agenti del Secret Service della presenza di un uomo con un fucile su un tetto poco dopo l’inizio del comizio, ma che gli agenti non sarebbero intervenuti prontamente. Michael T. Slupe, lo sceriffo della contea di Butler, ha detto invece al Washington Post che un poliziotto era effettivamente salito sul tetto e aveva visto Crooks, ma questo gli aveva puntato contro il fucile: a quel punto il poliziotto era sceso, e Crooks aveva sparato contro Trump. La stessa dinamica è stata confermata ad Associated Press da due funzionari delle forze dell’ordine rimasti anonimi.
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Oltre agli agenti incaricati di proteggere in modo diretto Trump (quelli che sono saliti sul palco dopo gli spari), al comizio erano presenti anche dei cecchini e membri della squadra di contrattacco del Secret Service. La squadra di contrattacco è nota come “Hawkeye”, “occhio di falco”: durante un eventuale attacco i suoi membri hanno il compito di individuare ed eliminare gli attentatori, mentre gli altri agenti portano via la persona da proteggere (in questo caso Trump). La squadra di cecchini invece è nota come “Hercules”: i suoi agenti tengono d’occhio la situazione intorno al palco con dei binocoli e hanno fucili da precisione capaci di colpire bersagli anche molto distanti.
Sabato sera alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine hanno tenuto una conferenza stampa a cui però non hanno partecipato i portavoce del Secret Service. «Non siamo nella condizione di poter cominciare a fare ipotesi» su eventuali errori, ha detto il capo della polizia della Pennsylvania, George Bivens. «È estremamente difficile avere un luogo di incontro all’aperto e mantenerlo sicuro da ogni possibile minaccia».