Questa foto dell’attentato a Donald Trump sta già diventando un simbolo
L’ha scattata con grande tempismo Evan Vucci di Associated Press, che un Pulitzer l’aveva già vinto
Tra le molte foto dell’attentato di sabato a Donald Trump, ce n’è una che è già circolata molto più delle altre e che gran parte dei giornali statunitensi e internazionali ha usato per illustrare i propri articoli: è quella che riprende Trump dal basso, subito dopo che si è rialzato in seguito agli spari, con il sangue sul lato destro della faccia e il pugno alzato, mentre quattro agenti del Secret Service cercano di proteggerlo e allontanarlo dal palco (il Secret Service è l’agenzia governativa che si occupa della sicurezza del presidente, del vice e degli ex presidenti). Sullo sfondo c’è una grande bandiera statunitense.
C’è insomma un notevole allineamento di elementi e circostanze emblematiche che rendono questa foto più adatta delle altre a rappresentare la situazione, e infatti è già diventata un simbolo tra i sostenitori di Trump, che la stanno usando e condividendo per avvalorare la loro visione dell’ex presidente come una sorta di eroe che rischia la vita per il popolo americano.
La foto è stata scattata da Evan Vucci, il responsabile del dipartimento fotografico della prestigiosa agenzia di stampa Associated Press a Washington e vincitore nel 2021 del Premio Pulitzer, il più prestigioso premio giornalistico al mondo.
C’è un video che mostra il momento in cui è stata scattata, appena dopo gli spari contro Trump: si vede Vucci ai piedi del palco su cui si trova Trump correre da un lato all’altro per riprenderlo proprio da quel punto, mentre altri fotografi vanno altrove (alcuni per esempio si appostano già verso le vie d’uscita, sapendo che passerà di lì, per riprenderlo mentre se ne va). L’inquadratura dal basso e gli altri elementi simbolici intorno (il pugno alzato, la bandiera) agevolano una visione di Trump da sopravvissuto, e in un certo senso quasi eroica.
Parte del merito della buona riuscita di questa e altre foto è certamente anche di Trump, che con un certo istinto per la teatralità non ha voluto allontanarsi dal podio prima di avere la possibilità di presentarsi in quel modo ai suoi elettori: dai video si vede che mentre gli agenti della sicurezza gli dicono «dobbiamo muoverci», lui cerca di bloccarli («aspettate, aspettate, aspettate») e li tiene lì per avere il tempo di alzare il pugno e mostrarsi ai suoi sostenitori. Subito dopo si vede il pubblico esultare e urlare «U-S-A!», «U-S-A!».
Questa sequenza di avvenimenti e la capacità di Trump di usare i mezzi di comunicazione a proprio vantaggio, persino in situazioni così complicate, è stata notata anche dai giornali statunitensi. Il New York Times ha scritto per esempio che «è difficile immaginare un momento che incarna meglio il legame viscerale con i suoi sostenitori e la sua padronanza dell’era mediatica moderna». Secondo Politico «Il pugno alzato di Trump farà la storia – e sarà determinante nella sua candidatura».
Nella campagna elettorale in corso Trump sta cercando di trasmettere un’immagine pubblica di sé come un uomo forte e valoroso, in netta contrapposizione con l’attuale presidente Joe Biden, candidato del Partito Democratico in grande difficoltà e percepito come anziano e debole. L’attentato e soprattutto la foto potrebbero quindi diventare un momento chiave anche della campagna elettorale di Trump e più in generale della sua attività politica.
Lunedì inizierà a Milwaukee, in Wisconsin, la Convention del Partito Repubblicano durante la quale Trump verrà confermato come candidato ufficiale del partito alle elezioni presidenziali. Trump potrà sfruttare l’attentato per presentarsi ai suoi sostenitori come un candidato ancora più forte, capace di sopravvivere anche a episodi di violenza, per proporsi quindi almeno a livello simbolico come un presidente in grado di proteggere la popolazione statunitense.