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  • Sabato 13 luglio 2024

Se Biden si ritira prima della Convention? Se lo fa dopo? Se non lo fa affatto?

Breve guida su quello che potrebbe succedere da qui al 19 agosto, quando i Democratici americani sceglieranno il loro candidato presidente, cioè: ......

Joe Biden nell'aprile del 2024 (AP Photo/Alex Brandon)
Joe Biden nell'aprile del 2024 (AP Photo/Alex Brandon)
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Dopo la disastrosa prestazione di Joe Biden nel dibattito televisivo con Donald Trump a fine giugno, la questione dell’opportunità di una sua ricandidatura alle elezioni presidenziali di novembre è diventata assai dibattuta. All’interno del partito Democratico sono sempre di più quelli che ritengono Biden troppo anziano e fragile per vincere e che vorrebbero un cambio di candidato: Biden ha ribadito di non volersi ritirare e la decisione finale resta solamente sua. Le pressioni però sono crescenti, mentre i tempi tecnici per un cambio di candidato sono molto stretti.

Il candidato Democratico verrà formalmente nominato alla Convention del partito, in programma fra il 19 e il 22 agosto a Chicago. Ma il processo di voto dei delegati, che dovranno nominarlo, comincerà prima: è un passaggio normalmente formale e tecnico, che si svolge online fra il 21 luglio e il 6 agosto. Comincia quindi fra otto giorni. Significa che se la leadership Democratica volesse davvero convincere Biden a ripensarci avrebbe poco tempo a disposizione.

Per capire cosa potrebbe succedere serve fare un passo indietro e ripassare brevemente come funziona il processo di nomina del candidato (spiegato più dettagliatamente qui).

Le primarie Democratiche che si sono svolte quest’anno sono servite a eleggere i delegati che ciascuno stato manda alla Convention nazionale: sono proprio questi delegati a scegliere il candidato Democratico che si presenterà alle elezioni presidenziali di novembre. Biden se ne è assicurati 3.896 su un totale di 3.934, e i delegati al primo scrutinio sono tenuti a votare per i candidati che hanno sostenuto alle primarie. Il voto avviene con dichiarazioni pubbliche, ma è preceduto da un voto formale, espresso con comunicazioni online dalle sezioni statali di ogni partito (è il processo che comincia fra otto giorni). Normalmente i delegati approvano subito il candidato, che poi accetta la nomination con un discorso.

La situazione attuale e le discussioni che si sono sviluppate attorno alla candidatura di Biden rendono tutto più complesso.

Se Biden non si ritira
Se Biden decide di non ritirarsi, il processo in teoria è piuttosto bloccato: i delegati voteranno per Biden, alla Convention avverrà la formale investitura che l’attuale presidente accetterà. Entro fine agosto i vari stati prenderanno atto della candidatura e inseriranno Biden sulle schede elettorali. È tecnicamente possibile, ma molto improbabile, che un altro candidato richieda di essere inserito fra i “votabili”, scavalcando il risultato delle primarie.

C’è un’altra strada possibile, per uscire dal percorso bloccato: molti delegati potrebbero accordarsi per sostenere che le cose siano sostanzialmente cambiate rispetto a qualche mese prima, e che il loro voto per Biden non rispetterebbe più il mandato originario degli elettori (soprattutto se ci fossero sondaggi svolti tra elettori Democratici particolarmente a favore del ritiro della candidatura di Biden). È difficile dire quanto sarebbe praticabile questa via, anche perché sarebbe assai complessa, dovrebbe essere intrapresa subito e probabilmente sarebbe discutibile in termini legali: in un terzo degli stati esistono infatti leggi che obbligano i delegati a votare per il candidato che rappresentavano durante le primarie.

Jill Biden, Joe Biden, Kamala Harris e suo marito Douglas Emhoff osservano i fuochi artificiali per il 4 luglio (AP Photo/Evan Vucci)

Se Biden si ritira prima della Convention
Se le pressioni del partito e dei finanziatori della campagna dovessero invece avere successo, convincendo Biden a ritirarsi in tempi brevi, i delegati sarebbero “liberati” dai loro precedenti legami e potrebbero scegliere un altro candidato, magari suggerito dallo stesso Biden (ma non necessariamente): la soluzione di gran lunga più probabile è che i Democratici scelgano la vicepresidente Kamala Harris.

A quel punto il partito potrebbe decidere di mantenere il voto online per i delegati, oppure scegliere una votazione “aperta” durante la Convention. Eventuali candidati alternativi avranno bisogno di 300 firme di sostegno da parte dei delegati per essere inseriti nelle votazioni, che si possono sviluppare su più turni se nessuno raggiunge la maggioranza al primo.

Entro la fine della Convention si avrebbe un candidato, che comparirebbe sulle schede elettorali pochi giorni prima dell’inizio del voto per posta (il 6 settembre) e meno di un mese prima del cosiddetto early voting, il voto anticipato. Molti stati consentono infatti di votare prima del 5 novembre, giorno delle elezioni: i primi già dal 20 settembre.

Barack Obama alla Convention Democratica del 2016 a Philadelphia (AP Photo/Susan Walsh)

Se Biden si ritira dopo la Convention
Nella situazione in cui Biden dovesse ritirarsi o essere costretto a farlo per motivi di salute dopo aver ricevuto la nomination, i Democratici avrebbero il diritto di sostituirlo. A quel punto si riunirebbe il Comitato Nazionale Democratico, composto dai leader del partito di ogni stato più un certo numero di membri in base alla popolazione di ogni stato. In quella sede si deciderebbe il nuovo candidato.

È la situazione più estrema, che potrebbe portare ad azioni legali da parte di gruppi conservatori sulla legittimità del cambio di candidato e a problemi con i voti già espressi, se la rinuncia arrivasse dopo l’inizio del voto per posta o dell’early voting. Non è detto che il nome del nuovo candidato apparirebbe sulle schede elettorali di tutti gli stati.