Due settimane intense per Viktor Orbán
Da inizio luglio il primo ministro ungherese ha viaggiato moltissimo, incontrando fra gli altri Vladimir Putin e Donald Trump, e ha ricevuto parecchie critiche
Nelle ultime settimane il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è dato da fare: da quando il suo paese ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, lo scorso 1° luglio, ha fatto molti viaggi diplomatici in giro per il mondo e ha incontrato anche alcuni importanti capi di governo autoritari, causando tensioni con i rappresentanti delle istituzioni europee e con i leader degli altri stati membri.
Il 2 luglio Orbán ha incontrato a Kiev il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e il 5 luglio è andato a Mosca per incontrare il presidente Vladimir Putin: Orbán è stato il primo leader europeo ad andare in Russia dall’aprile del 2022. Il 7 luglio a Pechino ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping, ed è poi andato a Washington D.C., negli Stati Uniti, per partecipare a una riunione della NATO e incontrare, tra gli altri, il presidente statunitense Joe Biden. Ha quindi colto l’occasione per spostarsi in Florida e parlare con l’ex presidente statunitense Donald Trump, che come Biden è candidato alle elezioni presidenziali del prossimo novembre e di cui Orbán è un noto sostenitore.
La decisione di visitare capi di stato di paesi controversi e sensibili dal punto di vista delle relazioni internazionali, come la Russia e la Cina, ha causato qualche tensione diplomatica nell’Unione. Nonostante Orbán sia il presidente del Consiglio dell’Unione Europea, i leader delle altre istituzioni hanno specificato che il primo ministro ungherese non aveva ricevuto alcun mandato per parlare a nome di tutta l’Unione, e quindi in quelle occasioni rappresentava solo l’Ungheria. Inoltre tramite un suo portavoce la Commissione Europea ha detto di non essere stata informata della visita di Orbán in Russia, che quindi è stata organizzata solo dal primo ministro e dal suo staff.
Da parte sua Orbán si è tenuto sempre molto vago sugli argomenti trattati nei vari incontri: ha parlato genericamente di una «missione di pace», di cui il viaggio in Ucraina era la prima tappa e quello in Florida la quinta.
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Nel frattempo Orbán ha anche trovato il tempo di guidare la formazione di un nuovo gruppo sovranista nel Parlamento Europeo, chiamato Patrioti per l’Europa, insieme al leader del Partito della Libertà Austriaco (FPÖ) Herbert Kickl e all’ex primo ministro ceco Andrej Babis. Il gruppo ha subito ricevuto molte adesioni, tra cui quelle della Lega e del Rassemblement National, e in più o meno una settimana è diventato il terzo più numeroso al Parlamento Europeo.
Orbán è il primo ministro dell’Ungheria da 14 anni, durante i quali ha trasformato il paese in uno stato semi-autoritario e ha sostenuto posizioni razziste, omofobe e illiberali. Dall’inizio dell’invasione russa è stato di gran lunga il capo di governo europeo dalle posizioni più filorusse. Per esempio, negli ultimi due anni ha ripetutamente bloccato, rallentato o ostacolato i tentativi dell’Unione Europea di inviare aiuti militari all’Ucraina, e ha rallentato l’adozione di sanzioni alla Russia, ponendo veti o esigendo esenzioni per il suo paese.
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