Una settimana di proteste in carcere

Negli ultimi giorni ci sono state rivolte a Sollicciano, Trieste e Viterbo, provocate dalle pessime condizioni delle strutture, invivibili e sovraffollate, e dall'alto tasso di suicidi

La protesta nel carcere di Sollicciano, a Firenze, il 4 luglio (ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI)
La protesta nel carcere di Sollicciano, a Firenze, il 4 luglio (ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI)
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Nel corso dell’ultima settimana ci sono state intense proteste in varie carceri italiane, tra cui quello di Sollicciano (Firenze), quello di Viterbo e quello di Trieste. Alcune sono cominciate in seguito alla morte o al suicidio di un detenuto, ma in generale tutte sono collegate alle pessime condizioni di vita nelle carceri, che sono in molti casi sporche, sovraffollate e carenti dei servizi igienici e sanitari basilari. L’estate è sempre il periodo peggiore per i detenuti, perché nelle celle sovraffollate fa caldissimo e si vive male.

Nel tardo pomeriggio di giovedì c’è stata una protesta di circa 100 detenuti nel carcere Ernesto Mari di Trieste, in Friuli Venezia Giulia, contro le scarsissime condizioni igieniche e sanitarie della struttura, il caldo insopportabile e il sovraffollamento. A partire dalle 19:30 i detenuti hanno lanciato in strada alcuni oggetti e hanno dato fuoco agli arredi presenti nelle celle. Gli incendi sono poi stati spenti rapidamente dagli agenti della polizia penitenziaria. Sul posto è intervenuta la polizia, che ha bloccato la strada su cui si trova l’ingresso principale del carcere e quelle limitrofe.

Dopo un fallito tentativo di mediazione con i detenuti, durante la serata la polizia è entrata nella struttura e ci sono stati alcuni scontri, durante i quali gli agenti hanno usato i lacrimogeni. Sono state mobilitate 10 ambulanze e quattro persone sono state portate in ospedale, di cui una con un’intossicazione dovuta al fumo dei lacrimogeni e due detenuti con problemi cardiaci, trasferiti per sicurezza.

Secondo RaiNews la rivolta è iniziata a causa di un problema con la gestione dei colloqui con i familiari. In generale, i detenuti hanno protestato contro le durissime condizioni di vita nel carcere e la mancanza di servizi e spazi adeguati. Come molte altre carceri in Italia, anche quello di Trieste è gravemente sovraffollato: al 30 giugno erano presenti 257 detenuti, a fronte di una capienza di 150 posti.

– Leggi anche: Si suicidano anche gli agenti di polizia penitenziaria

Giovedì ci sono stati disordini anche al carcere di Cuneo, in Piemonte. Nel primo pomeriggio c’è stata una violenta rissa tra diversi gruppi di detenuti, al termine della quale sei persone sono state portate in ospedale. Verso le 18:30 è iniziata una protesta più ampia, durata circa mezz’ora: i detenuti hanno distrutto alcuni arredi, lanciato oggetti nei corridoi e hanno fatto rumore sbattendo contro le sbarre e i cancelli.

Mercoledì c’era stata una protesta dei detenuti al carcere di Viterbo, nel Lazio, iniziata dopo la morte di un detenuto di 32 anni, la cui causa non è ancora chiara. Anche in quel caso i detenuti avevano dato fuoco ad alcuni materassi e sul posto erano arrivati polizia, ambulanze e vigili del fuoco. Non ci sono stati feriti, né tra i detenuti né tra le forze dell’ordine.

Giovedì scorso, infine, c’era stata un’altra grossa protesta al carcere di Sollicciano, a Firenze, cominciata dopo il suicidio di un detenuto di vent’anni e alla quale avevano partecipato circa 80 detenuti. La maggior parte di loro era poi stata trasferita in altre carceri, dopo che le sezioni nelle quali vivevano erano state dichiarate inagibili a causa della presenza di topi, cimici, piccioni, muffa e gravi infiltrazioni d’acqua, oltre a un caldo insopportabile nei mesi estivi e al forte freddo durante l’inverno. Dall’inizio dell’anno almeno 50 persone si sono suicidate in carcere, secondo i dati di Ristretti Orizzonti.