Un detenuto è morto nel carcere di Trieste, dove giovedì c’era stata una protesta dei detenuti

(Google Maps)
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Un detenuto è stato trovato morto nella sua cella nel carcere Ernesto Mari di Trieste, in Friuli Venezia Giulia. Secondo il garante dei detenuti del Friuli Venezia Giulia, Paolo Pittaro, la causa della morte sarebbe un’overdose da metadone. Giovedì nel carcere c’era stata una grossa protesta dei detenuti, durante la quale era stata anche danneggiata e saccheggiata l’infermeria: è possibile che in quell’occasione il detenuto morto abbia rubato del metadone, un oppioide usato per ridurre l’assuefazione nella terapia sostitutiva della dipendenza da stupefacenti, solitamente molto presente e usato nelle infermerie delle carceri.

Giovedì pomeriggio un centinaio di detenuti aveva iniziato a protestare contro le scarsissime condizioni igieniche e sanitarie della struttura, il caldo insopportabile e il sovraffollamento. A partire dalle 19:30 i detenuti avevano lanciato in strada alcuni oggetti e avevano dato fuoco agli arredi presenti nelle celle. Gli incendi sono poi stati spenti. Sul posto è intervenuta la polizia, che ha bloccato la strada su cui si trova l’ingresso principale del carcere e quelle limitrofe. Quattro persone sono state portate in ospedale, di cui una con un’intossicazione dovuta al fumo dei lacrimogeni e due detenuti con problemi cardiaci, trasferiti per sicurezza.

Come molte altre carceri in Italia, anche quello di Trieste è gravemente sovraffollato: al 30 giugno erano presenti 257 detenuti, a fronte di una capienza di 150 posti. Questa settimana oltre che in quello di Trieste c’erano state proteste nelle carceri di Viterbo e di Sollicciano, a Firenze.