La conferenza stampa di Joe Biden alla riunione della NATO è andata bene a metà
Il presidente statunitense ha fatto qualche gaffe ma si è mostrato sicuro sulle questioni di politica estera: dal Partito Democratico continuano però ad arrivare critiche
Nella notte tra giovedì e venerdì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha tenuto una conferenza stampa, la prima dopo otto mesi, al termine della riunione annuale della NATO, iniziata martedì a Washington. Era una conferenza molto attesa: dopo il disastroso dibattito di due settimane fa, una parte importante del Partito Democratico sta sostenendo con sempre maggiore forza che Biden non sia il candidato migliore per vincere contro Donald Trump alle elezioni presidenziali del prossimo 5 novembre.
La conferenza di stanotte (tardo pomeriggio negli Stati Uniti) era quindi considerata una prova importante per Biden, e un’occasione per dimostrare pubblicamente di essere in grado di comunicare in modo adeguato per un candidato alla presidenza e ricompattare gli elettori Democratici, fugando così le voci relative a una sua possibile sostituzione. Per Biden le cose sono andate bene a metà: ha fatto qualche gaffe e ha dato alcune risposte confusionarie, ma si è dimostrato sicuro sulle questioni di politica estera e tutto sommato ha mantenuto il filo del discorso per tutti i 40 minuti della conferenza stampa, ribadendo di non volersi ritirare dalle elezioni presidenziali.
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La maggior parte delle domande dei giornalisti ha riguardato le richieste provenienti da una parte del Partito Democratico per convincerlo a ritirare la sua candidatura. Biden ha risposto di non avere intenzione di rinunciare, perché pensa di essere «la persona più qualificata per fare questo lavoro». Tuttavia, per la prima volta, Biden ha ammesso che alcuni sondaggi mostrano che «altre persone potrebbero battere Trump in autunno», ma ha detto che sarebbe difficile per loro «partire da zero».
All’inizio del discorso, nonostante la voce roca e alcuni colpi di tosse, Biden è sembrato energico e sicuro: ha criticato Trump per il suo noto scetticismo nei confronti della NATO, dicendo che una sua eventuale rielezione depotenzierebbe l’alleanza, ha citato il recente calo dell’inflazione negli Stati Uniti e ha detto di essere ottimista sulla possibilità che Israele e Hamas possano raggiungere un accordo per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza.
Il primo inciampo c’è stato dopo la prima domanda dei giornalisti, quando Biden ha confuso Trump con la sua vicepresidente Kamala Harris dicendo che non avrebbe scelto la «vicepresidente Trump» se non avesse avuto fiducia in lei.
Dopo l’errore Biden non si è mai corretto, nonostante alcuni giornalisti gliel’avessero fatto notare. Trump ha commentato la gaffe con un post sul suo social Truth, scrivendo ironicamente «Ottimo lavoro, Joe!». Dopo la conferenza stampa, Biden ha cercato di rimediare all’errore con un messaggio su X (Twitter): «Conosco la differenza: una è una procuratrice, l’altro un criminale». Biden si riferiva al lavoro che Harris svolgeva prima di dedicarsi alla politica, ossia il magistrato. A fine maggio Trump invece è stato giudicato colpevole in un processo penale.
In una conferenza stampa di un paio d’ore prima, Biden aveva sbagliato a presentare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, chiamandolo «presidente Putin» e correggendosi pochi secondi dopo.
Biden si è impappinato anche verso la fine della conferenza, quando ha detto di seguire i consigli del suo «comandante in capo» sulle questioni relative all’invio di armi all’Ucraina. La frase ha generato un certo stupore tra i giornalisti, dato che il presidente degli Stati Uniti, in quanto capo dell’esercito, è lui stesso il «comandante in capo».
La questione di un suo eventuale ritiro resta centrale nella discussione politica, il che è un grosso problema per i Democratici: dopo la conferenza stampa altri due deputati Democratici hanno chiesto a Biden di ritirarsi. Si uniscono a una serie di esponenti del partito, finanziatori e attivisti che negli ultimi giorni hanno espresso critiche e preoccupazioni sulla sua candidatura. Mercoledì per esempio i media americani avevano molto parlato di un’intervista all’ex speaker della Camera Nancy Pelosi, del Partito Democratico. Alle domande dei giornalisti che le chiedevano se sostenesse la ricandidatura di Biden, Pelosi aveva risposto che la decisione riguardo all’eventuale ritiro «spetta al presidente», ignorando apparentemente le ripetute dichiarazioni di Biden che dice di aver già deciso.
Sempre mercoledì il New York Times aveva pubblicato un commento in cui l’attore e regista George Clooney, che è anche uno dei principali finanziatori del Partito Democratico, chiedeva apertamente al presidente di rinunciare a candidarsi a una rielezione.
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