Le aggressioni dei “caporali” ai braccianti nei vigneti delle Langhe

La polizia di Cuneo, in Piemonte, ha arrestato tre persone che sfruttavano lavoratori stranieri e li bastonavano quando tentavano di ribellarsi

Un frame del video che mostra l'aggressione nei confronti di un bracciante in un vigneto
Un frame del video che mostra l'aggressione nei confronti di un bracciante in un vigneto (Polizia di Stato)
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Mercoledì la polizia di Cuneo ha arrestato tre persone accusate di sfruttare i braccianti stranieri nei vigneti delle Langhe, in Piemonte, dove si producono alcuni dei vini italiani più noti e pregiati come il Barolo e il Barbaresco. Le indagini della procura di Asti sono state agevolate dagli stessi braccianti che negli ultimi mesi hanno filmato diverse aggressioni: in un video diffuso dalla polizia si vede uno degli arrestati colpire un lavoratore con una sbarra di ferro, in un altro video è stata documentata un’aggressione in un parcheggio.

Anche in questo caso, come era accaduto nell’Agro pontino dopo la morte di Satnam Singh, gli investigatori non hanno scoperto nulla di nuovo. Da anni nelle Langhe le aziende vinicole si servono di cooperative che a loro volta si affidano a caporali per trovare lavoratori, soprattutto stranieri. I braccianti lavorano oltre 10 ore al giorno nei vigneti con paghe che quasi sempre non superano i 5 euro all’ora, senza pause e senza la possibilità di mangiare o dissetarsi. Le indagini della procura si sono concentrate in particolare nelle vigne tra Farigliano, Neive, Castiglione Tinella e Monforte d’Alba, dove già in passato erano stati denunciati casi di sfruttamento e caporalato.

Molti braccianti lavorano senza contratto perché sono senza permesso di soggiorno: arrivano in Italia grazie ai caporali a cui pagano il viaggio e servizi come la ricerca di una casa in affitto. Altri rientrano nel cosiddetto lavoro “grigio”: vengono assunti regolarmente al massimo per 102 giornate lavorative in 2 anni e in questo modo possono chiedere la disoccupazione agricola, ma in realtà gli viene chiesto di lavorare almeno il doppio, a volte tutto l’anno senza riposo.

Nelle Langhe alcuni di questi braccianti hanno tentato di ribellarsi e per questo sono stati aggrediti dai caporali. La polizia ha arrestato un uomo di origine marocchina e un macedone, entrambi ai domiciliari, e un albanese a cui è stato imposto il divieto di lavorare. Sono tutti e tre accusati di intermediazione illecita, cioè di caporalato, e di sfruttamento del lavoro. È stato sequestrato anche un capannone dove 19 lavoratori stranieri vivevano ammassati e in pessime condizioni igieniche.

Il procuratore capo di Asti, Biagio Mazzeo, ha annunciato che le indagini verranno estese anche alle aziende vinicole, al momento non coinvolte nell’inchiesta. Secondo il questore di Cuneo, Carmine Rocco Grassi, non è possibile che gli imprenditori non si preoccupino delle condizioni delle persone impiegate nelle loro aziende. «La nostra prospettiva si deve spostare ora su chi si affida a cooperative o a soggetti come questi, pensando di potersi lavare le mani», ha detto Grassi.

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