È morta l’attrice Shelley Duvall

Aveva 75 anni ed era famosa soprattutto per “Shining”, in cui interpretò Wendy Torrance

Shelley Duvall nel 1983. (AP Photo/Doug Pizac)
Shelley Duvall nel 1983. (AP Photo/Doug Pizac)
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Giovedì è morta per le complicazioni di un diabete l’attrice statunitense Shelley Duvall, famosa soprattutto per aver interpretato la protagonista in Shining, il film horror di Stanley Kubrick del 1980 con Jack Nicholson: aveva 75 anni. La morte di Duvall è stata annunciata dal suo compagno Dan Gilroy, con cui aveva una relazione dal 1989, alla testata statunitense The Hollywood Reporter.

Nata nel 1949 a Fort Worth, in Texas, Shelley Duvall non studiò recitazione, ma finì per fare l’attrice dopo aver conosciuto a una festa alcuni membri della troupe di un film di Robert Altman, il regista che probabilmente ha saputo esaltare al meglio le sue doti recitative. Per Altman recitò in sette film in dieci anni, tra i quali il più famoso è probabilmente Nashville (1975), gli stessi in cui ebbe anche una parte in Io e Annie di Woody Allen e quello che con gran distacco fu il suo ruolo più famoso: Wendy Torrance in Shining. Dopo si occupò di programmi tv per bambini e recitò ancora per Altman e poi per Terry Gilliam, Tim Burton e Steven Soderbergh.

Smise nel 2002, e di lei si persero le tracce per quattordici anni, quando diede una famosa intervista televisiva con Phil McGraw, il conduttore del programma Dr. Phil che – a detta di molti – ne sfruttò i problemi mentali e certe debolezze a scopi scandalistici. In quell’intervista, tra diversi vaneggiamenti, Duvall disse per esempio di ritenere che Robin Williams, morto nel 2014, fosse in realtà ancora vivo e impegnato a spostarsi di corpo in corpo in quanto creatura mutaforma.

Nel 2021, in una celebre intervista data al giornalista dell’Hollywood Reporter Seth Abramovitch, Duvall ha raccontato che, prima di fare l’attrice professionista, il suo sogno era di diventare una scienziata, ma che abbandonò l’idea dopo aver visto la vivisezione di una scimmia. Lavorò quindi come cassiera e, talvolta, come modella. Poco più che ventenne, diventò attrice recitando in Anche gli uccelli uccidono, di Altman. In quegli anni, i primi Settanta, il cinema stava cambiando in modo radicale: Altman era uno dei registi più rappresentativi di quella corrente di rinnovamento del cinema statunitense nota come Nuova Hollywood, animata da registi che cominciavano a ottenere fiducia dalle case di produzione, potendo contare su un maggiore controllo creativo sulle loro opere.

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Trasferitasi a Hollywood, Duvall divenne amica dell’attrice Carol Kane e con lei conobbe, tra gli altri, Roman Polanski e Jack Nicholson, raccontando di averlo trovato «simpatico, carismatico, intelligente». Prima di ritrovarsi con Nicholson sul set di Shining, Duvall andò a New York per Io e Annie (sul cui set conobbe Paul Simon) e nel 1977 recitò in Tre donne di Altman, vincendo il premio per la miglior interpretazione femminile al Festival di Cannes. Sissy Spacek, che recitò con lei su quel set, ha ricordato Duvall come una persona «divertente, gentile, adorata da tutti: sempre preparata, sempre di buon umore e sempre attenta a prendere il suo lavoro molto sul serio».

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Pare che fu proprio una scena piuttosto ruvida di Tre donne a convincere Kubrick a scegliere Duvall per il ruolo di Wendy Torrance in Shining. «Mi disse che ero bravissima a piangere», ricordò a proposito della prima chiamata ricevuta dal regista. Visto che ancora non c’era una sceneggiatura, lui le fece avere una copia del romanzo di Stephen King da cui sarebbe stato tratto il film. Nel 1979 partì per il set londinese di Shining: Paul Simon, accompagnandola all’aeroporto, le disse che tra di loro era finita. Duvall pianse per tutto il volo.

Arrivata a Londra cenò con Kubrick e sua figlia Vivian e poi iniziarono le riprese. Durarono più di un anno: in parte perché a febbraio un incendio distrusse parte del set, in gran parte perché Kubrick era un perfezionista, noto per far rigirare decine di volte anche scene in apparenza semplicissime. «A Kubrick non andava mai bene nessuna scena prima di averla girata almeno 35 volte» disse Duvall. «Per me voleva dire 35 scene in cui correre e piangere con un bambino in braccio». Duvall spiegò anche che diventò durissimo anche solo pensare di dover passare buona parte delle sue giornate a farsi venire in mente qualcosa di triste, per poi piangere per ore: «Svegliarsi un lunedì mattina molto presto e pensare che dovrai piangere tutto il giorno perché così è previsto – già di per sé mi faceva piangere».

Da più di trent’anni Duvall viveva con Dan Gilroy, un ex cantante che negli anni Settanta era stato frontman dei Breakfast Club, un gruppo new wave di cui, per qualche tempo, fece parte anche Madonna. Gilroy e Duvall si conobbero sul set del musical di Disney Channel Mother Goose Rock ‘n’ Rhyme, in cui tra l’altro recitò anche il cantante Paul Simon, con il quale Duvall aveva avuto una relazione negli anni Settanta.

Nel 2023, Duvall era tornata a recitare al cinema dopo 21 anni di inattività in The Forest Hills, un horror diretto da Scott Goldberg: interpretava la madre del protagonista, un uomo che viene tormentato da alcune visioni dopo aver subito un trauma cranico.