Lorenzo Musetti non è più solo bello da vedere
Il tennista italiano è sempre stato apprezzato per il suo gioco spettacolare, ma nell'ultimo periodo è diventato più concreto ed efficace: in questo modo ha raggiunto la sua prima semifinale al torneo di Wimbledon
Mercoledì pomeriggio il tennista italiano Lorenzo Musetti ha battuto per 3 set a 2 (con il punteggio di 3-6, 7-6, 6-2, 3-6, 6-1) lo statunitense Taylor Fritz nei quarti di finale del torneo di Wimbledon, raggiungendo così per la prima volta la semifinale di uno Slam, come vengono chiamati i quattro tornei più importanti del tennis mondiale (gli altri tre sono Australian Open, Roland Garros e US Open). Venerdì 12 luglio giocherà contro il serbo Novak Djokovic, che ha vinto per sette volte il torneo: sarà solamente il quarto tennista uomo italiano di sempre a giocare una semifinale a Wimbledon, dopo Nicola Pietrangeli nel 1960, Matteo Berrettini nel 2021 e Jannik Sinner nel 2023 (nel femminile ci è riuscita la sola Jasmine Paolini, proprio in questi giorni).
In questo torneo, e in generale da quando è cominciata la parte di stagione in cui si giocano i tornei sull’erba, circa un mese fa, Musetti ha dimostrato di essere molto migliorato e di aver imparato a gestire i momenti negativi delle partite senza scoraggiarsi troppo, riuscendo a vincere anche senza giocare sempre in modo perfetto. Musetti ha 22 anni e su di lui ci sono grandi aspettative da almeno quattro, cinque anni, da quando cioè ha cominciato a giocare come professionista, mostrando da subito uno stile di gioco vario e spettacolare, ritenuto esteticamente appagante da una buona parte del pubblico e da molti esperti.
I suoi colpi eleganti rimandano a una dimensione un po’ nostalgica del tennis, in particolare il suo rovescio a una mano, un fondamentale che si vede sempre meno perché è tendenzialmente meno efficace nel tennis molto veloce di oggi, nel quale ormai quasi tutti i migliori tennisti lo fanno a due mani. Se si considera che il tennista più amato e apprezzato degli ultimi vent’anni è stato Roger Federer, probabilmente il miglior rovescio a una mano della storia, è più facile capire perché il pubblico (in particolare quello italiano) si aspetti sempre tanto da Musetti.
Quando Musetti è in giornata, è facile che il pubblico si entusiasmi: a volte anche troppo, ecco, come in questo meme che lo paragona a Roger Federer circolato durante la partita contro Fritz
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La realtà è più complessa di certe semplificazioni del pubblico, e Musetti è per certi aspetti un giocatore molto moderno, completo, solido negli scambi potenti da fondocampo e molto dotato e preparato atleticamente. È vero però che in alcune occasioni ha evidenziato la tendenza a giocare un tennis più spettacolare che efficace e per questo è stato anche molto criticato da diversi osservatori, che gli rimproveravano di star sprecando il suo talento concentrandosi troppo su bellezza e perfezione stilistica dei propri colpi. Per dirla in modo più concreto, Musetti è insomma un tennista a cui è capitato spesso di cercare un colpo molto difficile solo per il gusto di farlo, anche in occasioni in cui avrebbe potuto fare punto con un colpo più facile (ma meno “bello”). Con quest’attitudine è facile che si sbagli un po’ più spesso, ma questo non gli ha comunque impedito di giocare con regolarità ad altissimi livelli, di vincere tornei e di spingersi in passato fino alla posizione numero 15 della classifica mondiale (dopo questo Wimbledon sarà almeno 16esimo).
Dopo la vittoria contro Fritz, Musetti ha fatto capire di essere ben consapevole di certe critiche che gli vengono mosse e ha spiegato che ultimamente sta riuscendo a superare questa concezione puramente estetica del tennis, per diventare più concreto ed efficace.
«Ho sentito la necessità di cambiare certe cose, specialmente nell’atteggiamento in campo. Avevo perso troppe partite, troppe partite buttate via per essere un esteta. Essendo un fanatico del bel tennis e un esteta, il fatto di giocare male e sentire male la palla creava un po’ di vergogna in me stesso di non riuscire ad apparire al meglio. Poi ho capito che conta solo una cosa in questo sport. Anche qui ai primi turni non ho espresso il mio miglior tennis e a volte può essere normale, però l’ho accettato e sono andato avanti, trovando un modo per vincere le partite».
Contro Fritz, ma anche nelle partite precedenti di questo Wimbledon e nei tornei di Londra e Stoccarda (in cui ha raggiunto una finale e una semifinale), Musetti non si è lasciato condizionare dal fatto di giocare male in alcuni momenti, è riuscito invece a rimanere lucido e, se necessario, ad allungare gli scambi, senza sbagliare per primo ma spingendo l’avversario a farlo. Nella partita dei quarti di finale ci sono stati 37 scambi con più di nove colpi (la misura oltre la quale solitamente nel tennis un punto si considera “lungo”): Musetti ne ha vinti quasi il doppio di Fritz, 24 a 13. È la dimostrazione anche di un certo studio del suo avversario, visto che Fritz è un giocatore dal servizio e dal dritto molto potenti ed efficaci, che punta solitamente a chiudere il punto entro pochi colpi: Musetti è riuscito a fargli giocare invece molti scambi lunghi nonostante l’erba, una superficie molto veloce e irregolare, favorisca solitamente gli scambi brevi.
In questo senso è stato molto importante l’utilizzo dello slice di rovescio, un colpo di taglio che smorza l’effetto della pallina e la fa rimbalzare di meno, particolarmente efficace sull’erba dove il rimbalzo è già di per sé più basso rispetto alle altre superfici. Lo slice è un colpo che non mira a fare direttamente il punto, ma a rimandare nel campo avversario una pallina insidiosa e difficile da giocare, che rende difficile per l’avversario giocare a sua volta un colpo vincente e soprattutto che può indurre all’errore. A questa maturità nella gestione degli scambi e dei momenti della partita Musetti aggiunge chiaramente quello che da sempre lo rende un giocatore per molti speciale, cioè la capacità di giocare vincenti (i colpi con cui si fa punto) imprevedibili e spettacolari, di variare sempre i colpi, di entusiasmare il pubblico.
«World class» Lorenzo Musetti
Considerato il suo modo di giocare, l’erba è sempre sembrata la superficie ideale per lui, perché premia i tennisti con i colpi più vari e veloci. Fino a quest’anno però Musetti non era ancora riuscito a sfruttare al meglio le sue caratteristiche sull’erba: adesso lo sta facendo anche grazie al contributo dell’ex tennista e allenatore Corrado Barazzutti, che da qualche mese ha cominciato a lavorare con lui e il suo allenatore, Simone Tartarini. Barazzutti lo ha aiutato soprattutto a sistemare il movimento del dritto, rendendolo più rapido. Prima a Musetti serviva molto tempo per giocarlo bene, perché si preparava a colpire con un movimento del braccio molto ampio: un difetto che riusciva spesso a nascondere sulla terra rossa, una superficie su cui i rimbalzi sono più alti e che dà ai tennisti più tempo per colpire, ma che lo penalizzava molto su superfici più veloci come il cemento e soprattutto l’erba.
Anche per questo finora Musetti aveva ottenuto i risultati migliori sulla terra rossa, su cui aveva vinto il suo torneo più importante, l’ATP 500 di Amburgo. Sulla terra rossa ha anche giocato alcune partite molto equilibrate contro Novak Djokovic, che affronterà a Wimbledon in semifinale: per due volte ha perso per 3 set a 2 al Roland Garros, dopo essere stato in vantaggio (2-0 nel 2021 e 2-1 nel 2024), mentre è riuscito a batterlo nel 2023 al Masters 1000 di Montecarlo.
Dopo essersi affermato come uno dei tennisti più talentuosi e promettenti due anni fa (nel 2022 vinse ad Amburgo e anche il 250 di Napoli, l’altro titolo ottenuto finora), Lorenzo Musetti ha faticato ad alzare ulteriormente il suo livello per entrare nella cerchia dei migliori tennisti al mondo: un grande risultato in un torneo importante come Wimbledon, il più prestigioso degli Slam, e soprattutto la nuova consapevolezza nel gioco che sembra aver acquisito potrebbero aiutarlo a farlo.